Tutti in bianco, il colore dell'eternità, al matrimonio di due giovani nigeriani che vivono a San Pancrazio Salentino con le loro bimbe nate in Italia. Un evento che ha emozionato l'intera comunità dove i due giovani erano arrivati da immigrati e dove, dopo un percorso di studio e lavoro, vivono perfettamente integrati. Monsurat Ganiyu, 26 anni, Evans Omeiop, 29 anni, e due bellissime bimbe Vittoria e Giulia: «L'esempio più bello di perfetta integrazione», secondo la responsabile del progetto Siproimi, Anna Franza. Il loro matrimonio è stato celebrato lo scorso 26 febbraio, in Comune, dal sindaco di San Pancrazio Salvatore Ripa, alla presenza di pochi intimi tra cui i testimoni, che sono il datore di lavoro di Monsurat e un'amica di Evans, entrambi sanpacraziesi, a riprova di quanto i due giovani siano parte della comunità in cui vivono.
Una storia di amore e speranza, di impegno e lavoro, un percorso durato qualche anno e che ha portato i due giovani a costruire una famiglia. Erano due giovani fidanzati, quando sono arrivati in Italia nel 2017 e desideravano un futuro insieme. Da Termoli dove è nata la loro prima bimba Vittoria sono poi giunti a San Pancrazio con il progetto Sprar. «Cerchiamo sempre di seguire le attitudini di ognuno di loro ha raccontato la responsabile del progetto che fa capo ad Arci, comitato territoriale di Brindisi Monsurat era un fabbro nel suo paese e, dopo aver seguito un corso per imparare la lingua, ha cominciato un tirocinio formativo retribuito presso un'officina locale».
«Non è l'unico esempio che abbiamo di giovani che si integrano perfettamente ha raccontato la coordinatrice del progetto un altro giovane che nel suo paese di origine faceva il sarto, ha seguito tutti i progetti che attuiamo, da quello di alfabetizzazione in poi, per poi essere assunto in una sartoria e vivere autonomamente. Opportunità legate anche al progetto di inserimento di cui fanno parte». Secondo un report di Arci Brindisi presieduto da Vincenzo Catamo, sui progetti Siproimi, sono oltre 40 i giovani uomini e donne inseriti in ambiti lavorativi negli ultimi tre anni attraverso tirocini e contratti tra il settore agricolo, edilizio, del commercio e della ristorazione, tanto da aver ricevuto il riconoscimento We Welcome per l'impegno nell'inserimento lavorativo dei rifugiati.