Rapinatori armati di mitra Kalasnikov e fucile: terrore alle Poste

Rapinatori armati di mitra Kalasnikov e fucile: terrore alle Poste
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Venerdì 2 Novembre 2018, 08:29 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 12:06

BRINDISI - Quattro persone sono state sottoposte a fermo di indiziato di delitto dalla Squadra mobile della questura di Brindisi perché ritenute responsabili di aver compiuto una rapina all’interno dell’ufficio postale di Merine, frazione di Lizzanello (Lecce). La terribile sequenza della rapina è stata ripresa dalle telecamere di sicurezza



Si tratta di quattro soggetti ritenuti vicini alla Sacra corona unita. L’assalto risale al primo ottobre scorso, è stato compiuto alle 8.30 del mattino. Dopo avere costretto i presenti a sdraiarsi i malviventi avevano tentato, senza riuscirci, di far aprire la cassaforte: sono poi fuggiti con il solo denaro presente in cassa, appena 1.200 euro. 

Una rapina e un'estorsione compiute con il fine di agevolare la Sacra Corona Unita: è ciò che viene contestato dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce a quattro persone di Tuturano (Brindisi), Vincenzo e Vito Bleve, Dario e Pierpaolo Fai, sottoposti a fermo di indiziato di delitto perché accusati di aver compiuto un assalto all’interno dell’ufficio postale di Merine, frazione di Lizzanello (Lecce).

In quella occasione uno dei malviventi puntò un fucile a canne mozzate contro il direttore dell’ufficio, e lo colpì alle spalle, costringendolo ad aprire la cassaforte, comandata però da un dispositivo a tempo. All’interno dell’agenzia c’erano dei clienti, tra cui alcune donne, a cui era stato intimato di stendersi a terra.

Sul gruppo sono state condotte dalla Squadra mobile di Brindisi attività di indagine di diverso tipo: sono stati visionati i filmati delle telecamere ed è stata compiuta attività tecnica con l’analisi dei tabulati telefonici e dei tracciati gps. E’ emerso che i quattro avevano fatto un sopralluogo, secondo gli investigatori, dopo aver raggiunto il posto con un’auto presa a noleggio.

A tutti e quattro vengono contestate le aggravanti di aver commesso il fatto, oltre che con violenza e minaccia, anche con armi, sia comuni che da guerra (con un kalashnikov Ak47) e per tre di loro (Vincenzo Bleve, Dario e Pierpaolo Fai) di far parte dell’associazione di tipo mafioso denominata Sacra Corona Unita.

Gli stessi tre che sono ritenuti appartenenti alla Scu avrebbero anche tentato un’estorsione in danno di un imprenditore agricolo del Brindisino. 
 

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