Rischio danni per decine di migliaia di euro dopo il raid alla piscina comunale di Brindisi. «Rossi riferisca ai capigruppo»

Una panca sul fondo della piscina comunale di Sant'Elia
Una panca sul fondo della piscina comunale di Sant'Elia
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Giovedì 24 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 22:06

Sono in fase di quantificazione i danni causati durante il raid di domenica notte ai danni della piscina comunale del quartiere Sant'Elia, a Brindisi. Danni che potrebbero andare da qualche migliaio fino anche a decine di migliaia di euro, a seconda dello stato delle pompe al servizio della struttura.

Le pompe messe fuori uso

È sicuramente quella, infatti, la “ferita” più grave inflitta all’impianto sportivo pubblico che il sindaco Riccardo Rossi ha definito un vero e proprio tentativo di intimidazione ai danni dell’amministrazione comunale, più che un “semplice” atto vandalico. Se, infatti, le pompe dovessero essere completamente sostituite, la spesa per rimettere in sesto la piscina aumenterebbe drasticamente rispetto, al contrario, ad una meno complessa e dunque costosa sostituzione solo di alcuni pezzi.

La denuncia in Procura

Il sindaco, nelle scorse ore, ha annunciato che una volta tornato dall’assemblea nazionale dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, che si sta svolgendo a Bergamo (cosa che dovrebbe accadere questa sera), si recherà in Procura a denunciare l’accaduto e, soprattutto, a riferire i propri sospetti sulle reali ragioni della devastazione della piscina. «Questo ultimo atto, il più eclatante, arriva - ha ricordato infatti - dopo altri episodi simili ma di livello inferiore. È evidente a mio parere che siamo di fronte ad un atto intimidatorio, un inquietante tentativo di condizionare l’amministrazione comunale nelle decisioni da prendere sulla piscina comunale, i cui bandi in questi anni sono sempre andati tutti deserti, in merito ad una vendita o una gestione dell’impianto».

I piani dell'amministrazione

Proprio durante questa settimana, infatti, il Comune avrebbe dovuto pubblicare il bando per la vendita della struttura ad un prezzo del venti per cento più basso rispetto ai 725mila euro richiesti inizialmente, una cifra a fronte della quale nessuno si era fatto avanti. Il nuovo prezzo di vendita, 580mila euro, almeno nella speranza dell’amministrazione comunale, avrebbe potuto dimostrarsi molto più attrattivo, consentendo finalmente non solo all’ente di incassare una somma fondamentale per gli equilibri del bilancio e per il rispetto del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale, il cosiddetto “predissesto”, ma anche di restituire la struttura alla fruizione. La piscina, infatti, dopo la scadenza del contratto con la società Marimisti, è rimasta chiusa per diversi anni.

Difficile, ora, pensare che qualcuno possa acquistare la struttura dopo i danni causati qualche giorno fa da ignoti.

Le indagini in corso

Sui quali indagano le forze dell’ordine, ed in particolare la Digos, chiamata lunedì mattina dalla polizia locale, per prima intervenuta sul posto per prendere atto di quanto accaduto. Gli autori del raid, infatti, hanno distrutto ogni cosa a portata di tiro, ed in particolare porte e finestre. Fino a finire nel seminterrato, il “cuore pulsante” di quella piscina. Qui, probabilmente in maniera tutt’altro che casuale, i responsabili della devastazione hanno messo fuori uso le pompe: il danno più ingente, come detto. Proprio l’analisi dello stato di questi impianti, responsabili della circolazione dell’acqua, chiarirà quanto il Comune dovrà sborsare per rimettere in sesto la struttura.

La richiesta di chiarimenti

Il capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale e provinciale Massimiliano Oggiano, tuttavia, definisce le parole del primo cittadino «pericolose». Le affermazioni di Rossi, sottolinea infatti, «ci lasciano intendere che esiste qualcosa di non detto sulle responsabilità dell’atto. E non perché giudichiamo la realtà con la cultura del sospetto, ma perché chi amministra deve conoscere il peso di ciò che viene indirizzato all’opinione pubblica e, a mio parere, sono parole pericolose se non contestualizzate e ben argomentate». L’auspicio, dunque, è «che il sindaco, prima di portare la questione nelle sedi opportune, venga urgentemente a relazionare in conferenza dei capigruppo per chiarire le sue posizioni, la verità sui fatti accaduti e come intende procedere».

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