«Pronto soccorso in crisi, mancano medici e letti»: allarme della Asl

«Pronto soccorso in crisi, mancano medici e letti»: allarme della Asl
di Maurizio DISTANTE
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Venerdì 28 Agosto 2020, 11:33
Mentre ai piani alti del sistema sanitario locale la linea con la Regione è bollente per la programmazione e l'organizzazione del servizio in vista delle probabili, e per il presidente Michele Emiliano già alle porte, seconda ondata di contagi e recrudescenza della malattia, al piano terra, quello che ospita i Pronto soccorso, si recrimina per le carenze che il sistema patisce in uno dei punti più nevralgici delle strutture ospedaliere. La denuncia arriva da Carmelo Villani, segretario provinciale del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che si è rivolto ai dirigenti e ai manager per chiedere misure e interventi che non siano i classici pannicelli caldi che portano solo conforto momentaneo. Il grido di Villani è arrivato all'Asl di Brindisi, che condivide, almeno in parte, le recriminazioni: il problema, però, secondo l'azienda, sta nella penuria di medici, ostacolo che non può essere né rimosso né aggirato senza una modifica alla legislazione nazionale.

«L'emergenza Covid-19 - esordisce Villani - ha sicuramente messo in evidenza, sul territorio come negli ospedali, la competenza, la dedizione, l'attaccamento, la tenacia e la passione degli operatori tutti ma ha messo a nudo anche tutte le criticità, dovute in primis ai già noti e più volte segnalati problemi strutturali, alle note carenze di organico, alla riduzione dei posti letto per acuti, a un ritardo nella organizzazione della medicina territoriale».

Le ultime nuove che hanno riguardato il Pronto soccorso di Brindisi parlano dell'acquisizione di nuove barelle, prese dal sindacalista come archetipo degli interventi che non spostano di un millimetro lo stato delle cose. «Non sarà qualche barella in più a risolvere i problemi ma è necessario intervenire sul settore con modifiche alle strutture dei Pronto soccorso, all'applicazione reale del decreto ministeriale 70 che prevede per i Dea di primo e secondo livello, oltre ai posti letto di osservazione breve intensiva, anche posti letto di sub-intensiva di Medicina d'urgenza compresi nella struttura complessa di Medicina e Chirurgia di accettazione e urgenza, ponendo preliminarmente rimedio alla grave carenza di medici. Sono necessari, inoltre, interventi che favoriscano e rendano attuabili stabilmente i flussi dei pazienti su percorsi differenziati oltre a una revisione delle dotazioni organiche, atteso che l'attività dei Pronto soccorso è sempre stata valutata in termini numerici ma mai è stata fatta una valutazione sulla qualità e complessità assistenziale in tutte le sue attività che ha portato a un dato sicuramente penalizzante cui va riconosciuto il giusto peso». Villani chiude il suo intervento affermando che quello sopra è il solo modo di immaginare ospedali che possano svolgere a pieno il proprio ruolo di strutture per acuti. «Se non si intraprende questo percorso, parlare di sviluppo e di futuro in sanità è una perdita di tempo per tutti».

Recepiti gli input del sindacato degli infermieri, Giuseppe Pasqualone, direttore generale dell'Asl, ha voluto affrontare la questione, accordando a Villani di aver centrato un punto sul quale, però, l'azienda ha le mani abbastanza legate. «Il numero ridotto di medici nel Pronto soccorso del Perrino è un problema che stiamo cercando di superare attraverso nuovi concorsi e chiamate dirette - risponde Pasqualone -. Può accadere soprattutto nel periodo estivo che in un turno siano in servizio soltanto due medici, mentre di norma sono almeno tre. In ogni caso il sindacato sottolinea una criticità concreta che ha valenza nazionale e nello stesso tempo riconosce che l'incremento della dotazione organica dei medici è fondamentale per arrivare a una riorganizzazione efficace del Pronto soccorso. L'attenzione sul tema della qualità assistenziale nel Dipartimento d'emergenza e accettazione è massima: il nostro obiettivo è quello di ridurre sempre più i tempi di attesa, a vantaggio di tutti, ma in particolare dei pazienti fragili, e di perfezionare i percorsi differenziati».
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