Furti d'auto tra Bari, Brindisi e Foggia: maxi operazione dei carabinieri,9 arresti

Furti d'auto tra Bari, Brindisi e Foggia: maxi operazione dei carabinieri,9 arresti
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Lunedì 30 Gennaio 2023, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 19:10

Dalle prime ore di questa mattina, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, a conclusione di complesse indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bari, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di numerose persone indagate per “associazione per delinquere, rapina e furti di auto, danneggiamento, ricettazione e riciclaggio”. 

I militari sono impegnati in un'operazione per smantellare un gruppo criminale di ladri di autovetture nelle province di Bari, Brindisi e FoggiaL’attività di riscontro sviluppata dai Carabinieri ha consentito, inoltre, di rinvenire in tutto 20 veicoli rubati, restituiti ai legittimi proprietari, oltre 300 parti di veicoli nonché 8 motori di auto e numerosi arnesi da scasso. Il gip del Tribunale di Bari ha disposto un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 9 persone (cinque in carcere e quattro ai domiciliari) indagate per associazione per delinquere finalizzata al furto, alla ricettazione e al riciclaggio di autovetture..

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I dettagli

Dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, coadiuvati dai militari dei Comandi Provinciali di Brindisi e Foggia, nonché dalle unità cinofile del Nucleo di Modugno, hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza a carico di 9 soggetti indagati, rispettivamente, per “associazione per delinquere”, “rapina”, “furto aggravato”, “ricettazione”, “danneggiamento” e “riciclaggio” di autovetture e di pezzi di ricambio.

L’operazione di oggi costituisce il compendio di un’attività d’indagine avviata nel giugno 2020 e proseguita fino al gennaio 2021, le cui risultanze hanno portato all’odierno provvedimento che colpisce gli indagati per oltre 30 episodi di furto perpetrati nelle province di Bari, Brindisi e Taranto, dal febbraio 2020 al gennaio 2021.

L'accusa

In particolare, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal GIP (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), l’associazione criminale costituita da 8 dei 9 indagati, sarebbe stata organizzata dal monopolitano R.C. (24 anni) e dal fasanese A.A. (42 anni), i quali, avvalendosi della collaborazione dei compartecipi nonché di altre figure esterne (tra cui un venditore foggiano di arnesi da scasso e dispositivi elettronici all’avanguardia), avrebbero messo a segno 37 furti di auto, seminando il terrore nei residenti dell’agro barese, brindisino e tarantino.

La compagine sceglieva accuratamente gli obiettivi e, di volta in volta, assemblava rapidamente delle squadre di attacco pronte a rubare in pochi minuti i mezzi, utilizzando strumentazione attraverso la quale bypassavano i sistemi di sicurezza della auto nonché “jammer” idonei a schermare il segnale dei GPS installati.

Subito dopo le autovetture venivano nascoste in località rurali, ove procedevano alle operazioni di “taglio” dei pezzi di ricambio da rivendere sul mercato illecito.

Le articolate indagini, condotte dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Bari Centro, si sono sviluppate principalmente attraverso intercettazioni telefoniche, monitoraggio dei tracciati GPS dei mezzi asportati e analisi dei sistemi di videosorveglianza pubblici, privati e installati dalla P.G.

In particolare, dalle conversazioni telefoniche tra i soggetti coinvolti, gli investigatori sono stati in grado di ricostruire l’organizzazione del sodalizio, composta anche da 2 donne, che adottava un linguaggio criptico – convenzionale nella pianificazione ed esecuzione dei furti. Tale modalità di comunicazione, evidentemente elusiva di eventuali intercettazioni, è stata però decriptata dagli investigatori grazie ai diversi riscontri eseguiti, redigendo una legenda della terminologia convenzionale utilizzata.

Le espressioni più frequenti:

la ricerca di correi per organizzare un furto si traduceva in inviti ad “andare a mangiare”, accettati in base alla disponibilità di attrezzatura da scasso;
il dispositivo elettronico necessario ad avviare forzatamente le vetture veniva denominato “il coso”, “le chiavi” oppure “quello piccolo”;
l’auto di staffetta messa a disposizione per raggiungere l’obiettivo e scortare il veicolo rubato nel luogo di occultamento invece veniva denominata “la ragazza”;

divideva i profitti illeciti e investiva risorse nell’attività criminosa, procurandosi da esperti del settore, sempre pronti anche a dare consigli d’uso, arnesi da scasso e dispositivi elettronici in base alla tipologia di vetture scelte quali obiettivo;
stoccava, confezionava e distribuiva i pezzi di ricambio avvalendosi di un corriere professionista e connivente;
garantiva la mutua assistenza ai consociati tratti in arresto ed alle loro famiglie. In particolare, a riprova del forte vincolo associativo criminale, i consociati avevano quale punto di riferimento, per le strategie difensive, sempre il medesimo avvocato, a cui i capi dell’associazione si riferivano per l’assistenza legale in favore dei sodali.

Gli episodi

nel primo, una donna, appena derubata a Pezze di Greco (BR) della propria autovettura, dopo aver correttamente denunciato il furto presso la Stazione Carabinieri di Fasano, decise invece di rivolgersi ad un intermediario per tornarne in possesso. Le attività di intercettazione hanno permesso di ricostruire le interlocuzioni tra quest’ultimo, noto pregiudicato del brindisino, e uno dei sodali, ritenuto il referente di zona per i furti di auto e che si prodigava per far rinvenire, come poi accaduto 3 giorni dopo, il mezzo riportante comunque evidenti danneggiamenti. Infatti, dalle telefonate, l’indagato riferiva all’interlocutore di aver ordinato all’autore del furto di “buttare” il mezzo, ossia lasciarlo in un posto utile al suo rinvenimento, informandone nel contempo un parente della vittima e senza pretendere nulla in cambio;
nel secondo, invece, a seguito della denuncia di furto di una autovettura sporta presso la Stazione Carabinieri di Pezze di Greco (BR), si registrarono diverse comunicazioni tra indagati dimostranti dapprima le fasi dell’occultamento del mezzo e poi, nella medesima giornata, il suo abbandono in località del comune di Locorotondo (BA) ove verrà poi rinvenuto dai locali Carabinieri. Dalle telefonate emerge come il gesto sia stato motivato dall’avvenuta percezione dell’identità della vittima del furto, vicina agli ambienti criminali e da “non toccare”, per cui uno dei referenti dell’associazione si preoccupa di avere l’aiuto del sopra citato “intermediario” per sistemare le cose ed evitare ritorsioni per l’autore del reato.

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