I giovani e il lavoro: polemica dopo le parole di Albano

I giovani e il lavoro: polemica dopo le parole di Albano
di Cristina PEDE
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Martedì 24 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17:13

«La mancanza di manodopera è una realtà drammatica con cui mi scontro ogni giorno con la mia azienda agricola. Ma le mie parole sono state comunque travisate». Albano Carrisi, chiarisce il suo pensiero, rispetto al reddito di cittadinanza e risponde ai sindacati, dopo le critiche incassate a margine delle dichiarazioni rilasciate alla stampa: «Ben venga tale strumento a favore di chi ne ha necessità e diritto, ma non ingessiamo un Paese e non lasciamo che alcune misure utili si trasformino in forche caudine per altri». Il cantante che è anche un imprenditore agricolo e che a Cellino San Marco dirige l’azienda di famiglia, aveva lamentato la difficoltà nel reperire manodopera, suggerendo di adottare il modello tedesco, «dove già a 12 anni i ragazzi dopo la scuola fanno apprendistato nelle imprese». 

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I ragazzi e il lavoro

«Anche su questo - spiega - vorrei precisare che non intendevo mandare i dodicenni al lavoro ma avviarli verso un percorso di formazione.

In Germania lo fanno ma si fa anche in Italia in vari settori come lo sport. Io ho cominciato a otto anni e non sono venuto su poi così male». La questione del reddito di cittadinanza è tornata dunque prepotentemente al centro del dibattito.

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La Cgil

Il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, va oltre le parole di Al Bano, in una lettera aperta agli imprenditori: «C’è chi li ha chiamati bamboccioni, accusati di stare a lungo a casa con i genitori. Chi li vorrebbe al lavoro nelle vigne in età in cui non si è ancora terminata la scuola dell’obbligo. In questo Paese, purtroppo, dei giovani e della loro condizione si parla non solo in modo inappropriato, ma anche poco. Crediamo del tutto insufficiente che tale dibattito affiori tra le pagine della cronaca nazionale esclusivamente a ridosso dell’estate, offrendo una lettura del tutto parziale del problema e, di conseguenza, proposte altrettanto parziali per la sua risoluzione. Smettiamola di accusare i giovani di scarsa volontà, di appesantirli di una responsabilità sociale che non hanno. Perché parliamo di una generazione che soprattutto al Sud, nella nostra regione, vive una drammatica esclusione a partire dall’impossibilità a costruirsi percorsi di vita autonoma. Una situazione aggravata dalla pandemia». E conclude: «Denunciamo assieme chi fa concorrenza sleale comprimenti diritti e salari a danno di chi rispetta le leggi. Sappiamo, sapete, che non è il reddito di cittadinanza un ostacolo al reperimento di manodopera, perché pochissimi giovani ne sono percettori, perché nemmeno di sussistenza sono spesso gli indennizzi e mai preferibili a un salario degno come da contratto di lavoro. Questa è una terra dove prevale lavoro non specializzato, con basse paghe anche quando in regola. Da questa condizione di povertà, di sfruttamento, scappano i giovani».

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La politica

Divergenze anche nel mondo politico tra i pro e i contro al RdC. Per l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Chiara Gemma, «anziché puntare il dito contro una misura di sostegno, in molti dovrebbero interrogarsi se le retribuzioni da fame o le 12, 13 o addirittura 14 ore di lavoro al giorno non siano stati un deterrente che un cittadino non è più disposto a tollerare. Contratti di lavoro seri – prosegue l’europarlamentare - adeguati e rispettati, turni di lavoro coerenti e reali ore di lavoro e contributi in busta paga darebbero il giusto e inalienabile valore ai dipendenti. Se non accettare più di essere sfruttati e sottopagati è il vero problema di alcuni imprenditori, noi saremo sempre dalla parte dei lavoratori e della dignità umana». 
Sulla questione interviene anche la consigliera di Parità della provincia di Lecce, Filomena D’Antini: «Bisogna rivedere il reddito di cittadinanza La mancanza di manodopera è una realtà drammatica con cui si trovano a fare i conti ogni giorno le aziende. Il nostro territorio ad alta vocazione turistica ne risente maggiormente poiché anche coloro che potrebbero svolgere lavori sui lidi balneari e nelle strutture ricettive, percependo il reddito di cittadinanza preferiscono questa misura ai contratti stagionali. Il reddito di cittadinanza - continua la D’Antini - oggi va rivisto perché si presenta come una misura assistenziale, ma al tempo stesso produce spese improduttive e blocca alcuni settori come quello turistico, rischiando di mettere in ginocchio un intero settore».

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