Un omicidio maturato in un contesto criminale dedito allo spaccio di stupefacenti. Hanno fatto più di un passo in avanti le indagini su quei due colpi di pistola di piccolo calibro che la sera del 9 novembre dell’anno scorso ammazzarono a 19 anni Paolo Stasi davanti alla sua casa di Francavilla Fontana, in via Occhibianchi.
Il numero degli indagati è salito da due a cinque nell’inchiesta condotta dai pubblici ministeri Giuseppe De Nozza e Paola Guglielmi della Procura di Brindisi e della Procura per i minorenni di Lecce, con i carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Francavilla Fontana.
Gli indizi
Il silenzio calato negli ultimi mesi su questo delitto è servito a circoscrivere e delineare gli indizi raccolti e le ricostruzioni ipotizzate dagli inquirenti nelle prime settimane, condensate poi dall’unica discovery dell’inchiesta avvenuta con il ricorso presentato al Tribunale del Riesame di Brindisi dall’avvocato Leonardo Andriulo per chiedere il dissequestro (istanza poi rigettata) sia degli 8.960 euro che di una pistola a gas trovati in casa di un ragazzo di 18 anni indagato per omicidio insieme a un 19enne. Denaro diviso in mazzette da 1.000 euro e ritrovato perché nei messaggi ritrovati fra le chat intercorse fra Paolo Stasi e la madre Annunziata D’Errico si parlava della droga - marijuana- che ogni giorno quel ragazzo avrebbe ceduto loro a cadenza quasi giornaliera.
Circostanza poi confermata dalla donna quando il 24 novembre fu ascoltata in caserma come persona informata sui fatti - e dunque non nelle vesti di indagata, come parte offesa è assistita dall’avvocato Domenico Attanasi - aggiungendo anche un particolare che è stato approfondito nella parte delle indagini dedicate all’individuazione del movente dell’omicidio: nella loro casa madre e figlio avrebbero custodita della droga ceduta poi a terzi dal loro fornitore.
Quegli 8.960 euro i guadagni accumulati con la vendita delle dosi di droga, l’ipotesi degli inquirenti avallata dal Tribunale del Riesame. Non è stata ritenuta fondata, invece, la ricostruzione della difesa che quel denaro fosse stato messo da parte dall’indagato lavorando per conto dello zio e con i regali in denaro ricevuti per il 18esimo compleanno: «Si tratta di profitto o di provento di reato di cessione continuata da parte di...di sostanza stupefacente, a soggetti terzi», precisa l’ordinanza dei giudici Federico Sergi (presidente), Adriano Zullo (relatore) e Leonardo Convertini (a latere). «Ad Annunziata D’Errico ed a Paolo Stasi. Le cessioni appena indicate si erano protratte per oltre un anno ed avevano avuto luogo con cadenza pressoché quotidiana, come emerso dal contenuto del verbale di sommarie informazioni rese al pubblico ministero da Annunziata D’Errico. Si trattava di profitto io di provento del reato di cessione continuata da parte di....di sostanza stupefacente a soggetti diversi fa D’Errico e Stasi, tenuto conto che in casa di quest’ultimo era stato custodito e confezionato, per la successiva cessione a terzi, lo stupefacente su indicazione di....». Uno “sgarro”, la ragione che avrebbe fine alla vita di Paolo Stasi. Uno “sgarro” a coloro che oggi sono indagati anche per spaccio e che a Francavilla avrebbero costituito una piccola ma remunerativa rete.
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