Sos case popolari: corsa all'occupazione abusiva
Un vertice per cercare soluzioni

Mobili buttati fuori da un alloggio popolare appena occupato
Mobili buttati fuori da un alloggio popolare appena occupato
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Luglio 2018, 08:00
BRINDISI - Non è passato neanche un mese dal suo insediamento e sono già tre le famiglie con alloggio popolare assegnato che non possono entrare nella loro casa perché questa è stata occupata. Il sindaco Riccardo Rossi si trova così di fronte anche la questione dell’emergenza abitativa, argomento affrontato solo pochi giorni fa nell’ultima riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, riunitosi in Prefettura.

«Parto - ha detto il primo cittadino - da una constatazione: se in venti giorni trascorsi dal mio insediamento come sindaco vengo a conoscenza di tre occupazioni, non posso non dire che il ritmo è preoccupante. Ci sono tre nuclei familiari che hanno diritto alla casa ma che non possono entrare nell’alloggio a loro assegnato perché non appena questo si libera viene immediatamente occupato».

Uno degli ultimi episodi si è verificato nel quartiere Sant’Angelo. Qui, è deceduta una persona assegnataria di un alloggio comunale, che di conseguenza sarebbe dovuto passare ad un’altra famiglia. Ma non c’è stato neanche il tempo di assegnare al nuovo nucleo l’alloggio, perché la casa è stata occupata immediatamente dopo la morte dell’assegnatario precedente.

Ma è stato proprio quest’ultimo episodio ad avere avuto una maggiore visibilità per un motivo piuttosto particolare. In molti, infatti, si sono accorti di un cumulo di vecchi mobili abbandonati per strada. Proprio quei mobili, la cui presenza a poca distanza dall’abitazione ha colpito non pochi passanti, erano stati rimossi dalla casa occupata e abbandonati per essere sostituiti dal mobilio dei nuovi occupanti.

Eppure questa è solo la punta dell’iceberg. Esistono, nell’attuale graduatoria per l’assegnazione degli alloggi comunali, 120 nuclei familiari. Ma l’elenco non è aggiornato ormai da qualche anno, tant’è che ci sono altre 600 famiglie senza una casa che chiedono un alloggio al Comune.

A parte la questione amministrativa, tuttavia, il vero problema sono e restano le occupazioni abusive, che tolgono un diritto a chi dovrebbe poterlo esercitare. Una volta occupata la casa popolare, infatti, liberarla diventa un’impresa quasi impossibile, soprattutto nel caso in cui - come spesso accade in queste situazioni - chi occupa non si trovi costretto a farlo dallo stato di necessità. Tant’è che spesso, nel passato, si sono “condonate” situazioni di occupazione.

Negli anni passati, il Comune, allora guidato dall’amministrazione commissariale di Cesare Castelli, aveva avviato una serie di verifiche sulle persone presenti in tutti gli alloggi di proprietà dell’ente, in modo da capire quanti avessero i requisiti ed i titoli per vivere in quegli alloggi e quanti invece no.

A gennaio del 2016, ad operazione non ancora conclusa, erano oltre 150 le situazioni di irregolarità scoperte dalla polizia municipale nell’ambito dei controlli sull’occupazione abusiva degli alloggi popolari, di proprietà comunale o dell’Arca Nord Salento (ex Iacp), disposto proprio dal commissario Castelli. Numeri che danno l’idea di quanto il fenomeno fosse diffuso. Gli alloggi, infatti, sono in totale più di 900. Il che vuol dire che circa una casa su sei era occupata abusivamente. Da allora, non si è avuta più alcuna notizia della conclusione dell’operazione. Ma è facile immaginare che i numeri attuali siano molto simili a quelli di due anni fa, se non peggiori.

Tra le varie sfaccettature dell’emergenza casa, poi, c’è anche la questione dei canoni mai riscossi - per milioni e milioni di euro, oltre agli anticipi di oneri condominiali ed utenze mai recuperati e che solo di recente il Comune ha provato a recuperare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA