«Il Covid da Briatore? Qualcosa di chimico e programmato»: bufera sulla candidata sindaca

«Il Covid da Briatore? Qualcosa di chimico e programmato»: bufera sulla candidata sindaca
di Maurizio DISTANTE
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Venerdì 28 Agosto 2020, 09:52 - Ultimo aggiornamento: 12:10
«Qualcosa di chimico che viene programmato». È finita nella bufera Tiziana Teodora Rizzo, candidata sindaca per Fratelli d'Italia a Latiano, dopo un post apparso sul suo profilo personale di Facebook nel quale l'esponente del partito di Giorgia Meloni ipotizzava una longa manus dietro i contagi accertati al Billionaire, l'esclusivo locale di Porto Cervo di proprietà di Flavio Briatore. «Mah - esordisce Rizzo - ci sono tante cose che non tornano. Risulterò impopolare, ma è mia natura esprimere i miei pensieri e condividerli. Briatore: c'è chi lo ama e chi lo odia ma sorvoliamo. Ognuno si deve sentire libero di esprimere i suoi pareri».

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Evidentemente, la candidata si è sentita libera di esternare una teoria con basi scientifiche poco solide, per usare un eufemismo, attirando a sé non solo le legittime critiche ma anche una valanga di insulti e improperi. «Invito tutti a una riflessione prosegue nel post - Briatore, solo qualche settimana fa, aveva criticato il governo poiché non condivideva le misure di restrizione; a distanza di pochi giorni, tra tante discoteche sparse in tutta Italia, proprio nella sua scoppia un focolaio di Covid e lo becca anche lui. Sorge logico e naturale pensare che il Covid sia qualcosa di chimico che viene programmato? Dico un'eresia forse? Oppure può essere che un portatore ci venga mandato apposta, in un determinato posto, per infettare tutti? Non sono impazzita ma, considerate le circostanze, qualcosa non torna. Questo si chiama Karma o potrebbe essere un piano prestabilito? Non voglio creare allarmismi ma a mio avviso siamo in grave pericolo e non possiamo rimanere in silenzio, inermi a guardare».



La scelta del silenzio, probabilmente, sarebbe stata la più saggia, vista la mole di critiche e attacchi che in poche ore le hanno consigliato di rimuovere il post incriminato, sostituito da un altro testo nel quale spiega le sue ragioni e condanna gli haters. Troppo tardi, però: visualizzazioni e commenti sono cresciuti esponenzialmente anche sulla seconda esternazione, non concedendole nessuna attenuante. La notizia ha fatto il giro d'Italia: molte testate online hanno rilanciato le parole dell'ex assessore ai Servizi sociali e tanti sono stati i commentatori che hanno detto la loro, tra i quali spiccano per engagement, il coinvolgimento sui social provocato dalle proprie azioni e relative interazioni, le posizioni della giornalista Selvaggia Lucarelli e Guido Saraceni, professore alla facoltà di Giurisprudenza dell'università di Teramo e divulgatore scientifico, che hanno biasimato le parole dell'esponente di destra.

Insieme alle critiche legittime, quand'ancora molto dure, Rizzo ha subito un'esecrabile shitstorm, spontanea e non organizzata: si sa che col coronavirus non si scherza e le reazioni che si leggono sul suo profilo ne sono una dimostrazione. Dopo aver chiesto scusa e aver eliminato il post, Rizzo ha espresso la propria contrarietà a qualsiasi forma di violenza o aggressione verbale, sottolineando come molti degli insulti ricevuti siano il frutto avvelenato di un confronto politico che ormai ha abbandonato la dialettica, anche rude e schietta, a favore della denigrazione. D

i posizioni simili a quella di Rizzo ne è pieno il web, anche se questa non è una buona notizia: il peccato originale della candidata sindaca sta proprio nell'abito che attualmente indossa, ossia quello di aspirante prima cittadina. La libertà di pensiero e di parola è uno dei valori fondanti delle democrazie più forti del mondo ma bisognerebbe pesare meglio le parole, specie se si è in piena corsa per diventare il massimo rappresentante di una città o di un paese. Per dirla con Nanni Moretti nel film Palombella rossa: «Le parole sono importanti».
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