Carbone, il ministro fissa il termine: «Nel 2025 stop alle autorizzazioni»

Cerano
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di di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Mercoledì 3 Aprile 2019, 08:18 - Ultimo aggiornamento: 12:09
L'uscita dal carbone entro il 2025 (il cosiddetto phase-out) resta un obiettivo prioritario anche per il ministero dell'Ambiente che, nei giorni scorsi, ha risposto con una lettera ad Enel. La società, infatti, nell'ambito dell'avvio della revisione dell'Autorizzazione integrata ambientale per la centrale Federico II di Cerano come delle altre centrali a carbone attive in Italia, si era rifiutata di inserire tra i documenti Aia il cronoprogramma della decarbonizzazione.
L'azienda, inoltre, aveva annunciato l'opposizione, tanto da essersi dichiarata pronta portare la questione fronte ad un giudice, all'addio al carbone entro il 2025 per la centrale termoelettrica Federico II Cerano per come previsto dal decreto 430 del ministro dell'Ambiente del 22 novembre scorso. Proprio quel decreto, infatti, prevede l'inserimento tra i documenti per la revisione Aia, avviata da poco meno di un mese, un preciso piano di decarbonizzazione. Previsione che Enel ha inviato a parte, sottolineando invece nella documentazione Aia che gli impianti di generazione possono essere messi definitivamente fuori servizio solo a seguito di formale nulla osta del ministero dello Sviluppo economico alla dismissione della capacità produttiva.
L'azienda, infatti, non contesta la decisione di dismettere il carbone come fonte energetica. Enel, nella documentazione Aia, parla della necessità di costruire un percorso per attuare la decarbonizzazione. Senza, tuttavia, fissare alcuna data. La società, in particolare, sottolinea che «coerentemente con quanto previsto dalla Sen 2017 e dalla versione preliminare del Piano integrato energia e clima, il phase-out di tali impianti dovrà essere inserito all'interno di un articolato programma di sviluppo di nuova capacità e di adeguamento infrastrutturale del sistema elettrico, che permetta tale transizione in condizioni di sicurezza del sistema».
In sostanza, l'azienda chiede «un tavolo comune con il ministero dell'Ambiente, il ministero dello Sviluppo economico e le altre amministrazioni interessate in modo da costruire una strategia comune che ne definisca modalità attuative e tempistiche condivise, come previsto dalla Sen 2017 e dalla versione preliminare del Piano integrato energia e clima».
Affermazioni che hanno spinto il sindaco Riccardo Rossi a scrivere al ministero dell'Ambiente contestando la nota di Enel e lo stesso avvio del riesame Aia. La lettera, conferma il primo cittadino, è partita. «Ora - conclude - siamo in attesa della convocazione di un incontro».
Nel frattempo, è stato proprio il ministero dell'Ambiente, nei giorni scorsi, a chiarire che dopo il 2025 saranno negate le Autorizzazioni integrate ambientali a tutte le centrali a carbone. Nella lettera del ministero, in particolare, si ribadisce che la Sen 2017 ritiene l'uso del carbone per la produzione di energia dopo quella data non compatibile con l'esigenza di garantire su scala nazionale un elevato livello di tutela dell'ambiente nel suo complesso. Ne consegue la comunicata esigenza di negare dopo tale data l'Autorizzazione ambientale all'impiego di tale combustibile.
Riguardo al fatto che dovrebbe essere il ministero dello Sviluppo economico a fermare la Federico II, il ministero dell'Ambiente risponde che il Mise non ha peraltro segnalato criticità che possano mettere in dubbio il raggiungimento degli obiettivi della Sen 2017. Ne consegue che le preoccupazioni a riguardo avanzate dalla società nella documentazione Aia risultano allo stato infondate.
Ancora riguardo a questo, il ministero evidenzia che gli impegni assunti dal Mise con la Strategia energetica nazionale 2017 sono stati finora sempre confermati e che comunque potranno essere verificati nel corso delle conferenze di servizi per la definizione delle condizioni delle Aia, rassicurano sul fatto che non potrà esserci alcun problema riguardo alla formalizzazione di tale assenso per la messa fuori servizio delle unità a carbone al 2025.
Il mancato rinnovo dell'Aia, ad ogni modo, non garantirebbe al cento per cento lo stop alla centrale. Formalmente - si legge nella lettera del ministero dell'Ambiente - l'assenza di Aia non determina automaticamente la definitiva messa fuori servizio delle unità. Esse difatti, almeno in linea teorica, potrebbero essere chiamate in esercizio in forza di provvedimenti contingibili e urgenti, o essere autorizzate a condizioni di esercizio (limiti alla capacità termica) tali da sottrarsi all'obbligo di detenere un'Aia. Di conseguenza, conclude il ministero, le riserve avanzate da Enel riguardo la presunta incoerenza tra competenze del ministero dello Sviluppo economico in materia di dismissione degli impianti e possibilità di diniego dell'Aia, risultano infondate.
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