Distanziatori nel porto interno di Brindisi, è di nuovo polemica: «Diportisti e grandi yacht tagliati fuori»

I respingenti installati nel porto di Brindisi
I respingenti installati nel porto di Brindisi
di Francesco TRINCHERA
4 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:13

I parabordi della discordia: le nuove protezioni installate sulle banchine “Dogana” e “Centrale” del porto di Brindisi continuano a generare polemica e sembrano non accontentare nessuno tra chi utilizza di frequente la propria imbarcazione. In senso più ampio, in molti lamentano soprattutto la pericolosità che i distanziatori, i cosiddetti “fender”, che sono stati posizionati a ridosso delle banchine, hanno per i vari scafi, soprattutto di quelli con dimensioni più piccole.

La messa in sicurezza delle banchine

La soluzione è stata ideata dall’Autorità di sistema portuale nell’ambito dei lavori di consolidamento dei due tratti del lungomare. Per Roberto Galasso, ingegnere ed ex presidente della sezione della Lega navale di Brindisi, l’impressione è che si sia trattato di una soluzione di ripiego dopo il consolidamento del waterfront in quella specifica zona, una tra le più caratteristiche del porto interno, in cui è stato creato una sorta di “dente” a ridosso del ciglio della banchina, con i parabordi che hanno il compito di distanziare da questo pericolo per le navi. Una situazione che complessivamente pone come problema principale quello del cosiddetto “pescaggio”, ovvero la parte dello scafo che rimane immersa.

Il limite del pescaggio

«Il dato degli 8 metri che avevamo - ha detto infatti Galasso – che costituivano un numero eccezionale per un porto interno e consentiva l’attracco di yacht di notevole lunghezza e persino molte navi, di fatto si è perso». A più ampio spettro, in ogni caso, si pone un problema relativo allo scafo ed alle modalità con cui è stato realizzato. «Se qualcuno – ha aggiunto ancora l’ex presidente della Lega navale di Brindisi – dichiara un pescaggio superiore ai 4 metri e mezzo, gli dicono che non si può ormeggiare e quindi quello che era un grande pregio del porto ora non c’è più dopo i lavori di consolidamento». A questo si aggiunge il fatto che la soluzione dei parabordi «sembra assolutamente sbagliata per quel che riguarda il diporto, nel senso di quelle imbarcazioni che vanno dai 10 ai 24 metri, per cui ormeggiare è praticamente impossibile: nessun armatore si affiancherebbe ad una struttura simile, che è fatta per le navi».

Il rischio di danneggiare gli scafi

Galasso, più nel dettaglio, ritiene che solo scafi di acciaio (e non quelli in vetroresina) con spessori di centimetri potrebbero sopportare la sollecitazione derivata dell’appoggio a quel tipo di impianto, che presenta anche alcune parti acuminate. Se da un lato, infatti, il parabordo della nave “segue” la marea, i parabordi dal lato della banchina «sono fissi e quando c’è l’alta marea scompaiono completamente e diventano una sorta di arma letale, con il rischio di danni seri». L’appello, quindi, è all’Autorità portuale per capire quale sia la destinazione da dare a quelle banchine.

Le preoccupazioni degli addetti ai lavori

Dello stesso avviso è anche un altro velista di esperienza come Luigi Cuppone. «Il problema di quei supporti – ha esordito – è innanzitutto che sono molto grandi e quando la barca si avvicina scendere sulla banchina è quasi impossibile perché siamo troppo lontani. Quindi, questi respingenti sono quasi sempre sommersi dall’acqua e si riempiono di vegetazione, soprattutto di coralli, che li rendono come una specie di aculei». Un aspetto, quest’ultimo, che preoccupa particolarmente gli “addetti ai lavori” come Cuppone. «Le barche – ha specificato ulteriormente – vengono abrase, sfregiate nel momento in cui entrano in contatto con questi parabordi che pur essendo di gomma, quando sono rivestiti dalla vegetazione possono diventare pericolosissimi per l’imbarcazione». Anche per il velista c’è una problematica che riguarda il muretto che è stato realizzato nel corso delle operazioni di consolidamento: «È sporgente anche un metro e se un’imbarcazione si avvicina potrebbe andare ad impattare contro questo elemento che non si vede. Per questo è stato pensato di mettere dei parabordi molto sporgenti in modo che l’unità non può avvicinarsi più di tanto: ma se hanno risolto il primo problema, ne hanno generati altri». Cuppone ha infatti specificato che ultimamente non c’è il consueto traffico di imbarcazioni che si vedeva in passato. «Si tratta di una soluzione – ha specificato – che è pensata principalmente per le navi, grosse unità da oltre 24 metri, ma che per i piccoli diportisti è impossibile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA