Perrino, 4 sanitari contagiati ed è ancora lite sui tamponi

Perrino, 4 sanitari contagiati ed è ancora lite sui tamponi
di Maurizio DISTANTE
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Venerdì 24 Aprile 2020, 09:31
Dai risultati degli ultimi tamponi effettuati tra gli operatori dell'ospedale Antonio Perrino sono emersi dei nuovi positivi tra medici, infermieri e operatori sociosanitari, circostanza che dimostrerebbe la necessità di uno screening completo e costante dei lavoratori impegnati in prima linea contro il coronavirus, almeno a Brindisi. Si tratta di alcuni membri dell'equipe della Rianimazione, quattro per la precisione, che prestano servizio all'ottavo piano del presidio, quella riservata ai pazienti non-covid: dalle informazioni che arrivano dalla struttura, sarebbero risultati positivi un medico, due infermieri e un Oss entrati a contatto con una paziente proveniente da Neurochirurgia sottoposta nei giorni scorsi a un intervento per il trattamento di un'emorragia cerebrale e ricoverata all'ottavo piano dopo l'operazione. La donna è stata sottoposta al tampone, il cui esito positivo ha dato la stura allo screening degli operatori che avrebbe restituito lo stesso risultato per almeno quattro delle figure impegnate in reparto. Dal bollettino ufficiale della Regione emergono altri 15 contagiati che però farebbero parte di una contabilità diversa perché registrata in precedenza.

Sul tema dei tamponi da somministrare agli operatori sanitari comunque è in corso un acceso dibattito nell'opinione pubblica e negli addetti ai lavori: una circolare del dipartimento Promozione della salute della Regione datata 21 aprile, infatti, ha sancito le linee guida per il monitoraggio del contagio, mettendo dei paletti alla somministrazione dei tamponi che non sono stati condivisi da una larga parte del personale del Perrino. In particolare, nel documento firmato da Pier Luigi Lopalco, responsabile del coordinamento regionale emergenze epidemiologiche, e da Vito Montanaro, direttore del dipartimento, si legge che «l'esecuzione sistematica di tamponi agli operatori sanitari asintomatici, senza evidenza di esposizione al contagio, non aumenta i livelli di sicurezza per gli operatori e non contribuisce in nessuna misura al controllo dell'epidemia» e ancora che «eventuali ritardi nell'esecuzione dei test di laboratorio e nella conseguente trasmissione dei risultati derivanti dal carico di richieste non corrispondenti ai criteri e priorità definiti possono produrre a loro volta pericolosi ritardi nel controllo dei focolai epidemici» e infine che «l'esecuzione di test al di fuori degli schemi di prescrizione appropriata pone un serio problema di sicurezza per la salute pubblica nella gestione dell'epidemia covid-19 in quanto distrae preziose risorse diagnostiche al sistema di sorveglianza epidemiologica regionale».

Riassumendo, secondo la task force della Regione, sarebbero da sottoporre a tampone i soli operatori sintomatici e quelli entrati a contatto diretto con un contagiato poiché altrimenti il sistema di sorveglianza globale potrebbe andare in crisi a causa della limitata capacità di elaborazione dei laboratori e della finitezza delle risorse che, di conseguenza, potrebbero causare ritardi nell'individuazione e nel contenimento dei potenziali focolai. Il discorso potrebbe funzionare, e sicuramente funziona, in un contesto di netta separazione tra presidi covid e non-covid, per i quali i rischi di contagio sarebbero diversi e meglio calcolati anche nell'ottica del monitoraggio: al Perrino, che sicuramente non è strutturalmente all'avanguardia e che è stato individuato proprio dalla Regione quale centro covid per la provincia di Brindisi pur mantenendo attive le specialità non-covid, le regole dettate dalla task force sembrano perdere di forza proprio a causa della promiscuità intrinseca e più volta denunciata della struttura, per la quale sembra molto difficile individuare percorsi e ambienti totalmente separati.

Dall'inizio dell'emergenza, molti degli operatori del Perrino hanno chiesto lo screening di massa proprio in virtù della difficoltà di mantenere uno standard di sicurezza all'interno dell'ospedale tale da garantire la necessaria tranquillità. Nella nota del dipartimento si indica l'appropriatezza prescrittiva nella somministrazione dei tamponi come motivazione alla base della restrizione della pratica ai soli operatori sintomatici e a contatto coi positivi: valutando il caso del Perrino, però, si dovrebbe riflettere se questa appropriatezza non possa estendersi anche ai lavoratori di un presidio ibrido nel quale, pur con tutti gli sforzi organizzativi e gestionali e con le dovute accortezze degli operatori, riesce molto complicato separare totalmente ambienti e percorsi. Basti ricordare che, prima della circolare regionale, sui circa 650 tamponi effettuati al Perrino, 41 dipendenti dell'ospedale, asintomatici nella gran parte dei casi, sono risultati positivi.
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