Sul carbone Rossi mette in guardia: «I soldi incassati dall'Authority siano usati per rendere competitivo il porto di Brindisi»

Lo scarico del carbone nel porto di Brindisi
Lo scarico del carbone nel porto di Brindisi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Sabato 4 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 05:35

Le entrate dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale dovute alla movimentazione del carbone nel porto di Brindisi devono rimanere nello scalo messapico ed essere utilizzate per la sua infrastrutturazione. A sostenerlo, all’indomani della pubblicazione dei dati che dimostrano come il combustibile fossile utilizzato per alimentare la centrale Enel “Federico II” di Cerano abbia rappresentato, nel 2022, il 35 per cento delle merci in transito per lo scalo brindisino e addirittura l’81 per cento delle rinfuse solide, è il sindaco Riccardo Rossi.

L'incidenza del carbone e i guadagni dell'Authority

«Quei tre milioni e mezzo di tonnellate, a fronte del milione e mezzo dell’anno precedente, rappresentano - sottolinea il primo cittadino - un introito consistente per l’Autorità di sistema portuale. Risorse che, a mio avviso, dovrebbero essere spese per il porto di Brindisi, per migliorare le sue infrastrutture ed i collegamenti con la città. Soprattutto alla luce del fatto che la stagione crocieristica è alle porte, quelle risorse andrebbero investite in termini di accoglienza e trasporti per i crocieristi.

Quei soldi sono generati qui, con gravi sacrifici da parte della popolazione, e qui devono rimanere».

Gli impatti sulla salute e le compensazioni per il territorio

I gravi sacrifici di cui parla Rossi sono quelli che riguardano la salute dei cittadini. «L’ultimo dato del registro tumori, rilasciato pochi mesi fa dalla Asl di Brindisi, rileva - fa notare il sindaco - come ci sia ancora un eccesso di neoplasie sia di uomini che di donne per tutte le cause rispetto al dato della Puglia ed a quello degli altri comuni della provincia». Le risorse “acquisite” tramite questi sacrifici, dunque, vanno spese a Brindisi e non negli altri porti, sostiene il sindaco.

L'accusa di favorire Bari e la risposta di Patroni Griffi

Che già in passato, come anche diversi rappresentanti di Brindisi Bene Comune, aveva accusato di voler trasformare il porto di Brindisi in una grande area di servizio per navi, favorendo invece con investimenti quantitativamente e qualitativamente superiori lo scalo barese. Tesi che proprio nelle scorse ore il presidente dell’Authority Patroni Griffi è tornato a smentire. «Recuperare questo finanziamento - ha detto riguardo al nuovo terminal crociere da 8 miioni di euro - non è stato facile. E devo ringraziare la Regione Puglia e in particolare Bernardo Notarangelo. Addolora solo che in altra provincia vi sia chi, evidentemente per preconcetto o pregiudizio, su questi adamantini ed encomiabili sforzi abbia costruito addirittura un teorema. Che i fatti però plasticamente ed incontrovertibilmente destituiscono di ogni fondamento». Il teorema è, per l’appunto, che Patroni Griffi favorisca Bari a scapito di Brindisi. Tesi ritornata prepotentemente d’attualità con il progetto per l’elettrificazione delle banchine, per il quale le associazioni ambientaliste hanno accusato il presidente dell’Autorità di sistema di avere previsto spazi - oltre che cifre - molto maggiori proprio nel porto di Bari. Tesi che Patroni Griffi ha sempre rispedito e continua a rispedire al mittente.

Il contributo alla produzione energetica nazionale

Ma l’aumento dello scarico di carbone nel porto di Brindisi non ha risvolti solo economici ma anche, evidentemente, ambientali. «Quel dato - commenta Rossi riguardo ai 3,5 milioni di tonnellate - è quello che ci aspettavamo, alla luce dei decreti approvati a partire da febbraio 2022. Noi come amministrazione siamo e saremo sempre contrari ma non siamo mai stati interpellati. Penso, invece, che questa vicenda vada ricondotta a qella che era l’impostazione del termine delle attività nel 2025. Come contributo alla produzione energetica nazionale la ripartenza delle centrali a carbone di Brindisi e Civitavecchia in realtà incide davvero poco. Nel frattempo, i prezzi stanno scendendo velocemente. Questo contributo di due o tre punti percentuali di produzione elettrica non vale quindi, ovviamente, i tanti problemi ambientali e sanitari che dobbiamo affrontare».

La richiesta di incontro al ministro Pichetto Fratin

Rossi ricorda poi come lui, il sindaco di Civitavecchia e gli altri primi cittadini di Comuni nei cui territori insistono centrali a carbone, abbiano «fatto richiesta al ministero di un incontro per discutere di questa situazione, all’indomani della formazione del nuovo governo. Ma la cosa è caduta nel vuoto. Ci aspettavamo quanto meno una convocazione da parte del ministro Pichetto Fratin. Sarà necessaria, quindi, una ulteriore sollecitazione, anche perché le questioni energetiche, nel 2023, saranno molto diverse rispetto a quelle del 2022. Vanno ripresi, dunque, «i piani per la dismissione degli impianti entro il 2025 e per la rigualificazione del sito proposta dalla stessa Enel È del tutto evidente, infatti, che in questo territorio, a maggior ragione visti i dati sanitari estremamente preoccupanti, è necessario diminuire il carico emissivo. Per questo dobbiamo discutere col ministro Pichetto Fratin, che non può non tenere conto di questi dati. Nei prossimi giorni sentiremo anche gli altri sindaci per chiedere, ancora una volta, un incontro, perché le ragioni dei territori non possono essere trascurate».

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