Positivo infermiere del 118: chiesto screening di massa

Positivo infermiere del 118: chiesto screening di massa
di Maurizio DISTANTE
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Domenica 5 Aprile 2020, 12:14
Tamponi e dispositivi di protezione individuale sono ancora i due temi maggiormente dibattuti tra gli operatori sanitari. Nonostante le parole del direttore generale dell'Asl di Brindisi, Giuseppe Pasqualone, che nelle scorse ore è intervenuto per tranquillizzare l'ambiente sulle dotazioni di sicurezza e sull'implementazione di un servizio di analisi dei tamponi all'altezza dei bisogni, dal sindacato e dall'ordine degli infermieri sono arrivate critiche e richieste per imprimere un'accelerazione al motore dei controlli e della protezione.

I Cobas, tuttavia, hanno comunicato che il 2 aprile vi è stato il primo caso di positività al Covid-19, si tratta di un infermiere del 118, servizio che è gestito da associazioni private convenzionate con l'Asl. «Tale risultato - spiega Roberto Aprile, portavoce dei Cobas del lavoro privato - è arrivato a 10 giorni dal prelievo, lasciando i colleghi dell'infermiere in ansia. Questo stato d'animo non è finito con l'esito del tampone poiché gli stessi colleghi chiedono che le analisi siano estese a tutti i sanitari del 118, sia per tutelare i propri cari ma soprattutto per tutelare i pazienti, visto che potrebbero essere asintomatici».

Le disposizioni attuali, fanno sapere dai Cobas, prevedono l'esame del tampone al personale 118 solo in presenza di sintomi. «Questa cosa è sbagliata: chiediamo, perciò, che si faccia uno screening a tutti gli operatori e che i risultati siano celeri al fine di evitare una tragedia annunciata. Per questo il personale del 118 auspica che i tamponi vengano estesi anche alle associazioni, a dipendenti e volontari che lavorano sulle ambulanze. Sembra un'assurdità ma l'assenza sistematica di uno screening sui sanitari del 118 potrebbe innescare un vero dramma sanitario».

Dopo che il direttore generale ha annunciato il tampone per il personale sanitario, Aprile si chiede se alla categoria appartengano anche gli infermieri, i soccorritori, i medici e gli autisti del 118, legati alle associazioni di volontariato esterne all'azienda, o solo i dipendenti Asl. «Se sono considerati fuori dal personale sanitario conclude il sindacalista -, l'Asl deve imporre immediatamente alle associazioni la realizzazione dei tamponi».
Anche Antonio Scarpa, presidente dell'Opi, l'Ordine delle professioni infermieristiche, è stato critico col direttore generale che ha sottolineato l'importanza di seguire le regole di comportamento codificate nelle norme vigenti, a partire dagli operatori sanitari: secondo Scarpa, il manager dovrebbe concentrarsi ad aumentare la sicurezza in corsia, implementando al meglio i percorsi di separazione tra ambienti covid e non-covid, limitando gli ordini di servizio che spostano gli operatori da un reparto all'altro, fatto che contribuisce a incrementare il livello di promiscuità, e fornendo Dpi adatti allo scopo.

«L'Opi, raccogliendo le segnalazioni degli iscritti, ha sollecitato i dirigenti Asl ad adottare protocolli di sicurezza anticontagio e ad assicurare a tutti gli operatori sanitari esposti al contagio da Covid-19 adeguati strumenti di protezione individuale nel rispetto della normativa a tutela della salute dei lavoratori. Per questo, l'ordine non può esimersi dal dissentire dalle dichiarazioni del direttore generale. A questo proposito, sottolineamo che gli infermieri, in particolare i colleghi chiamati a operare nei reparti Covid dell'ospedale Antonio Perrino, sono sottoposti ormai da molti giorni a un pressante stress psicofisico causato non solo dall'immaginabile sovraccarico di lavoro, che pure accettano nella situazione di assoluta emergenza, ma altresì dal susseguirsi incessante di nuovi ordini di servizio che ne dispongono, di ora in ora, spostamenti tra i reparti».

In realtà, anche Pasqualone aveva reso onore al lavoro degli operatori in prima linea, rimarcando l'impegno e la professionalità proprio degli infermieri, ma Scarpa alla luce dei resoconto degli iscritti impegnati in prima linea ha voluto ribadire quali siano gli interventi più urgenti richiesti dalla categoria, stigmatizzando ancora le frasi rilasciate dal dg alla stampa sulla presunta poca attenzione dei sanitari al rispetto delle regole di comportamento. «I Dpi, oggi sufficienti, sono inidonei poichè non hanno adeguate proprietà filtranti e se bagnati anche con liquidi disinfettanti aderiscono ai vestiti. La richiesta degli operatori sanitari di essere sottoposti agli esami che escludano la positività al covid, poi, è ancora sulla carta. È evidente che in tali condizioni ogni riferimento ad attenzionare il comportamento del personale sanitario appare inopportuno, laddove piuttosto si imporrebbe una maggiore attenzione alla tutela del personale da parte della dirigenza dell'Asl».
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