Confessa l'omicidio e l'ergastolo viene ridotto a 30 anni di reclusione

Una scena dell'omicidio
Una scena dell'omicidio
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Giovedì 3 Giugno 2021, 17:22 - Ultimo aggiornamento: 20:21

Ha confessato in aula che sì è vero che fu lui ad uccidere il 29enne Antonio Presta figlio dell'ex collaboratore di giustizia Gianfranco, la sera del 6 settembre del 2012 a San Donaci. E per questo Carlo Solazzo, 45 anni, del posto, ha visto ridotta a 30 anni la condanna all'ergastolo rimediata in primo grado dalla Corte d'Assise del Tribunale di Brindisi il 4 giugno dell'anno scorso. 

Il processo

Nell'udienza odierna la Corte d'Assise d'Appello di Lecce ( presidente Vincenzo Scardia, giudice togato Antonia Martalò, a latere la giuria popolare) ha riconosciuto le attenuanti generiche all'esecutore materiale dell'omicidio consumato attorno alle 23.30 davanti ad un circolo privato. Solazzo risponde delle aggravanti della premeditazione, dell'agevolazione del clan della Scu orbitante fra San Donaci e Cellino San Marco a cui - hanno detto le carte dei processi - Solazzo apparteneva, nonché di avere agito con modalità mafiose. In questo contesto - spiega l capo di imputazione dell'inchiesta condotta dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Alberto Santacatterina, con i carabinieri - maturò il movente: «Avendo agito nel centro del paese, sfidando il ruolo di verticie e il suo prestigio criminale, entrando con lui in contrasto nel traffico di sostanze stupefacenti, essendo per di più figlio di un collaboratore di giustizia».

L'accusa rappresentata dallo stesso pm Santacatterina si è opposta all'istanza degli avvocati difensori Pasquale Annichiarico e Ladislao Massari di concedere a Solazzo le attenuanti generiche per chiedere poi la conferma della sentenza di primo grado.  

Il fatto

L'inchiesta ed i processi hanno detto che Solazzo arrivò lì davanti a bordo di una Lancia Delta con targa tedesca insieme ad un complice mai rintracciato. Due certi i sicari: presta fu raggiunto da alcuni colpi di fucile a pallettoni e di pistola calibro 38. L'autopsia tuttavia stabilì che a causare la morte non fu la scarica di proiettili ma il pestaggio subito da Antonio Presta ed in particolare le percosse subite sulla nuca.

Parti civili

Parti civili Gianfranco Presta ed il Comune di San Donaci, assistiti rispettivamente dagli avvocati Francesco De Giorgi e Vincenzo Pennetta

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