Decarbonizzazione di Brindisi, arriva il sostegno dal Decreto Aiuti

Il progetto di riqualificazione della centrale Enel "Federico II"
Il progetto di riqualificazione della centrale Enel "Federico II"
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Martedì 5 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 21:35

Interventi straordinari per fronteggiare gli effetti negativi, sui livelli occupazionali, della decarbonizzazione a Brindisi e Civitavecchia. È prevista per questo pomeriggio, da Montecitorio, la conferenza stampa durante la quale il deputato e commissario regionale di Forza Italia Mauro D’Attis ed il collega azzurro onorevole Alessandro Battilocchio presenteranno i dettagli della proposta di legge “per favorire la dismissione delle centrali a carbone di Brindisi e Civitavecchia, per il risanamento ambientale delle relative aree e per assicurare rilancio occupazionale e produttivo delle rispettive zone industriali”. Il testo, infatti, è stato assorbito all’interno del dl Aiuti, del quale ha preso avvio proprio ieri la discussione per la conversione in legge.

Gli interventi

Per quanto riguarda la centrale Enel “Federico II” di Brindisi, che occupa 308 unità di personale diretto e 527 di personale indiretto, la proposta “intende rafforzare l’Accordo di programma sottoscritto in data 4 gennaio 2018 tra ministero dello Sviluppo economico, Regione Puglia, Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa Spa - Invitalia, finalizzando le maggiori risorse al rilancio delle attività imprenditoriali, alla salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei programmi di investimento e sviluppo imprenditoriale nell’area della centrale.

Si intendono per aree di crisi i territori caratterizzati da recessioni economiche e tassi di disoccupazione tali da porre queste aree all’attenzione nazionale, poiché le difficili condizioni in cui versano non sono risolvibili con strumenti, fondi, risorse e interventi regionali, rappresentando perciò un impatto significativo sulla politica industriale nazionale. La complessità deriva dal verificarsi, sul territorio, di uno stato di crisi di una o più imprese di grande o media dimensione o di uno specifico settore industriale, ad elevata specializzazione, con effetti che si ripercuotono sull’intero indotto produttivo dell’area”.

Area di crisi industriale complessa

Al verificarsi di queste condizioni, è scritto nella relazione che accompagna la proposta di legge, le Regioni possono richiedere il riconoscimento di area di crisi industriale complessa “ed essere destinatarie di Progetti per la Riconversione e la Riqualificazione Industriale (Prri)”. Questi ulimi, “sono adottati tramite appositi accordi di programma, e promuovono, anche mediante cofinanziamento regionale e con l’utilizzo di tutti i regimi d’aiuto disponibili e utilizzabili, investimenti produttivi anche a carattere innovativo, la riqualificazione delle aree interessate, la formazione del capitale umano, la riconversione di aree industriali dismesse, il recupero ambientale e l’efficientamento energetico dei siti, oltre che la realizzazione di infrastrutture strettamente funzionali agli interventi”. È l’articolo 1, in particolare, a riguardare direttamente Brindisi e la futura dismissione della centrale Enel. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, infatti, “è convocato, presso la presidenza del Consiglio dei ministri, d’intesa con la Regione Puglia, il Comitato di coordinamento di cui all’Accordo di programma del 4 gennaio 2018 finalizzato al rilancio delle attività imprenditoriali, alla salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei programmi di investimento e sviluppo imprenditoriale nel territorio del Comune di Brindisi, con la partecipazione delle istituzioni locali, delle parti sociali e degli operatori economici, per monitorare l’attuazione della realizzazione dei programmi di investimento finalizzati alla riqualificazione dell’area di crisi industriale”.

L'accordo integrativo e le risorse

L’obiettivo è la stipula di un protocollo d’intesa che preveda ulteriori misure come “quelle volte alla realizzazione di siti di produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse, individuando altresì le misure per mantenimento dei livelli occupazionali mediante i percorsi riqualificazione del personale impiegato, direttamente e nell’indotto”. Tutto ciò andrà a finire all’interno di un Contratto di sviluppo sottoscritto dai ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico, della Mobilità sostenibile e della Transizione ecologica insieme al Comune di Brindisi, alla Regione e ad Invitalia. Le risorse proverranno dall’incremento del Fondo per la crescita sostenibile di 10 milioni di euro per tutti gli anni compresi tra il 2022 e il 2025 e 20 milioni per ciascuno degli anni dal 2023 al 2025 per il finanziamento dei contratti di sviluppo.

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