«Io, infermiere volontario nella zona rossa. Colpito dalla collega stremata sul pc»: la testimonianza di un pugliese

«Io, infermiere volontario nella zona rossa. Colpito dalla collega stremata sul pc»: la testimonianza di un pugliese
di Danilo SANTORO
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Lunedì 6 Aprile 2020, 12:24

«Ho il supporto della mia famiglia. Splendida, consentitemelo. Questa la mia forza, come le lacrime dei colleghi di Piacenza al nostro arrivo nel loro ospedale, martoriato». Trattiene a stento l'emozione. Questa volta l'esperienza è di quelle che ti segnano. Dove oltre allo stress fisico, devi dosare le energie emotive. Ma la sua scelta è consapevole, e condivisa con gli affetti più chiari. Giuseppe Lacorte è un infermiere del pronto soccorso di Ostuni che da ieri opera in prima linea nell'ospedale di Piacenza, a pochi chilometri dal primo grosso focolaio, del Covid-19: la famigerata Zona Rossa di Codogno e del lodigiano, ai confini tra la Lombardia e l'Emilia Romagna. Lacorte ha dato la sua disponibilità al bando della Protezione Civile che reclutava personale medico e sanitario per le regioni più colpite dal Coronavirus: ed il piacentino continua ad essere un territorio purtroppo ancora con un numero elevato di ricoveri in terapia intensiva e decessi.

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L'infermiere della Città Bianca in pochissimi giorni ha dovuto lasciare la provincia di Brindisi, dove è anche rappresentante sindacale in ambito sanitario, per imbarcarsi sabato: destinazione Bologna. Qui c'è stato il saluto del ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, e del governatore emiliano Stefano Bonaccini. Da ieri, poi, già il primo turno in corsia a Piacenza. In questa area emiliana l'intera Asl su 3600 dipendenti conta oltre 300 risultati positivi al test Covid-19. Numeri che testimoniano una realtà complicata, dove quotidianamente, all'interno dello stesso ospedale giungono in media 150 persone con crisi respiratoria.

«Una delle motivazioni per cui ho scelto di aderire al bando è stata la foto, che ha fatto il giro del web, con l'infermiera stremata, accasciata sul pc. Lì è scattato qualcosa in me per cercare di manifestare concretamente solidarietà ai miei colleghi. Così come - spiega Lacorte - ho voluto ricambiare l'accoglienza che ho ricevuto diversi anni fa: infatti ho lavorato dal 91 al 2000 in Lombardia. Ho sempre voluto sdebitarmi con loro, spero di farlo in questo modo». Un'esperienza che si preannuncia complicata, vissuta fianco a fianco con chi da oltre un mese si è ritrovato un'emergenza di proporzioni immani.

«Lavorerò nel pronto soccorso, con le stesse mansioni che ho ad Ostuni. E sono pronto ad offrire il mio contributo. Tante volte si fanno troppe differenze tra nord e sud, ritengo che mai come in queste circostanze bisogna essere uniti. Qualcuno mi ha detto racconta Lacorte - anche da noi, in provincia di Brindisi c'è emergenza. Qui in Emilia Romagna, così come in Lombardia, la situazione non è più di emergenza, ma ha superato ogni livello di tragicità. E sono le lacrime dei colleghi di Piacenza quando ci hanno accolto che davvero testimoniano il reale dramma che sta vivendo questa gente. Sono sicuro che sarà un'esperienza appagante da lato umano». Almeno tre le settimane, e con ogni probabilità saranno prorogate, che vedranno, l'infermiere ostunese, lontano dalla sua città.

«Sì il sacrificio di lasciare, in questo periodo mia moglie ed i miei figli, e gli affetti più cari, è immane: però conclude Lacorte con la voce rotta dall'emozione - ho la fortuna di avere con me una famiglia forte che ha compreso il momento e questa mia scelta».

E l'intera città di Ostuni è già grata a Giuseppe Lacorte per questo esempio di altruismo e generosità.

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