Bagagli smarriti: dal Cetma di Brindisi al convegno in Norvegia in jeans e bermuda

Bagagli smarriti: dal Cetma di Brindisi al convegno in Norvegia in jeans e bermuda
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Mercoledì 6 Luglio 2022, 13:12 - Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 10:16

Piccola disavventura per due ricercatori del Cetma di Brindisi, il Centro ricerche europeo di tecnologie, design e materiali. I bagagli dei due partecipanti ad un convegno in Norvegia sono andati smarriti, insieme a giacche, camicie e cravatte in essi contenute. E la presentazione, giocoforza, è stata fatta in jeans e bermuda.

I primi ritardi e la coincidenza mancata

A diffondere la notizia è stato lo stesso centro ricerche in un post ironico dal proprio profilo ufficiale su Facebook, scritto il 1° luglio scorso: «Dura la vita del ricercatore. Il suo è un viaggio metaforico che lo porta spesso oltre i confini della conoscenza, ma che talvolta può tradursi in un travagliato pellegrinaggio tra gli aeroporti di mezza Europa. È questo il caso dei nostri 2 ricercatori Antonio Luparelli ed Amedeo Ingrosso, partiti alla volta di Ålesund per l'Assemblea Generale del progetto Collectief, nella quale avrebbero tenuto un workshop sui risultati ottenuti da Cetma nel primo anno di progetto. Antonio ed Amedeo, data scientist uno e software engineer l’altro, sono partiti con un bagaglio di entusiasmo ed ottimi propositi dall’aeroporto di Brindisi verso un viaggio tanto atteso quanto gratificante, che li avrebbe ripagati del lavoro e dei tanti sacrifici affrontati nell’ultimo anno. Non potevano immaginare però che, giusto due scali dopo, a pagare sarebbero stati di nuovo loro. L’aereo che li ha portati a Roma ha mantenuto le promesse circa l’orario d’arrivo, ma il successivo, quello per lo scalo ad Amsterdam, non ha fatto altrettanto, registrando 3 ore di ritardo. Coincidenza irrimediabilmente persa per Ålesund, assieme al primo giorno di meeting, previsto a partire dalla mattina successiva».

Mancano le valigie

Ma la disavventura non si era conclusa. Anzi. Continua il post del Cetma: «Apprezzabile il tentativo della compagnia aerea di sopperire al disagio: viene messa a disposizione dei due viaggiatori una stanza in un hotel adiacente all’aeroporto ed una lauta cena a base di pizza surgelata e birra. La mattina successiva si riparte, e la Norvegia può finalmente accogliere i nostri ricercatori. All’arrivo in aeroporto però, l’unico bagaglio che i due riescono a recuperare è quello carico di entusiasmo e buoni propositi.Nessuna notizia invece riguardo quello contenente i vestiti, verosimilmente rimasto ad Amsterdam per qualche giorno in più di vacanza. Incuranti del fresco clima scandinavo, Antonio ed Amedeo raggiungono l’hotel in bermuda e maglietta, sfidando il clima ostile e puntando tutte le residue speranze per un dress code decoroso sul negozio dell’hotel, dove scopriranno presto e con rammarico che non c’è nulla che faccia al caso loro. La valigia, quella con le camicie stirate e le giacche di lino, arriverà solo il giorno dopo, a meeting già concluso e a poche ore dalla ripartenza. Il workshop si rivelerà un gran successo e, nonostante le presentazioni in bermuda, il loro sarà uno degli interventi maggiormente apprezzati sia dai coordinatori della Norwegian University of Science and Technology che dai partner del progetto. A dimostrazione del fatto che l’abito non fa il monaco, ma neanche il ricercatore».

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