Addio alla ex colmata British Gas: diventerà una banchina commerciale

Un rendering del progetto relativo al banchinamento della colmata di Capo Bianco
Un rendering del progetto relativo al banchinamento della colmata di Capo Bianco
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Lunedì 1 Agosto 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 22:39

Al via l’iter per la Valutazione d’impatto ambientale del progetto, voluto dall'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale, relativo al completamento ed al banchinamento della colmata ex Brindisi Lng, a Capo Bianco. L’opera, attualmente nella fase progettuale dello studio di fattibilità tecnica ed economica e finanziata nell’ambito del Pnrr, avrà un costo di poco inferiore ai 58 milioni di euro.

La Zona franca doganale

Il nuovo banchinamento e il recupero funzionale dei piazzali, che hanno già ottenuto su richiesta dell'Authority dall’Agenzia delle dogane il riconoscimento di Zona franca doganale interclusa, all’interno della Zes interregionale adriatica di Puglia e Molise, prevede la realizzazione di una gettata ad est della colmata British Gas attualmente esistente, per una lunghezza complessiva di 365 metri, e di un’altra nella direzione opposta di 270 metri, costituita da “una mantellata e un filtro in massi naturali” con nucleo in misto naturale di cava e completata con “un massiccio di coronamento in calcestruzzo”. La banchina vera e propria sarà realizzata, essendo stato escluso l’utilizzo di cassoni cellulari, con la costruzione di un combiwall palo-palancola ancorato con tirante de trave di contrasto in cemento armato sostenuta da pali trivellati di grande diametro. La profondità al piede del banchinamento sarà di 12 metri al di sotto del livello del mare. Il conferimento dei sedimenti di dragaggio, relativi anche al lato ovest della nuova area, è previsto in colmata. È prevista anche la realizzazione di un piazzale per lo svolgimento delle operazioni portuali a quota finita di 3 metri e mezzo al di sopra del livello del mare, mediante il riempimento con misto di cava e pavimentazione in calcestruzzo. Il piazzale, nelle aree in cui è previsto il conferimento dei materiali provenienti dai dragaggi, sarà consolidato con colonne di ghiaia. E ovviamente nell’area saranno presenti tutti gli arredi di banchina necessari, a partire da bitte in ghisa da cento tonnellate, parabordi cilindrici in gomma e scalette alla marinata.

Nuovi traffici

La nuova banchina sarà idonea “all’ormeggio di una nave di grandi dimensioni o due unità di medie dimensioni” mentre il piazzale retrostante sarà “sviluppato su un’area di circa 14 ettari (140.000 metri quadri)”. Obiettivo dell’opera è quello di “aumentare la dotazione infrastrutturale portuale del porto di Brindisi, tramite il recupero funzionale di una struttura esistente (colmata cosiddetta “British Gas” in area Capo Bianco) e il completamento della infrastrutturazione, ottenendo così la piena funzionalità di aree al momento non utilizzabili”, si legge nella relazione che accompagna la documentazione progettuale sul sito del ministero della Transizione ecologica.
“La rilevanza di tale intervento, e di un suo sviluppo in tempi rapidi, è ancor più marcata - si legge ancora - nell’attuale contesto storico cittadino di transizione energetica e di urgente rilancio della economia locale.

Proprio l’evidente urgenza della realizzazione di tale infrastruttura è motivo del suo inserimento nel paniere di progetti posti a finanziamento con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinati al miglioramento infrastrutturale dei porti e derivanti dal programma europeo Next Generation Eu”.

L'impatto occupazionale

Alla documentazione progettuale è allegato anche lo Studio di impatto ambientale, che la commissione tecnica Via dovrà valutare nell’ambito dell’iter autorizzativo. Il documento contiene i possibili impatti non solo dal punto di vista ambientale, paesaggistico e sonoro in fase di cantiere e in fase di esercizio ma anche i risvolti positivi per il porto e la città. “Per quanto riguarda la fase di esercizio, la componente sarà caratterizzata, innanzi tutto, dall’impatto positivo e diretto - si legge infatti nello Studio di impatto ambientale - relativo all’incremento dei posti di lavoro relativi all’insediamento di nuove attività lavorative e, anche, all’indotto economico ad esse associato”. Inoltre, si legge ancora, “sempre nella fase di esercizio, per quanto concerne la salute umana, non sono attesi impatti negativi in quanto, come già scritto nei paragrafi dedicati alle componenti aria e rumore, l’alterazione prodotta dalle nuove attività portuali nono soltanto sarà contenuta entro i limiti di legge bensì anche non raggiungerà la popolazione (recettori sensibili). Per quanto riguarda la fase di cantiere, analogamente, si verificherà da un lato l’incremento delle opportunità di lavoro legate all’impiego di manodopera locale per i lavori, ossia un impatto positivo e diretto, dall’altro una condizione di disturbo, non rilevante oltre che temporanea e reversibile”.

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