Scandalo al Perrino: manca il farmaco e la paziente interrompe la chemio

Scandalo al Perrino: manca il farmaco e la paziente interrompe la chemio
di Maurizio DISTANTE
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Giovedì 30 Giugno 2016, 10:23 - Ultimo aggiornamento: 14:26
Col marito malato di Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, terminale e in fin di vita, morto 5 giorni fa, A.D.P., una 65enne brindisina affetta da un carcinoma papillare alla vescica a elevato grado di malignità, ha chiesto ai medici del Policlinico di Bari che l'avevano appena operata se avesse potuto affrontare la chemioterapia all'ospedale Antonio Perrino di Brindisi. Era lo scorso aprile: a due mesi di distanza, la donna dovrà sottoporsi a una cistoscopia d'urgenza che potrebbe portare, a seconda dei risultati restituiti dall'esame, all'asportazione della vescica perché a Brindisi la terapia indicata dai medici baresi non è stata rispettata a causa della mancanza del farmaco. E’ l’ultima vicenda che getta altre ombre sull’ospedale Perrino e su una sanità sotto pressione malgrado l’impegno degli impiegati.
Nel novembre scorso - racconta la donna - mi sono sottoposta a una biopsia a Bari i cui risultati, resi noti a gennaio, hanno sentenziato la presenza di una carcinoma alla vescica. Dopo l'operazione per l'asportazione della massa, ad aprile, i professori di urologia del Policlinico hanno messo a punto la chemioterapia cui mi sarei dovuta sottoporre: 6 lavaggi vescicali, uno a settimana, con un farmaco chiamato Bcg. Le condizioni di mio marito, malato da 8 anni di Sla e immobilizzato in un letto, non mi permettevano di recarmi una volta a settimana nel capoluogo di regione e così ho chiesto se ci fosse la possibilità di poter effettuare la chemio a Brindisi». La risposta dei sanitari baresi è stata positiva e la 65enne è tornata a Brindisi con tutti gli incartamenti necessari a presentarsi allo stesso reparto del Perrino, una volta a settimana per due mesi, per affrontare i cicli di chemio prescritti, rimanendo vicina a suo marito.
«La prima settimana, mi sono presentata in reparto nel giorno e all'orario concordati e tutto è filato liscio: ho fatto la terapia e sono rientrata a casa, secondo programma. I problemi sono cominciati dalla seconda seduta: in reparto mi è stato detto che il farmaco non era disponibile e non ho potuto ricevere il lavaggio come previsto». La donna, però, ha pensato di poter recuperare la sessione persa e si è ripresentata la settimana successiva: il copione, però, è stato lo stesso, il farmaco non c'era. Nelle successive settimane, la 65enne, in tutto, è riuscita a sottoporsi alla terapia solo 3 volte sulle 6 previste.
Ieri mattina, l'epilogo: giunta in ospedale per un altro lavaggio, sentendo un'altra volta che il Bcg non c'era, la donna si è rivolta alla direzione sanitaria dell'ospedale. «Sono andata su tutte le furie perché ho chiamato il Policlinico di Bari per raccontare quanto stava accadendo: i medici baresi, ascoltando lo svolgimento dei fatti, mi hanno detto di lasciar perdere le tre sessioni rimanenti poiché se il cronoprogramma che prevede un lavaggio a settimana non è stato rispettato, la terapia è inefficace e si rischia solo di perdere tempo prezioso. A quel punto non ci ho visto più: sono vedova da 4 giorni e ho un carcinoma a elevato grado di malignità e, per di più, vengo trattata così. Sono molto arrabiata, per usare un eufemismo».
In reparto, a Brindisi, i medici hanno confermato l'assenza del farmaco e, alla fine, si è trovato il modo per sottoporre la 65enne a una cistoscopia in tempi molto più rapidi rispetto alle attese medie. «Questo esame - afferma la donna - sarà l'ultima cosa cui mi sottoporrò al Perrino: con i risultati in mano me ne andrò a farmi curare a Bari, sperando che questa storia non mi costi un altro e più invasivo intervento. Ora che mio marito purtroppo non c'è più ho la possibilità di rimanere anche di notte a Bari per ricevere quelle cure che nella mia città mi sono state negate e che potrebbero provocarmi seri danni, se non qualcosa di peggiore».
 
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