Erchie, studenti beffati dalle Sud Est: il bus c'è ma non li aspetta

Erchie, studenti beffati dalle Sud Est: il bus c'è ma non li aspetta
di Sonia GIOIA
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Martedì 16 Febbraio 2016, 09:21
Il treno dei pendolari arriva da Lecce, i ragazzi universitari che ritornano da lezione intorno alle 13,15 scendono alla stazione di Erchie, e laddove dovrebbero trovare il pullman delle Ferrovie Sud Est ad aspettarli per riportarli in paese, trovano solo un pullman che se ne va. Letteralmente. Non è accaduto una tantum e nemmeno spesso, accade tutti i giorni e per rientrare a casa ai giovani studenti non resta altro che chiamare i genitori e farsi prelevare dalla stazione, oppure fare a piedi il chilometro e passa che li separa dal centro abitato. Un controsenso inaccettabile per l’avvocato Santo De Prezzo, che ha preso carta e penna e scritto una letteraccia indirizzata al governatore della Regione, ai carabinieri, e ai sindaci del Comune di Erchie, Torre Santa Susanna e Avetrana, oltre che al commissario delle Ferrovie del Sud Est.
Non in qualità di avvocato, ma nei panni di genitore oltre che contribuente Santo De Prezzo ha firmato il suo esposto, ma anche in punto di Diritto. Perché se è vero che una società di trasporti pubblici come la Fse riceve finanziamenti a sei zeri, è vero anche che il corrispettivo non può che essere un servizio decente ai passeggeri, se non eccellente. E invece no. Il valzer del treno che arriva e il pullman che se ne va, è quotidiano, e sa di beffa. «Vidi come un film il treno che arrivava in stazione e l’autobus che se ne andava vuoto, lasciando i ragazzi a terra», scrive l’avvocato nel suo esposto riferendosi ad un episodio della saga risalente a qualche mese fa. «Non avevo creduto a mio figlio, si sa che i ragazzi spesso esagerano, e invece ho visto lo stesso episodio ripetersi da lì a poco, identico».
«Sono arrivato sulla stradina interna che porta al piazzale della stazione ferroviaria e mi sono ritrovato l’autobus di fronte che usciva per andarsene vuoto, mentre il treno era in arrivo», scrive il legale nel suo esposto abbondando con gli esclamativi per sottolineare il paradosso. «Mi è parso doveroso fermare l’autobus e chiedere all’autista spiegazioni sul perché non aveva inteso aspettare il treno. Questi si è mostrato infastidito, dicendomi che secondo disposizioni il servizio doveva comunque partire dalla stazione alle 13.25, a prescindere o meno dall’arrivo del treno. Allora gli ho chiesto il senso della corsa alla stazione se non doveva garantire la coincidenza, e mi ha fatto parlare con il suo superiore al telefonino il quale mi ha confermato che l’autista aveva orari di partenza precisi, indipendentemente dal treno».
Di buono c’è che, approfittando della discussione che ha prolungato la sosta del pullman, molti ragazzi sono sgattaiolati sul mezzo riuscendo finalmente a strappare un passaggio a casa (previa esibizione dell’abbonamento comprensivo di viaggio su pullman e treno). La domanda dell’avvocato è chiara: a che serve prevedere un servizio di trasporto dalla stazione al paese, se puntualmente il pullman se ne va via vuoto? E chi ha previsto, se è vero, che il pullman debba ripartire alle 13,25 in punto senza aspettare il treno nemmeno per ritardi di pochi minuti?
La chiosa in calce è di quelle tanto arrabbiate quanto amare: «Tutto questo accade mentre i contribuenti si indignano al sol pensiero che la società Fse proprio recentemente ha ricevuto qualche decina di milioni di euro regionali».
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