Infiltrazioni nelle feste di quartiere: alla Dda tutti i documenti. E la polemica politica infuria

Le bancarelle per la festa dell'Ave Maris Stella
Le bancarelle per la festa dell'Ave Maris Stella
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Martedì 20 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:16

Tutta la documentazione amministrativa relativa alle iniziative organizzate da Gennaro Di Lauro, arrestato nei giorni scorsi per estorsione con l’aggravante mafiosa, è in mano alla Direzione distrettuale antimafia che coordina le indagini che hanno portato dietro le sbarre Di Lauro e Cosimo Carrisi. I due, secondo quanto appurato dagli inquirenti, avrebbero taglieggiato e minacciato l’organizzatore dell’edizione di quest’anno del mercatino della festa dell’Ave Maris Stella. Negli anni precedenti, infatti, era stato Di Lauro ad organizzare l’evento, unico a candidarsi perché, emerge dalle intercettazioni, tutti sapevano che a lui spettava il “monopolio”, anche perché almeno una parte del denaro raccolto – sempre secondo gli inquirenti - sarebbe stato destinato ai detenuti ed alle loro famiglie.

Le procedure amministrative

La manifestazione era autorizzata dal Comune tramite lo Sportello unico attività produttive del Comune di Brindisi. Ed è proprio questa la documentazione che è stata acquisita dalla Direzione distrettuale antimafia, che ha anche cominciato ad ascoltare diverse delle persone ritenute informate sui fatti. Tra le quali non mancano esponenti politici brindisini. Gli uffici di palazzo di città infatti hanno autorizzato in diverse occasioni iniziative organizzate da Di Lauro e dall’associazione Colonne Romane. Ma, ha sottolineato nei giorni scorsi il sindaco Riccardo Rossi ribattendo alle accuse del consigliere regionale Fabiano Amati ma anche dell’ex sindaco di Carovigno (la cui amministrazione è stata sciolta per infiltrazioni della criminalità organizzata) Massimo Lanzilotti, «parlare di rapporti col Comune non è corretto. Se poi queste persone hanno avuto rapporti, non col Comune ma con qualche persona all’interno, spero che venga appurato dagli inquirenti».

Il caso Maniglio

Tra le manifestazioni organizzate, almeno formalmente, da Di Lauro c’è stato anche il convegno dello scorso sabato 10 a parco Maniglio, al quale ha partecipato proprio Amati. E da qui si è sviluppato lo scontro, prettamente politico, tra amministrazione comunale brindisina e consigliere regionale Pd. Proprio Rossi, tra l’altro, ha segnalato personalmente lunedì scorso (il 12 settembre) al questore quanto scoperto relativamente alla richiesta di autorizzazione - concessa dagli uffici - per l’assemblea pubblica al quartiere Bozzano.

Un regolamento anti-infiltrazioni

Proprio per evitare eventuali contatti e “infiltrazioni” della criminalità organizzata, il Comune sta verificando possibili soluzioni. Tra le quali un regolamento per l’organizzazione di mercatini ed eventi affini. A ricordarlo è il capogruppo del Partito Repubblicano Gabriele Antonino, che già aveva proposto un’idea del genere. «Non è mio costume - esordisce - intervenire su fatti di cronaca giudiziaria. Men che meno intromettermi in diatribe che riguardano altre forze politiche. Ma visto che la vicenda che è oggetto di aspre polemiche tra le forze di maggioranza che governano il Comune di Brindisi ed alcuni esponenti politici comunali e regionali si è ampliata sino a ricomprendere la gestione dei mercatini che vengono organizzati in occasione delle feste civili e religiose vorrei ricordare che nella assise del 18 maggio scorso proposi un ordine del giorno, poi fatto proprio dall’intero consiglio comunale, con cui impegnavo sindaco e giunta a predisporre un apposito Regolamento che eliminasse ogni zona d’ombra che spesso caratterizza questo tipo di iniziative». La proposta, ricorda Antonino, prevedeva che con il regolamento si predisponesse «un calendario delle date e delle ricorrenze in cui fosse possibile organizzare dei mercatini, stabilendone le modalità di svolgimento ed i luoghi in cui farli svolgere». E ancora che fosse bandito un avviso pubblico per selezionare l’organizzatore. «Niente di tutto questo - conclude il capogruppo del Pri - è stato purtroppo ancora fatto e appare quindi comodo, per tenere lontano dalla propria persona ogni tipo di responsabilità, trincerarsi oggi dietro la circostanza che spesso sono gli stessi organizzatori a proporsi alla amministrazione presentando una semplice Segnalazione certificata di inizio di attività.

Solo adottando regole certe, nel segno della più assoluta trasparenza, si possono evitare infiltrazioni o condizionamenti di alcun tipo. Non resta allora che augurarsi che nella direzione da me indicata si proceda senza ulteriore indugio».

Il contrattacco della maggioranza

Il centrosinistra, tuttavia, contesta la richiesta di una verifica prefettizia da parte del consigliere regionale Fabiano Amati. Le cui parole, secondo Pd, Brindisi Bene Comune, Ora tocca a noi e Impegno per Brindisi, «sono inaccettabili nella forma e nella sostanza. La vicenda che ha riguardato la manifestazione tenuta a Brindisi e organizzata da un’associazione, coinvolta in altre gravi questioni su cui sono in corso accertamenti della direzione distrettuale antimafia, ed a cui lo stesso consigliere ha partecipato, seppur in maniera inconsapevole come sostiene, è certamente emblematica. Per questo, chiarire definitivamente le circostanze dell’accaduto è moralmente obbligatorio per chi riveste ruoli istituzionali». Al contrario, proseguono, «alzare i toni e strumentalizzare vicende tristi e gravi tirando nella polemica le istituzioni territoriali, quali Prefettura e Comune, cercando quasi di delegittimare la loro azione è grave e molto pericoloso».

La spaccatura nel Pd

E anche il consigliere regionale Maurizio Bruno se la prende con il collega di partito ed in consiglio regionale. L’ex segretario provinciale Pd parla di «polemiche del tutto infondate e speciose» che hanno coinvolto «organi dello Stato come la Prefettura e la stessa attuale amministrazione comunale, in un improbabile ma evidente tentativo di intorbidire il dibattito pubblico sulla legalità e la trasparenza. Davanti a un presunto caso di infiltrazione mafiosa all’interno delle istituzioni il più grande favore che la politica possa fare alle organizzazioni criminali è proprio mostrarsi divisa, litigiosa e allusiva. La vicenda di Brindisi, su cui sono certo gli inquirenti faranno luce il prima possibile, non può diventare uno strumento per colpire l’avversario politico. Non c’è nulla di più sleale, umanamente scorretto e dannoso per le istituzioni di questo». Bene ha fatto il sindaco, conclude Bruno, «a reagire con forza alle continue allusioni provenienti purtroppo anche da rappresentanti istituzionali. E a ricordare come proprio la legalità e il contrasto a ogni forma di criminalità, sia tra gli assi portanti della sua azione amministrativa. Quindi smettiamola di speculare su queste vicende per mero tornaconto politico, perché di questo si tratta, visto che chi accusa Rossi è perfettamente consapevole della sua onestà, correttezza e trasparenza».

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