Il giallo del finanziere scomparso a Fasano. I familiari: «Disponibili per il Dna»

Il giallo del finanziere scomparso a Fasano. I familiari: «Disponibili per il Dna»
di Alfonso SPAGNULO
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Lunedì 15 Novembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:51

FASANO - cercare di capire se il loro caro è ancora vivo oppure no. E’ l’ennesimo tentativo della famiglia di Pietro Conversano, il fasanese allora 52enne appartenente alla Guardia di Finanza di Monopoli scomparso dal 13 febbraio 2019. Un saluto frettoloso e un servizio particolare, sono gli ultimi dettagli lasciati da Conversano alla moglie Katia. Varca la soglia di casa per non farvi più ritorno.
Le telecamere lo riprendono alla stazione di Monopoli e poi a quella di Bari, dove, nervosamente, si muove avanti e dietro, prima di prendere una destinazione, ma quale? Ha lasciato la famiglia, i suoi figli, gli anziani genitori, il lavoro per andare dove e alla ricerca di cosa? I familiari non credono all’allontanamento volontario. Ha portato con sé la pistola d’ordinanza ed il tesserino, ma non sono stati sufficienti a rintracciarlo, anche dopo che il magistrato del tribunale militare, che deve giudicarlo per il reato di diserzione ha disposto nuove e più approfondite ricerche. Nella cantina di casa a Fasano sono stati ritrovati appunti e commenti su alcuni testi da lui letti, alcuni davvero datati che sono stati sottoposti alla perizia di professionisti forensi che hanno fatto emergere il profilo di una persona, che da molto tempo viveva probabilmente un profondo disagio, mai comunicato e che il tempo ha reso cronico. 

Il mistero

È questo il motivo della scomparsa? Ed ecco quindi l’idea venuta alla famiglia. I parenti sono terrorizzati al pensiero che con quell’arma abbia potuto congedarsi dal mondo ecco perché chiedono di sottoporsi al prelievo del dna pensando che forse tra i cadaveri non identificati su tutto il territorio nazionale ci possa essere il loro congiunto. 
«La speranza non si spegne c’è sempre l’attesa per una svolta di questo mistero, nonostante la ricostruzione del volto non abbia portato alcun avvistamento – spiega in una nota l’associazione Penelope -. Che fine ha fatto Pietro Conversano? Anche per questo caso l’associazione Penelope Puglia guidata dalla presidente Annalisa Loconsole è a fianco della famiglia senza se e senza ma». 
«Siamo sempre in attesa che il tribunale militare fissi l’udienza e riprenda ad analizzare la vicenda che ha riguardato Pietro – spiega anche l’avvocato Antonio La Scala, legale della famiglia Conversano -. La speranza è che si prenda finalmente atto che Pietro non è fuggito volontariamente ma perché non stava bene». Il riferimento dell’avvocato la Scala è quello relativo al procedimento per diserzione messo in piedi a Napoli dal tribunale militare.

Nel settembre dello scorso anno i giudici non vollero esprimersi su eventuali condanne congelando di fatto il procedimento. Una pronuncia importante perché l’autorità giudiziaria ha riconosciuto che non sempre una scomparsa è dovuta ad un allontanamento volontario. Il giudice aveva deciso di congelare il processo almeno per un altro anno nella speranza che le ricerche avessero potuto dare risultati positivi». Ma questo, purtroppo, non è avvenuto. Tanti sono stati gli appelli, in questi mesi, della famiglia (moglie, sorella e genitori) al finanziere di tornare a casa. Una famiglia che nonostante si sia vicini al terzo anno senza notizie non si arrende e continua le ricerche.

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