Dai campi di concentramento in Libia alla pasticceria pugliese: il sogno realizzato di Ibrahima, partito a 15 anni

Dai campi di concentramento in Libia alla pasticceria pugliese: il sogno realizzato di Ibrahima, partito a 15 anni
di Cristina PEDE
3 Minuti di Lettura
Lunedì 9 Settembre 2019, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 09:43
Voleva fare il pasticciere, un sogno che ha conservato in fondo al fagotto con cui è partito alla ricerca di una vita migliore mentre il 15enne senegalese affrontava viaggi e catture. Poi quasi per caso per Ibrahima Sabaly, oggi 19enne, qualcosa è cambiato e gli anni di fuga, di prigionia e di brutture in giro nella sua Africa subsahariana sono solo un ricordo lontano che racconta a pochi fidati, nel laboratorio di pasticceria a Cellino San Marco dove ha trovato un lavoro, una casa, una famiglia e quella stabilità che aveva solo sperato di trovare.

Una storia che ha commosso quanti ne sono venuti a conoscenza perché la volontà, la diligenza e l'educazione di Ibrahima meritano di essere raccontate. Andrea Colitta, giovane imprenditore cellinese che insieme alla sua famiglia gestisce un'attività artigianale cercava un apprendista pasticciere per dare seguito al delicato lavoro nel laboratorio della pasticceria Colitta dove lavorano tre mastri pasticcieri. «Avevamo bisogno di un giovane che imparasse bene il mestiere per affidare il lavoro in continuità con quello svolto dai mastri - ha raccontato Andrea - ma nonostante le varie prove, anche con studenti dell'Alberghiero che sembrava potessero inserirsi bene, non trovavamo i riscontri sperati, in decine di giovani messi alla prova. Ero disperato».

Grazie ad un'amica di Andrea dell'Arci di Squinzano che gestisce un centro Sprar dove Ibrahima seguiva un progetto di integrazione, i due si conoscono. Della sua passione per la pasticceria erano venuti a conoscenza i gestori del progetto e volevano aiutarlo a realizzare il sogno a lungo nascosto. Ibrahima era partito dal Senegal quando aveva 15 anni, per aiutare la famiglia in difficoltà per via di una malattia che aveva colpito il capo famiglia. I soliti viaggi della speranza di tanti immigrati che per traffici illeciti di gente senza scrupoli, si ritrovano prigionieri in Libia per altri traffici e altri sfruttamenti, non senza aver prima subito ogni genere di soprusi. Da qui il giovane, dopo un anno e mezzo di prigionia era riuscito a fuggire per poi essere catturato di nuovo e, dopo varie vicissitudini, aveva finalmente raggiunto l'Italia. Era stato a Racale, a Gallipoli fino ad essere affidato al programma di inserimento per minori non accompagnati a Squinzano.

Quando ha incontrato Andrea, gli dice subito: «"Voglio lavorare e studiare". Sono rimasto colpito da questo, voleva studiare - ha commentato Andrea - lo abbiamo messo alla prova e si è dimostrato da subito un ragazzo eccezionale, con la voglia di imparare, diligente, educato, preciso e poi abbiamo da subito visto in lui un talento per l'arte della pasticceria».
Diffidente però e anche spaventato e insicuro - raccontano -, per quanto aveva patito negli anni della sua fuga e per il clima che si è respirato negli ultimi mesi, per cui voleva stare in laboratorio, quasi nascosto.

Invece dopo qualche tempo, per i suoi modi gentili ed educati, i datori di lavoro lo hanno invitato a stare nel bar o in pasticceria a contatto con il pubblico, non c'erano problemi. «Qualche problema se lo sono posto alcuni clienti che mi hanno palesato l'intenzione di non frequentare la mia attività se assumevo un ragazzo di colore, ma io sono ben lieto di perdere quel genere di clientela», ha chiosato Andrea. Quando sono arrivate le scadenze burocratiche e per Ibrahima si prospettava un rimpatrio, è stata la famiglia Colitta a prodigarsi per lui.

A sorpresa hanno trovato un piccolo appartamento in affitto a Cellino, lo hanno arredato con l'aiuto di conoscenti, hanno pagato delle mensilità in anticipo mentre il proprietario della casa, gli ha messo a disposizione una tv e il collegamento a internet.
Una gara di solidarietà di cui il ragazzo non era a conoscenza fino al giorno in cui non è stato assunto con regolare contratto. «Lo abbiamo portato in banca per aprire il conto corrente - raccontano commossi i suoi datori di lavoro - ed è stato bellissimo il suo stupore nell'apprendere che poteva rimanere a lavorare e gestire i suoi guadagni e la sua vita come meglio credeva. Prossimo step sarà l'iscrizione a scuola, nel corso serale dell'Istituto Alberghiero di Brindisi e, appena possibile, il ritorno a casa per riabbracciare i genitori dopo oltre quattro anni».
© RIPRODUZIONE RISERVATA