Parto indolore, senza servizio un'intera provincia: monta la protesta

Parto indolore, senza servizio un'intera provincia: monta la protesta
di Francesco RIBEZZO PICCININ
3 Minuti di Lettura
Lunedì 23 Settembre 2019, 10:00
Niente più parto indolore a Brindisi. Da gennaio, infatti, chiude il reparto di Ostetricia e Ginecologia della Salus, unica struttura (tra pubblico e privato) a garantire, seppure a pagamento, la partoanalgesia. E così, se fino ad oggi la scelta era riservata a chi poteva permettersi una spesa di qualche centinaio di euro, dal 2020 nessuna donna potrà partorire, a Brindisi e provincia, in maniera indolore o quasi. Eppure, la partoanalgesia è inserita nei livelli essenziali di assistenza del ministero della Salute fin dal 2008. Nel 2017, tra l’altro, la giunta regionale del governatore Michele Emiliano aveva approvato il modello organizzativo di implementazione della partoanalgesia nei punti nascita che praticano più di mille parti l’anno. Tra questi, anche l’ospedale Perrino di Brindisi.

Neonata muore dopo un mese dalla nascita: 8 indagati

Roma, diventa mamma a 62 anni: parto da record all'Ospedale San Giovanni

Il documento era il frutto della collaborazione fra i tecnici dell’assessorato alla Sanità e Aaroi-Emac, il sindacato degli anestesisti e rianimatori. Ma, ha denunciato nei giorni scorsi la dirigente brindisina di Forza Italia Livia Antonucci, quel “modello organizzativo” «è rimasto, ad oggi, lettera morta». Il parto indolore, ha sottolineato la Antonucci, «oltre a tutelare il benessere psico fisico delle donne, comporta, come ampiamente evidenziato dal piano operativo 2016-2018, una sostanziale riduzione del ricorso al parto cesareo con conseguente contenimento della spesa pubblica sanitaria, ma, evidentemente, questo tipo di razionalizzazione che fa bene anche all’utenza, non interessa al presidente Emiliano».

Nessun ospedale della provincia di Brindisi, a partire dal Perrino che era stato indicato proprio dalla Regione come una delle 13 strutture pubbliche in Puglia ad erogare, gratuitamente, il servizio. Le donne che, come è loro riconosciuto di diritto, volevano partorire senza dolore, dovevano rivolgersi alle strutture privata. Ed in particolare alla Salus, dove hanno sempre scelto di partorire molte donne di Brindisi, della provincia e anche da altre province. Il reparto di Ostetricia e Ginecologia della clinica brindisina, tuttavia, chiuderà per scelte aziendali. E così, per ottenere l’epidurale le donne dovranno mettersi in viaggio e recarsi fuori provincia. La battaglia lanciata dalla Antonucci è stata sposata da tutta Forza Italia ed è arrivata fino a Bari, con l’interrogazione al presidente della Regione presentata dal capogruppo azzurro Nino Marmo, ed a Roma, con l’interrogazione al ministro della Salute presentata dal deputato brindisino Mauro D’Attis. Due iniziative presentate, a palazzo di città, dai vertici al completo del partito azzurro.

«Si tratta - ha detto l’onorevole D’Attis - di una questione di civiltà, perché non c’è giustificazione che regga rispetto al fatto che in una provincia d’Italia il servizio di parto indolore debba cessare». È una battaglia che va oltre la bandiera politica - ha aggiunto D’Attis - perché non è concepibile che una provincia come quella di Brindisi sappia già che tra qualche mese non avrà più questo servizio. È incivile ed ingiustificabile dal punto di vista amministrativo e politico, non ci possono essere scuse per la Regione, per la Asl o per chiunque davanti ad una questione del genere». La provincia di Brindisi, ha sottolineato il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale Marmo, «non può non avere un reparto che pratichi la possibilità di nascita di un bambino senza dolore per la mamma. Credo che qui ci siano tutte le condizioni. Il dramma è che nella nostra regione vediamo tante iniziative propagandate ma non vediamo l’attività importante, quella sui processi più vicini al cittadino. E questo è proprio uno di quelli». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA