Litorale nord a rischio crolli: niente solleone né bagni sulle spiagge della falesia

Costa brindisina
Costa brindisina
di di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Giovedì 14 Marzo 2019, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 08:31
Rischio di crollo della falesia e conseguente rischio per l'incolumità delle persone: quasi tutta la costa a nord di punta del Serrone è interdetta alla frequentazione ed anche alla balneazione. Scaduto il vecchio provvedimento, che risale ormai a qualche anno fa, il sindaco Riccardo Rossi ha dovuto firmare una nuova ordinanza per inibire a tutte le persone i tratti a rischio. Che, però, non sono pochi ma, al contrario, comprendono quasi tutto il litorale nord, ovvero undici chilometri su un totale di quattordici. «Si tratta - spiega proprio il sindaco - della riproposizione di ordinanze sindacali nel frattempo scadute e che, ora, abbiamo riproposto senza scadenza. Il divieto resterà fino a quando non saranno ripristinate le condizioni di sicurezza».
Tutto risale alla perimetrazione effettuata nel 2011 dall'Autorità di bacino che, si legge nell'ordinanza firmata oltre che dal sindaco dal dirigente del settore Ambiente Francesco Corvace, «classifica la quasi totalità, ad eccezione di modesti tratti, della fascia territoriale costiera e dell'entroterra marittimo delegati al Comune di Brindisi quale area a pericolosità geomorfologica molto elevata: Pg3». Una sigla che rappresenta il massimo rischio per l'incolumità delle persone.
A causare il drastico cambiamento nella posizione degli enti interessati era stata la tragedia nella quale, nel 2010, aveva perso la vita un giovane ricercatore, rimasto schiacciato da un crollo della falesia a Torre Guaceto.
E così, dopo la nuova perimetrazione da parte dell'Autorità di bacino, era scattata l'ordinanza di interdizione. Da allora, tuttavia, qualcosa è cambiato. Il Comune, infatti, ha realizzato con 3 milioni di euro, ormai qualche anno fa, una serie di interventi di rimodulazione e messa in sicurezza della falesia. Gli effetti, tuttavia, non si potranno vedere fino a quando non sarà completato il piano di monitoraggio dei risultati, che dovrebbe concludersi a luglio. Dopo di che, il Comune in teoria potrebbe chiedere all'Autorità di bacino di avviare una nuova verifica per ridurre il livello di rischio almeno in alcuni punti della costa nord. Non moltissimi, a dire il vero, ma pur sempre sufficienti per garantire in estate uno sbocco sul mare anche per chi non può frequentare un lido privato.
In attesa della rideterminazione delle perimetrazioni, che difficilmente arriverebbe entro la prossima estate, il livello di pericolosità resta dunque lo stesso di otto anni fa. Anche se, in questi anni di silenzio, i brindisini sono tornati a frequentare gli arenili liberi definiti dell'Autorità di bacino come ad alto rischio. Non è detto tuttavia, dopo la nuova ordinanza, che le forze chiamate a vigilare sulla sua applicazione (dalla Capitaneria di porto ai carabinieri, dalla Questura alla guardia di finanza ed anche alla polizia locale) siano ancora disposte a chiudere un occhio.
Ad ogni modo, il mancato rispetto del provvedimento comporta una sanzione amministrativa, vale a dire il pagamento di una multa compresa tra 100 (per i fruitori ed in particolare i bagnanti) e 1.000 euro (per i titolari degli stabilimenti balneari).
Il divieto di fruizione e di balneazione, si legge nel provvedimento, «dovrà applicarsi in ogni caso per un'estensione verso l'entroterra paria d almeno tre volte e, verso il mare, paria due volte l'altezza della falesia». Il divieto, si legge ancora, è valido «anche per gli stabilimenti balneari».
Al riguardo, i gestori di tutti i lidi coinvolti avranno l'obbligo «di rendere interdette dette aree come sopra definite, collocando idonei manufatti e segnaletica inibitori, delimitando e segnalando inoltre la via sicura dal pericolo». Da palazzo di città, tuttavia, assicurano che nessuno stabilimento balneare sia interessato al cento per cento e dunque costretto sostanzialmente a chiudere i battenti.
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