Il Pd di Brindisi chiede le dimissioni di Rossi ma il sindaco non ne vuole sapere: «Mi sfiducino e spieghino il perché»

L'abbraccio tra Salvatore Giuliano e Riccardo Rossi prima della rottura
L'abbraccio tra Salvatore Giuliano e Riccardo Rossi prima della rottura
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Martedì 21 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:47

Il Pd gli chiede un passo indietro ma il sindaco Riccardo Rossi non ha nessuna intenzione di dimettersi. Il primo cittadino uscente, che proprio nei giorni scorsi ha rotto con il polo progressista che ha scelto di non ricandidarlo, si dice preoccupato per una serie di questioni che non potrebbero essere affrontate da un commissario.

Le questioni da portare a compimento

«Innanzitutto - ricorda Rossi - c’è in piedi la trattativa col governo sul piano di riequilibrio. Rispetto alla quale dovremmo ricevere una risposta entro aprile. Parliamo di una questione che è fondamentale per la tenuta dei conti del Comune. Ma ci sono anche altre scadenze. Siamo in procinto di bandire mla soluzione per Acque Colte gare per il Pnrr. E poi ancora il Pums, il Peba, la rigenerazione della costa con hiare e tanto altro. Mancano cinquanta giorni alla fine dell’amministrazione e tutte le questioni da affrontare dovranno essere ben ponderate da un consiglio comunale, non certo da un commissario che penso non le affronterebbe nemmeno. Il Consiglio è stato eletto per portare a termine il proprio incarico. Poi, se ci su vuole sottrarre alle proprie responsabilità, lo si dica. Saranno altri a prendere le loro decisioni, non certo io».

No alle dimissioni e nessun timore della sfiducia

Insomma, il sindaco non ha intenzione di fare neanche un passo indietro. «Alle dimissioni non ci penso proprio», dice. E per quanto riguarda, invece, le possibili dimissioni di consiglieri e assessori della maggioranza? «Io dovrei temerle? Ci vogliono - sottolinea Rossi - motivazioni politiche. Non basta certo essersi adeguati ad una scelta fatta da Roma e da Bari nell’inconcludenza di Brindisi. Bisogna dare delle spiegazioni. Perché fino a ieri andava tutto bene e invece oggi Rossi non va più bene? Solo perché c’è una campagna elettorale e loro si sono piegati ad una imposizione di Roma e Bari per dire che il candidato deve essere Roberto Fusco, indicato da Conte, indicazione recepita da Emiliano? Non sono motivazioni politiche per le quali sciogliere un consiglio comunale.

In vista, soprattutto, di appuntamenti così complessi».

Le versione di De Santis sulle scelte sbagliate

Eppure, nei giorni scorsi il segretario regionale del Pd Domenico De Santis ha cominciato a rompere quella immagine nella quale i democratici sostenevano a spada tratta tutte le decisioni dell’amministrazione. All’uscita dalla riunione di sabato, infatti, De Santis ha chiarito che «con Rossi non sarebbe stato possibile vincere, per via di alcune scelte fatte in questi anni». Parole a fronte delle quali il sindaco chiede spiegazioni. «De Santis dice che ci sono delle scelte non condivise? È molto importante che spieghi chiaramente quali sono. Per una questione di chiarezza nei confronti dei suoi elettori. Perché mi sembra troppo semplice dire che ci sono questioni non condivise senza neanche spiegare quali».

Niente stipendio per gli assessori e la richiesta di dimissioni dal Pd

Le scelte politiche compiute in queste ore, ribattono dal Pd, «impongono a tutti una profonda riflessione. Il Partito democratico assieme a tutti i rappresentanti istituzionali, consiglieri comunali e assessori, nonché agli organismi dirigenti è pronto ad assumersi la responsabilità di affrontare solo le questioni emerse in queste settimane tra cui quella di mettere in sicurezza la Brindisi Multiservizi, quella di garantire lo svolgimento delle manifestazioni sportive quali la Brindisi-Corfù, il campionato di motonautica, la coppa del mediterraneo di scherma e il campionato internazionale di tango, e il perfezionamento di un patto a tutela del territorio che porterà alla riqualificazione del parco Cesare Braico. Nelle more della definizione di queste proposte, gli assessori del Partito democratico rinunceranno agli emolumenti previsti per le proprie funzioni. Al fine di evitare confusione nella cittadinanza, creata da atteggiamenti incomprensibili da parte di chi dovrebbe tutelare fino in fondo l’istituzione, il Pd chiede un atto di dignità politica con le immediate dimissioni del sindaco con l’impegno a definire le suddette proposte nell’arco temporale dei venti giorni previsti dalla legge».

La conferenza stampa delle forze di sinistra

E intanto, proprio oggi alle 15.30 si terrà a palazzo di città una conferenza stampa organizzata da Brindisi Bene Comune, Europa Verde e Sinistra Italiana, alla quale oltre a Rossi parteciperanno il portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli ed il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.

L'annuncio del polo progressista

E intanto è ormai ufficiale la candidatura a sindaco di Roberto Fusco per la coalizione formata da Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Con, Partito socialista, Puglia Popolare, Ora tocca a noi, Impegno per Brindisi e da una nuova civica che fa riferimento direttamente al candidato e che si chiama “Fusco sindaco”.
«Costruire una larga alleanza democratica e progressista, alternativa alla destra e capace di proiettare Brindisi verso un futuro all’altezza delle sue enormi potenzialità. È questo - spiegano gli alleati - l’obiettivo per il quale abbiamo lavorato nelle ultime settimane, confrontandoci e dialogando in vista delle elezioni amministrative del 14 e 15 maggio. Abbiamo profuso ogni sforzo possibile per presentare alle elezioni amministrative una coalizione che includesse tutti i partiti, i movimenti, le liste civiche del centrosinistra e il Movimento 5 Stelle, non perché ce lo chiedesse qualcuno a Bari o a Roma, ma perché, in qualità di espressioni locali delle suddette formazioni politiche e civiche, consideriamo di cruciale importanza, per Brindisi, questa scelta unitaria». Per questo, partiti e movimenti si dicono rammaricati «che Brindisi Bene Comune, Sinistra Italiana e Europa Verde abbiano scelto un’altra strada, rompendo l’unità del fronte progressista».

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