Rimborsi sospetti al Cup, la Asl batte cassa. Tra gli imputati il consigliere regionale Vizzino

Rimborsi sospetti al Cup, la Asl batte cassa. Tra gli imputati il consigliere regionale Vizzino
di Roberta Grassi
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Giovedì 3 Dicembre 2015, 15:27 - Ultimo aggiornamento: 15:37
BRINDISI - L’Azienda sanitaria locale batte cassa e chiede il risarcimento del danno eventualmente procurato dai due dipendenti del Centro unico di prenotazione di Mesagne per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per peculato. Non si tratta di dipendenti “qualsiasi”, per lo meno non lo è uno dei due, Mauro Vizzino , eletto consigliere regionale nella lista “Emiliano sindaco di Puglia”.

L’altro è Alessandro Coccioli in servizio sempre nello stesso ufficio dell’Azienda. Entrambi affronteranno l’udienza preliminare dinanzi al gup Tea Verderosa il 5 aprile prossimo, stessa data in cui la Asl – a quanto stabilito con delibera - si costituirà parte civile al fianco dell’avvocato Carmela Roma. Lo sarà qualora dovesse essere ammessa dal giudice e qualora la camera di consiglio dovesse concludersi con un rinvio a giudizio di entrambi gli imputati che potranno anche eventualmente chiedere in quella sede di essere giudicati con un rito alternativo. A invocare il processo per entrambi i dipendenti è stato il pubblico ministero titolare del fascicolo, Milto Stefano De Nozza sulla base di indagini compiute dai carabinieri dei Nas di Taranto. I fatti contestati si riferiscono a un periodo compreso tra il 2009 al 2012. In sostanza Vizzino e Coccioli avrebbero intascato le somme dei ticket versate dai pazienti per alcune prestazioni sanitarie documentando degli storni per delle rinunce alle visite che non ci sarebbero però mai state. Sono numerosi i riscontri, con tanto di nominativi, che fanno parte del corposo materiale raccolto dai militari del Nas. Due gli elenchi allegati all’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Per Vizzino sarebbero almeno una ventina i rimborsi “irregolari”, secondo l’accusa.

Dai 19 euro per una visita odontosomatologica, ai 36 per una estrazione dente permanente. Anche 4 euro per la prescrizione di un anticoagulante, fino ai 72 euro per una tornografia a coerenza ottica, o 50 euro per il rilascio di un certificato di idoneità alla pratica sportiva. Il meccanismo, a quanto evidenziato, era il seguente: la visita veniva eseguita ma sui terminali informatici veniva inserito dagli operatori uno storno dovuto alla mancata effettuazione della stessa. Un ripensamento, o magari un contrattempo. In automatico, quindi, il computer erogava i rimborsi. Da verifiche dettagliate sui destinatari è emerso che nessuno di essi li aveva effettivamente percepiti. Al centro delle indagini ci sono anche alcuni cambi di password con tanto di richiesta delle nuove per accedere ai terminali destinati alle prenotazioni. Secondo gli investigatori le nuove chiavi d’accesso sarebbero state utili per allontanare ogni ombra e sospetto sul proprio operato. “Richiedo con effetto immediato una nuova password personale – scriveva all’epoca Coccioli – in quanto penso e sospetto che altri siano a conoscenza della mia a causa di strani eventi accaduti”. Nel corso dell’inchiesta sono state effettuate intercettazioni telefoniche: nel fascicolo del pubblico ministero c’è l’elenco di tutti i pazienti che sono stati ascoltati dai Nas di Taranto.

La domanda posta a tutti è stata sempre la stessa, fatta eccezione per la tipologia di esame specialistico: “Ci riferisce in merito alla prenotazione da lei effettuata presso il Cup di Mesagne per essere sottoposto a tomografia a coerenza ottica?”. Tutti hanno ricordato poi di aver regolarmente effettuato gli esami in questione. I due, attraverso i difensori, si sono sempre professati estranei ai fatti e in grado di dimostrarlo una volta dinanzi al giudice.
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