Omicidio Stasi, la confessione in caserma: «Sono stato io e non mi pento di quello che ho fatto»

La frase: la pistola buttata in un cassonetto della spazzatura in campagna

Una scena dell'omicidio
Una scena dell'omicidio
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Lunedì 22 Maggio 2023, 15:43 - Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 11:21

«Sono stato io e non mi pento di quello che ho fatto». Questa frase si trova nelle carte dell'inchiesta sull'omicidio di Paolo Stasi, il 19enne di Francavilla Fontana ammazzato la sera del 9 novembre dell'anno scorso davanti alla sua casa di via Occhibianchi. Una confessione per bocca dell'allora 17enne L.B., del posto, quando la mattina del 3 dicembre fu condotto nel comando provinciale dei carabinieri di Brindisi dopo che nella sua abitazione furono trovati 8.000 euro in contanti. Un debito di 5.000 euro nella compravendita di droga, il movente individuato dagli inquirenti.

«La pistola buttata in un cassonetto»

«Ah, questo ha detto? Ma non vi ha detto che mi hanno fregato 50mila euro», il passaggio riportato nelle ordinanze di custodia cautelare dei giudici per le  indagini preliminari Vittorio Testi (Tribunale ordinario) e Paola Liaci (Tribunale per i minorenni di Lecce) emesse su richiesta dei pubblici ministeri Giuseppe De Nozza e Paola Guglielmi, nonchè del procuratore per i minorenni Simona Filoni. Passaggio che si riferisce al contenuto della ricostruzione fornita dalla madre di Paolo Stasi, Annunziata D'Errico (indagata per spaccio di droga) al pm De Nozza ed ai carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Francavilla.  «E lei lo sa bene perché partecipava insieme a noi...sono stato io e non mi pento di quello che ho fatto....mi hanno fregato 50mila euro....non sono un pentito...la pistola l'ho buttata in un cassonetto della spazzatura in campagna.

Ho fatto tutto da solo, non sono un pentito e non mi pento di quello che ho fatto....mi hanno fregato 50mila euro e non me li volevano ridare»

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