«Corruzione, mandate a giudizio il sindaco»: le richieste della Procura

«Corruzione, mandate a giudizio il sindaco»: le richieste della Procura
di Cristina PEDE
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Giovedì 2 Gennaio 2020, 19:32 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 15:08
Richiesta di rinvio a giudizio per quattordici indagati coinvolti a vario titolo nell’operazione della Guardia di Finanza attraverso la quale i pm Luca Miceli e Pierpaolo Montinaro, firmatari dell’avviso della conclusione delle indagini, lo scorso luglio, formulavano contestazioni legate ad illeciti amministrativi, corruzione, falso in bilancio e corruzione elettorale per una presunta compravendita dei voti. 

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Per alcuni di questi reati, a giugno erano finiti agli arresti domiciliari il sindaco in carica Pasquale Rizzo e il suo predecessore Maurizio Renna oltre a Luigi Conte presidente del cda della società partecipata Fiscalità Locale, addetta all’accertamento e alla riscossione dei tributi comunali. L’udienza preliminare è fissata per il prossimo 31 marzo; di fronte al gup Maurizio Saso si presenteranno il sindaco in carica Pasquale Rizzo difeso dall’avvocato Gianvito Lillo, Luigi Conte con gli avvocati Oreste Marzo e Carlo Carrieri, l’attuale vicesindaco Giuliana Giannone difesa dall’avvocato Giuliano Calabrese, l’ex sindaco Maurizio Renna rappresentato legalmente da Massimo e Martina Manfreda, il consigliere comunale di maggioranza Michele Lariccia difeso dall’avvocato Antonio Andrisano, l’ex comandante della stazione dei carabinieri di San Pietro Giuseppe Pisani difeso dagli avvocati Vincenzo Farina e Karin Pantaleo, l’ex responsabile dell’Ufficio tecnico del comune di San Pietro Cosimo Delle Donne difeso dagli avvocati Massimo e Martina Manfreda, Giovanni Verdura con gli avvocati Alfredo e Anna Maria Margilio, Pietro Caputo difeso dagli avvocati Domenico Valletta Marcello Falcone, Luca Cocciolo difeso dall’avvocato Francesco Cascione, la dipendente comunale Maria Mariano difesa dall’avvocato Antonio Dell’Atti, Angelo Blasi difeso dall’avvocato Giuseppe Corleto, Mario Rascazzo difeso dagli avvocati Giuseppe Durano e Francesco Monopoli, Ivan Politi difeso dall’avvocato Simone Luigi Perlangeli.

Il primo capo d’accusa è la bancarotta fraudolenta “mediante false comunicazioni sociali” che avrebbe causato il dissesto della società in house, documentando cioè l’esistenza di crediti verso altri, quando in realtà si trattava di “insussistenze passive”. Fatti commessi in un periodo compreso dal 2010 al 2014. Un crac di circa 530mila euro, unica contestazione che riguarda anche il sindaco in carica. Ci sarebbero ipotesi di peculato, in riferimento ad alcune somme di denaro che sarebbero spettate al comune di San Pietro e che invece sarebbero finite nei conti intestati a Fiscalità Locale. Per questa ipotesi il comune di San Pietro dovrebbe costituirsi parte civile. 

L’ipotesi di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio riguarda affidamenti di lavori di sfalcio e potatura a San Pietro e nelle marine, a fronte dei quali sarebbero stati garantiti vantaggi personali o subappalti e quindi turbativa d’asta, partendo dal presupposto che tali aziende beneficiarie, per le quali rispondono Caputo e Cocciolo, fossero “vicine all’amministrazione comunale” (l’unico amministratore ad essere coinvolto, in questo caso è Renna). Vi sono poi accuse di abuso d’ufficio attribuite a Delle Donne, Rascazzo e Pisani, per il cambio di destinazione d’uso e il nulla osta all’utilizzo di una pista per un’area di decollo e atterraggio. Corruzione elettorale attribuita a Lariccia e Politi. Infine l’ipotesi di favoreggiamento per Giannone: “aiutava Rizzo a eludere le investigazioni dell’autorità”. Su indicazione del sindaco avrebbe fatto cancellare il contenuto dell’hard-disk del computer “che conteneva file prodotti da Rizzo che aveva utilizzato in passato il pc”. 
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