Rossi: «Di Lauro non aveva rapporti col Comune. Non c'è stato nessun affidamento»

Riccardo Rossi
Riccardo Rossi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Domenica 18 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 00:19

Nessun rapporto dell’amministrazione con le persone coinvolte nell’inchiesta per l’estorsione alla festa del Casale. Ma dopo quanto emerso, per il sindaco Riccardo Rossi occorre trovare una soluzione per evitare infiltrazioni. Insieme alle forze dell’ordine.

Che rapporti ha avuto negli anni passati il Comune con Di Lauro?

«Parlare di rapporti col Comune non è corretto. Se poi queste persone hanno avuto rapporti, non col Comune ma con qualche persona all’interno, spero che venga appurato dagli inquirenti. Tra l’altro, noi non affidiamo nulla. Non c’è stata nessuna gara ma solo autorizzazioni. Noi affidiamo il mercatino di Natale ad un gestore, perché il Comune intende realizzare quell’evento e ne affida a terzi, dopo una gara, l’organizzazione.

Da questo punto di vista, tra l’altro, non è in nessun modo coinvolta l’amministrazione o la giunta. C’è un privato che fa una richiesta, valutata dagli uffici. Al massimo, il sindaco può fare una valutazione di opportunità nel caso di una iniziativa in qualche modo sconveniente. Ma questo non vale certo per un mercatino».

Di Lauro, però, negli anni passati ha pagato la polizia municipale per il servizio reso durante la festa del Casale.

«Chi è autorizzato, deve pagare il suolo pubblico e tutte le spese connesse. Ma se all’epoca lui presenta, da solo, la domanda perché dietro ci sono altre logiche, come fa il Comune a saperlo? Non a caso questo emerge solo tre anni dopo per questa inchiesta. Dopo di che se quella richiesta, nel 2019, è stata accompagnata anche da altri soggetti che hanno fatto in modo che quella fosse l’unica domanda arrivata e che sia stata in questo senso favorita, è bene che venga fuori dalle indagini».

Cosa può fare il Comune per evitare simili infiltrazioni?

«Innanzitutto, voglio ricordare che per eventi come le feste patronali noi facciamo un avviso pubblico al quale rispondono i singoli espositori, che fanno una domanda e pagano la tariffa e l’occupazione di suolo pubblico. Non ci sono soggetti terzi organizzatori. Per gli altri eventi, si valutano le richieste che poi vengono accolte come è stato per il caso di questo ragazzo che aveva richiesto di organizzare un mercatino per la festa dell’Ave Maris Stella. Ma parliamo di eventi per cui di solito c’è una sola richiesta. Nel caso in cui ce ne sia più di una, a quel punto si fa un avviso pubblico. Ma qui c’è un’altra questione, emersa solo oggi. Una questione che ci impone di chiederci cosa ci sia dietro al fatto che solo un soggetto presenti la richiesta. Ma queste cose non possono certo essere conosciute prima dall’amministrazione».

A fronte di queste richieste, non ad esempio verifiche sui certificati antimafia?

«Si fanno delle valutazioni tecnico-amministrative. Gli uffici le fanno, ovviamente. Ma ci sono valutazioni più complesse. Vedremo con gli uffici cosa è stato fatto in tema autorizzativo ma in generale se qualcuno presenta una domanda, come unico proponente, non sta all’amministrazione chiedersi il perché nessun altro si sia proposto. È un tema di inquinamento del tessuto economico che va valutato dagli inquirenti. Poi, parliamo di un piccolo mercatino rionale, non certo di grandi eventi. Per questo si tratta di un caso molto particolare rispetto al quale bisognerà fare le opportune valutazioni. Senza, però, inibire l’organizzazione di questi eventi solo perché c’è un rischio: sarebbe un’ulteriore sconfitta. La soluzione, per quanto mi riguarda, la dobbiamo trovare in collaborazione con le forze dell’ordine e fare una valutazione congiunta di chi si propone».

Sarebbe utile una commissione consiliare speciale?

«Tutte le carte sono al vaglio degli inquirenti. C’è la Direzione distrettuale antimafia che sta conducendo le sue indagini e credo che una commissione non potrebbe fare luce meglio di loro rispetto a quello che è accaduto quattro o cinque anni fa. Anche perché, ripeto, in questi casi c’è un semplice richiedente. Se dietro a questa richiesta si celano fenomeni di questo tipo, questo può emergere solo con denunce o intercettazioni. E mi fa molto piacere l’intervento degli inquirenti, che è una garanzia di legalità per il territorio».

La maggioranza ha chiesto le dimissioni del consigliere Elefante. Condivide?

«Questa cosa ovviamente ha colpito molto: che la richiesta per l’assemblea pubblica della scorsa settimana fosse stata avanzata dal soggetto arrestato nello stesso giorno di quell’iniziativa. E francamente non comprendo perché il consigliere Elefante abbia utilizzato questa associazione. Da consigliere comunale ha tutte le prerogative per richiedere l’autorizzazione, considerato che parliamo di un’iniziativa politica e non commerciale, che dunque segue procedure differenti. Condivido, quindi, la richiesta: chi fa politica deve stare lontano da certi ambienti. E il consigliere Elefante dovrà rispondere di parecchie cose. Anche perché se ha fatto richiesta per quell’evento, immagino sia un sostenitore. Se il centrosinistra organizza un evento politico, a fare la richiesta non è certamente qualcuno politicamente agli antipodi».

Assodato questo, il consigliere Amati non era certo tenuto a chiedersi chi avesse richiesto l’autorizzazione.

«Se Amati intende costruire una coalizione politica, deve chiedersi chi ne fa parte. È bene, dunque, che si prendano le distanze. Di certo non ci sono responsabilità penali ma politiche sì. In una città come questa, su certi temi bisogna prestare la massima attenzione e nessuna leggerezza è consentita».

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