Lo strappo dei No al Carbone contro Rossi
Il sindaco: «Mai parlato di chiudere il petrolchimico»

Il petrolchimico di Brindisi
Il petrolchimico di Brindisi
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Martedì 25 Settembre 2018, 08:00
BRINDISI - Da un lato la posizione ferma di chi vorrebbe che i colossi industriali facessero le valigie, dall’altro la necessità di chi governa di trovare soluzioni ai problemi che via via si presentano e di conciliare le aspirazioni con il concetto di fattibilità. È strappo tra i “No al carbone” e il neo sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi. Strappo per un incontro richiesto e a dire dell’associazione ambientalista, notoriamente vicina al sindaco espressione di Brindisi Bene Comune, non ancora previsto. Strappo, dopo l’accensione dell’ultima torcia di Eni Versalis, per la soluzione urgente adottata: il tavolo tecnico con i vertici aziendali e l’istituzione di una commissione tecnica per la valutazione di ogni risvolto ambientale. I No al Carbone non ci stanno. In una lunga nota hanno espresso la propria posizione, non celando alcune divergenze rispetto a quella del sindaco di centrosinistra di Brindisi.

«Si torna a parlare di tavoli tecnici e di ambientalizzare quando invece il tema dovrebbe essere il programma di dismissioni e bonifica» scrivono, tanto per cominciare. Nel dibattito che coinvolge industria, ambiente, salute e lavoro, l’associazione ha una posizione precisa.

Il caso “Ilva” in salsa brindisina è destinato ad alimentare il dibattito politico: «La torcia del petrolchimico – sostengono - è tornata a sfiammare, l’immagine è impressionante, ma ciò che non si vede è assai peggiore. Ancora una volta Arpa ci dirà che i valori sono nella norma ma anche quando si registrano sforamenti non ci risultano né penalizzazioni per l’azienda, né tutele per i cittadini. Intanto i brindisini continuano a vivere (e a morire) con l’ingombrante presenza dei mostri che li avvelenano. E non è una semplice supposizione. Abbiamo un archivio continuamente aggiornato con video e foto di ogni sfiammata, abbiamo presentato un esposto in procura, abbiamo raccolto migliaia di firme per avere un’indagine epidemiologica che confermasse ciò che già si sapeva, che si viveva quotidianamente con il dramma della malattia e della morte di parenti, amici, conoscenti».

Da questa premessa la stilettata diretta al primo cittadino: «Fu proprio l’attuale sindaco Rossi a consegnare quelle firme a Consales – spiegano i No al carbone - e a ribadire più volte che il sindaco ha il potere e l’obbligo di tutelare la salute dei propri cittadini, anche chiedendo il blocco degli impianti. Il sindaco Riccardo Rossi ha incontrato alcuni giorni fa la dirigenza Eni Versalis per proporre l’apertura di un tavolo con la partecipazione di tecnici del Comune. Si vuole discutere sull’introduzione delle “migliori tecnologie” che impediscano il ripetersi degli ormai consueti episodi di blocco del compressore e conseguente accensione della torcia. Si discuta pure di questo per imporre misure urgenti, ma non bastano più le solite inutili promesse di “ambientalizzazione”, è necessario porre le basi di una dismissione programmata di questi impianti obsoleti che continuano indisturbati a fare danni al nostro territorio».
Sotto accusa anche un progetto di costruzione di una nuova torcia a terra per la quale, viene riferito, è stata chiesta la Via. Oltre che il futuro della centrale Enel, che sarà in agenda nelle prossime settimane.

«Di questo e di molto altro avremmo voluto parlare con il sindaco – prosegue l’associazione ambientalista - prima degli importanti colloqui che avrebbe avuto con le varie realtà industriali. Proporre le nostre idee in questa importante fase di avvio dei lavori della nuova amministrazione in cui i programmi ed i propositi si vanno a delineare come azioni concrete. Per questo motivo in data 24 luglio abbiamo protocollato una richiesta di incontro per la quale, trascorsi due mesi, non abbiamo ad oggi avuto ancora riscontro».

La doglianza è chiaramente espressa: «La voglia di cambiamento – si conclude nella nota - ha bisogno di risposte, di svolte nette e di coraggio. Sappiamo bene che non è facile né immediato ma il “nuovo modello di sviluppo” non può partire se le catene di quello vecchio continuano a tenerci legati, avvelenandoci i polmoni, la vita e il futuro di un territorio e della sua comunità».


Il sindaco, dal canto suo, conferma l’intenzione di chiedere la chiusura definitiva della centrale Enel di Cerano ma nega di avere mai parlato di chiusura del petrolchimico.
Come mai non ha ancora incontrato i No al Carbone?
«Ci sono decine e decine di richieste alle quali stiamo dando seguito, tenendo presente che ci sono anche decine di appuntamenti istituzionali. In tanti aspettavano. Ma a breve ci sarà un incontro anche con loro».
I Nac le contestano di non avere discusso, con i vertici di Versalis, di chiusura e riconversione del petrolchimico.
«Con gli amministratori di Versalis siamo stati chiari rispetto alla necessità di dare vita ad una commissione per trovare le condizioni per ridurre ad una vera conseguenza di emergenza le sfiammate».
Il suo programma non prevedeva la dismissione del petrolchimico?
«Non solo non c’è nel programma elettorale. Non ne ho mai parlato in vita mia. Abbiamo sempre parlato della questione delle torce, che è tutt’altra cosa».
La torcia a terra per i No al Carbone è un investimento inutile su un impianto anacronistico. Che probabilmente anche per questo investimento dovrà continuare a produrre per diversi anni
«La torcia a terra è un progetto presentato da Versalis, che attualmente è in fase di verifica dell’assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale. Ma la legge dà a tutti la possibilità di presentare un progetto. Mi sfugge, quindi, il senso della questione. Un’azienda presenta un progetto, che sarà valutato dal punto di vista ambientale e vedremo se sarà autorizzato. Per esserlo, però, dovrà garantire un miglioramento, dal punto di vista ambientale, rispetto al passato».
Si può parlare di chiusura della centrale Enel come chiedono i Nac e non di “uscita dal carbone”?
«Mercoledì, con il dg dell’Enel chiarirò la volontà di superare la centrale, proprio come previsto dalla Strategia energetica nazionale».
Sulla questione Tap e collegamento con il metanodotto Snam, l’ex consigliere 5 Stelle Alparone chiede la revoca della delibera con la quale il commissario ha dato l’ok al progetto. E anche l’assoggettamento a Vas.
«C’è una delibera del commissario che rispondeva ad un procedimento ministeriale e che dava parere favorevole, mentre gli altri comuni lo avevano tutti dato negativo. Ma il procedimento si è concluso superando tutti i pareri negativi, che il Ministero non ha neanche preso in considerazione. A questo punto, il procedimento è terminato. Ma stiamo comunque valutando, con l’ufficio legale, il da farsi. Non sembra, comunque, che si possa ritirare in autotutela il parere su un procedimento autorizzativo già chiuso. Non so né che effetti possa avere né credo sia giuridicamente possibile. Possiamo, però, chiedere al Ministero di sottoporre il progetto alla Valutazione ambientale strategica, cosa che fino ad ora non è accaduta. Questo penso che sia possibile prima della vera e propria realizzazione dell’opera».
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