L'appello ai ladri del Vescovo Intini: «Riconsegnate gli ori alla città»

Monsignor Intini torna a rivolgersi agli autori del raid nella chiesa-museo San Paolo Eremita

L'appello ai ladri del Vescovo Intini: «Riconsegnate gli ori alla città»
di Salvatore MORELLI
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Martedì 21 Marzo 2023, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 07:58


«Vorremmo sperare di confidare in un ravvedimento di chi ha compiuto questo gesto». È il nuovo appello lanciato dal vescovo di Brindisi Giovanni Intini, alla banda di ladri che nella notte tra venerdì e sabato ha fatto incetta di importanti oggetti sacri che erano custoditi all'interno della chiesa-museo San Paolo L'eremita. Nella speranza di un ripensamento che possa correggere l'errore compiuto da un gruppo di malviventi, il vescovo Intini ha fatto visita alla chiesa sita nel cuore storico della città per prendere direttamente visione su quanto accaduto quella notte.

Anche se il sito religioso continua a rimanere chiuso al pubblico per portare a termine un inventario sulle opere trafugate, grazie anche al contributo della Soprintendenza, e ripristinare quanto distrutto durante l'incursione fatta con delle mazze ferrate.

Si scopre, inoltre, che tra i preziosi oggetti rubati c'è anche il calice che l'Arcidiocesi di Brindisi aveva commissionato per la visita pastorale di papa Benedetto XVI nel giugno del 2008, realizzato dall'orafo greco ortodosso Zidron Leoandaris a Ioannina, in Grecia. Fu l'allora vescovo Rocco Talucci a consegnarlo direttamente nelle mani del Papa.

La banda e l'allarme

Emerge anche che nella fretta di fare incetta dei preziosi argenti, datati tra il XVII e il XVIII secolo, la banda abbia perso per strada alcuni di questi oggetti dopo l'entrata in funzione dell'allarme. Un sistema che non ha per niente impensierito il lavoro di 3 o 4 persone: sarebbe questo il numero dei componenti della banda che avrebbe agito con il volto coperto per sottrarsi alle telecamere di videosorveglianza.

Tutti con vari compiti, un basista all'esterno a dirigere ogni fase, il tagliatore delle inferriate (cancello e finestra con l'utilizzo di una smerigliatrice elettrica) ed altri malviventi che con delle mazze ferrate hanno poi raggiunto all'interno della chiesa le teche già prefissate e molto probabilmente commissionate da qualche esperto di opere sacre dopo una ricognizione nel museo diocesano. Un lavoro certosino compiuto nel giro di pochi minuti, senza che nessuno se ne accorgesse nonostante l'entrata in funzione dell'allarme. L'amara scoperta è infatti avvenuta il mattino dopo, durante l'orario d'apertura della chiesa-museo. Troppo tardi per mettersi sulle tracce dei ladri e di una refurtiva che sarebbe finita in un grosso borsone. Il quadro di una storia che, anche se ipotetica, rientrerebbe a pieno nel "modus operandi" utilizzato da questa banda. In fuga, non si esclude, verso via Largo Guglielmo da Brindisi e via dei Mille a bordo di un veicolo rimasto in attesa nelle vicinanze di Largo San Paolo. Un percorso che incrocia altre telecamere di videosorveglianza, tra cui una di origine militare, fino a raggiungere l'intersezione con via Cristoforo Colombo. L'ora del furto, segnato dall'entrata in funzione dell'allarme, e le immagini relative a quei minuti potrebbero aver "catturato" il veicolo in fuga e diventare importante per le indagini in corso, se non si tratta di un veicolo di provenienza furtiva.

«Mi sento veramente di dover rivolgere un appello a far trovare in qualche modo questi oggetti che testimoniano una storia, una fede e una cultura. Confidiamo molto nel lavoro delle forze dell'ordine, ma d'altra parte vorremmo sperare di confidare in un ravvedimento di chi ha compiuto questo gesto» è il largo appello fatto dal vescovo Intini. Sul calice donato a papa Benedetto XVI si esprime invece la direttrice della biblioteca arcivescovile "De Leo", Katiuscia Di Rocco: «Rappresenta la venuta del Papa in una città. Se i brindisini hanno questo sentimento così forte di appartenenza si devono sentire offesi interiormente perché gli hanno levato un parte dell'anima».

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