«Ho finito ora, sono stanca morta»: è l’ultimo messaggio di Sara al fidanzato prima dello schianto. Sono poche parole che pesano come un macigno. Sara Viva Sorge, infermiera 27enne, le scrive al fidanzato, così riporta “La Stampa”, poco prima di mettersi alla guida della sua auto dopo aver terminato il secondo turno di notte consecutivo nella struttura di riabilitazione San Raffaele di Ceglie Messapica. Qualche minuto dopo sulla strada che avrebbe dovuto riportarla a casa nella sua San Vito dei Normanni, Sara perde il controllo della sua auto e finisce contro un palo. Per lei non c’è nulla da fare, quando arrivano sul posto i soccorsi la giovane è deceduta.
L'altro messaggio all'amica: «Ti sembra normale?»
La morte di Sara, assunta solo venti giorni prima nella struttura sanitaria e messa alla prova con turni che la Fp Cgil definisce “impegnativi” accende i fari sulle condizioni di lavoro dei sanitari. In un vocale inviato ventiquattro ore prima all’amica Sara dice anche: “Secondo te è normale? Oggi smonto e devo fare pure la notte”. Sara di notti ne ha fatte due di seguito e prima ancora due pomeriggi e le mattine. Era sfinita la ragazza che nonostante tutto non si è sottratta al carico di lavoro assegnato. «Una lavoratrice assunta da poco tempo subito gettata nel mezzo di una situazione lavorativa complicata, con l’attenzione dovuta al paziente sempre da tener presente, ma che di notte viene affidata a meno personale», ha ribadito la Fp Cgil in questi giorni. «Già, sempre meno gli operatori negli ultimi anni, secondo i dati in nostro possesso all’interno della struttura».
Il nodo del personale nella struttura
Quindi il nodo, con il riposo psicofisico da mettere in primo piano: «Visto il numero di pazienti elevato rispetto al personale, spesso per una unita lavorativa si arriva a gestire 10 degenti con un carico di lavoro al limite, per questo è incomprensibile un turno di lavoro lungo e con 2 notti consecutive, questo sicuramente non può consentire il recupero psicofisico dovuto. Tutto questo con mezzi spesso obsoleti per una evidente tendenza al risparmio che, permetteteci di dire, lascia indignati dato che si tratta di salute delle persone e con orari e carichi di lavoro difformi rispetto alle normative vigenti».
«Questa volta non si è trattato di un infortunio in un cantiere o dentro una fabbrica, ma come si dice in gergo, di un infortunio in itinere», sottolinea ancora la Fp Cgil. «Non per questo è meno drammatico e meno grave e non solleva tutta la comunità da alcuni interrogativi». Non è stato un comune incidente stradale neppure secondo il consigliere regionale Maurizio Bruno che alla notizia della morte di Sara ha commentato : «Poco personale, soprattutto di notte, e tanti pazienti da seguire. Non possiamo sapere al momento quale sia stata l’effettiva causa di questa tragedia, ma un’infermiera che si mette in macchina dopo due notti di lavoro consecutive è una persona più a rischio di chi torna da un posto di lavoro in ben altre condizioni. Non possiamo nemmeno lasciar passare questa tragedia come un comune incidente stradale. Turni massacranti e condizioni di lavoro complesse costituiscono un pericolo non solo sul posto di lavoro, ma anche nelle ore immediatamente successive. E non possiamo, non dobbiamo lasciare che simili condizioni si ripetano nuovamente. Quasi fosse una norma a cui rassegnarsi».
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