Eni, è conto alla rovescia ma si aprono spiragli sulla vendita di Versalis

Eni, è conto alla rovescia ma si aprono spiragli sulla vendita di Versalis
di Elda DONNICOLA
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Sabato 2 Aprile 2016, 07:15 - Ultimo aggiornamento: 17:14
Il popolo di Eni-Versalis, lavoratori e rappresentanti sindacali, attendono il “verbo” che sarà pronunciato dall’amministratore delegato Claudio Descalzi il prossimo 6 aprile in occasione dell’audizione che si svolgerà in Parlamento sulla questione della vendita dell’80% delle quote di Versalis al Fondo di investimento americano di proprietà dell’iraniana Sk Capital.
A Brindisi ieri mattina in occasione del Consiglio territoriale della Uiltec che si è riunito a Palazzo Virgilio c’era il segretario generale della categoria dei chimici Paolo Pirani che in merito alla vertenza Eni ha dimostrato un cauto ottimismo.
 
Insomma, le cose non starebbero andando così lisce come immaginava la società dal cane a sei zampe. Sono diversi mesi che Eni ha annunciato la volontà di vendere la maggioranza delle quote di Versalis ad un Fondo di investimento americano, la Sk Capital. Una rappresentanza del Fondo nei mesi scorsi, ha pure visitato tutti gli stabilimenti in Italia, quello di Brindisi compreso. Ma l’operazione che non ha mai convinto nessuno, di certo non i lavoratori e i sindacalisti che da quel momento hanno sempre tenuto alta l’attenzione con una serie di manifestazioni e di scioperi che si sono consumati sia a livello locale che a livello nazionale e che hanno tenuti unito il popolo di Eni proveniente da ogni territorio della penisola che ospita un insediamento o una sede. Malgrado le più volte ribadite e presunte buone intenzioni della società che ha sempre parlato di una scelta che ha lo scopo di recuperare le risorse necessarie a dare gambe al piano industriale, a non convincere c’è il fatto che Versalis non sarebbe più tale in quanto la maggioranza delle azioni non essendo più di Eni, non sarebbero più di proprietà pubblica. Ma a non convincere c’è pure il potenziale partner con volontà di acquistare, la Sk Capital appunto, che a dire dei bene informati, non avrebbe quella capacità finanziaria tale da far fronte ad un’operazione di così grande portata.
Nei mesi scorsi si sono susseguiti una serie di incontri anche alla presenza del ministro dimissionario allo sviluppo economico Federica Guidi, ma la questione pare che non facesse alcun passo in avanti rispetto alle garanzie richieste dalle organizzazioni sindacali. Ultimo l’intervento del vice ministro Teresa Bellanova in occasione della sua venuta a Brindisi quando ebbe a dire che il Governo aveva posto dei paletti e che da quei paletti non si prescindeva. «Ho l’opinione che la chimica sia un settore strategico per l’Italia così come credo che lo sia anche il settore manifatturiero - ha detto la Bellanova a Brindisi - la possibilità di avere una chimica nazionale è importante. Quindi o l’Italia presidia la qualità della sua industria oppure ci raccontiamo delle chiacchiere quando guardiamo al mondo. Qualsiasi piano industriale Eni andrà a fare, questo non deve prevedere nè la riduzione della forza lavoro, nè la riduzione di nemmeno un sito produttivo, neppure quello di Marghera tanto per capirci. Da questo si parte, questo è il mandato che ho dato. «Se un’operazione di rafforzamento ci deve essere deve passare per i capisaldi che ho appena detto. In Eni adesso si sta ragionando, non so se il Fondo è ancora disponibile o ci sono altri investitori interessati».
Qualcosa a tal proposito dunque, si dovrebbe sapere il prossimo 6 aprile in occasione dell’audizione in Parlamento. «Non credo che la trattativa stia andando liscia come l’olio per Eni - dichiara il segretario di Uiltec Pirani - le Banche stanno valutando se Sk Capital sia in grado di sostenere non solo l’impegno dell’acquisto delle quote, ma anche il volume di investimenti successivo, la capacità finanziaria di un soggetto locato in un paradiso fiscale e di recente origine». Fatto sta che una trattativa che si prevedeva di concludere entro gennaio, ha visto slittare i termini a marzo e anche questi ultimi sono già scaduti. «Ora vediamo cosa succede - aggiunge il segretario di Uiltec - certo è che le dimissioni del ministro Guidi complicano un po’ le cose».
Al segretario nazionale di Uiltec non è sfuggita la posizione di tranquillità rispetto alla vicenda espressa dal governatore della Puglia Michele Emiliano. «Non riesco a capire come abbia potuto assumere quella posizione - dice - laddove mancasse la garanzia pubblica, la chimica andrebbe in un mare sconosciuto».
Intanto, i chimici di Cgil, Cisl e Uil si preparano ad una nuova manifestazione nazionale per la fine del mese. La data sarà stabilita nei prossimi giorni.
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