Il titolare delle assicurazioni: «Mi hai distrutto la vita non posso più lavorare»

Il titolare delle assicurazioni: «Mi hai distrutto la vita non posso più lavorare»
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Mercoledì 26 Febbraio 2020, 09:40 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 19:11
«Mi hai distrutto la vita... non so come fare, la mattina quando mi alzo non so neanche dove sbattere la testa. Ho i miei figli che devo sfamare e non so come fare».
A parlare è il titolare dell'agenzia Allianz di Brindisi presso cui lavorava Orazio Orlacchio. È una vittima delle truffe messe in piedi dagli arrestati: a causa del comportamento del suo agente, ha perso il lavoro. È una telefonata dai toni drammatici quella che i finanzieri intercettano il 15 ottobre.

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Le prime indagini sono partite: perquisizioni e approfondimenti hanno portato alla luce i raggiri. Il titolare è un fiume in piena: «Mi hanno chiesto più di mezzo milione di euro. Mi hanno revocato per giusta causa... se non lo sai... il che vuol dire che non posso lavorare più, questo tutto grazie al tuo operato. Io ti avevo dato tanta fiducia e mi sono trovato in mezzo a una strada. Questi mi stanno distruggendo e io non so dove prendere un euro, non ho un euro in tasca». Orlacchio tenta di gettare acqua sul fuoco, prova a dire che anche lui ha una famiglia da mantenere, ma l'uomo sbotta: «Soltanto che io ho fatto le cose per bene, le ho fatte anche più del dovuto... tu invece hai fatto un macello che... un macello su persone decedute, persone che... ti devo dire quello che mi hanno scritto? Mi hanno trattato come un bandito, sono venuti, mi hanno tolto i computer, mi hanno tolto tutto, neanche se fossi l'ultimo dei banditi. Io, che ho una certa reputazione... me l'hai cancellata. Mi stanno deridendo a destra e a manca».
Del resto proprio Orlacchio, per via di quello che era successo con la Allianz, stava cercando di proporsi come agente anche ad altre compagnie, sempre di Brindisi. È quanto emerge da un'altra telefonata intercettata tra il 49enne di Poggiardo e Domenico Cezza. Quest'ultimo chiede: «Ma con la Generali niente?». «Sì sì, in settimana mi fanno sapere, ho mandato tutto», risponde Orlacchio. Cezza si informa sulla possibilità di continuare a portare avanti le truffe anche in caso di cambio dell'agenzia di riferimento: «Ma quelle situazioni lì le potrai giostrare?». La risposta di Orlacchio è lapidaria: «Sì, hai voglia». Cezza poi lo istruisce su come comportarsi da lì in avanti: «Sì però mi raccomando, non fare quelli che non erano proprio nati, sai. Attenzione e neanche... Gli ultimi che avevo fatto io, quelli erano buoni. Su quelli non c'erano problemi, attenzione, non andare ad usare l'elenco vecchio, sai, se no capiti la stessa storia con questi».
Ma la tensione è alta tra gli stessi indagati. Nel periodo in cui, evidentemente, gli investigatori stringono il cerchio con l'acquisizione di documenti, indagini e analisi approfondite, Minghetti e Cezza litigano via sms a proposito di una somma di denaro che quest'ultimo avrebbe dovuto corrispondere al primo. «Dico, vieni o no a portarmi sti soldi? È passata un'altra settimana, le mie sorelle hanno perso la pazienza e io pure, fammi sapere maleducato», scrive Minghetti. «Lasciami lavorare tranquillo», risponde Cezza. Il 60enne di Presicce rincara la dose, lo chiama «falso e imbroglione», e poi: «È passato un altro mese e non ti sei fatto vivo, bella cosa». Cezza alza i toni: «Tu soldi non ne perdi. La mia amica (Anna Pantalea De Pascalis, ndr) per il tuo mutuo è stata licenziata e mo ho un'altra croce sopra da sistemare. Ecco perché mi devo dare da fare, è da un mese e mezzo che sono fuori da casa, e non penso di tornarci se non risolvo. E zitto sui telefoni, poi ti faccio vedere tutto». Secondo gli inquirenti, questo scambio di sms è la prova del raggiro fatto ai danni della banca, tanto più che dopo Cezza si lascia andare: «Il tuo bastardo amico infame ti ha fatto mettere 100mila euro in tasca».
A.Cel.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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