Cinesi "travestiti" da badanti, ecco come ottenevano i certificati fasulli/ I nomi degli indagati

Cinesi "travestiti" da badanti, ecco come ottenevano i certificati fasulli/ I nomi degli indagati
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 15 Marzo 2017, 12:06 - Ultimo aggiornamento: 13:43
BRINDISI - È stato un sovrannumero di “ badanti” di nazionalità cinese a insospettire gli investigatori. Dagli accertamenti compiuti poi presso lo sportello Immigrazione della prefettura è emerso che l’anomalia aveva forse una spiegazione non lecita: una trama di attestazioni fittizie ordita con la presunta complicità di professionisti, un medico e avvocato. È così che, scavando, sono emersi diversi rapporti di lavoro dubbi. In taluni casi ritenuti del tutto inesistenti. Sarebbero serviti a regolarizzare la posizione di alcuni stranieri privi di permesso, ma interessati a restare in Italia. Persone che, approfittando di una sanatoria del 2012, hanno poi ottenuto le dovute autorizzazioni.
Il “giro” di falsi certificati è stato oggetto di una indagine del pm di Brindisi, Francesco Carluccio, che ha chiuso l’inchiesta e notificato il relativo avviso (con valore di informazione di garanzia) in tutto a 37 persone, 16 italiani e 21 stranieri.
La regolarizzazione poteva essere richiesta da datori di lavoro che avevano alle proprie dipendenze persone straniere “in nero” dal dicembre 2011.
Secondo quanto ipotizzato dietro il pagamento di un corrispettivo che poteva oscillare dai 400 ai 6.400 euro venivano fornite “false certificazioni” attestanti un rapporto di lavoro fittizio, per lo più lavoro di “ badanti”.
Il meccanismo è stato scoperto analizzando le numerose richieste formulate. Dalle verifiche svolte dai poliziotti dell’ufficio Immigrazione è emerso che molte richieste giungevano dal medesimo computer, così come rilevato dalla polizia sulla base dell’analisi dell’identificativo di provenienza, in ristretti lassi di tempo. Ad attirare l’attenzione della polizia è stata l’alta incidenza di uomini, per lo più cinesi, ad effettuare prestazioni di collaboratori domestici o badanti.
Nell’inchiesta sono coinvolti anche professionisti, tra cui un avvocato, un medico e operatori del sociale. Tre le distinte cellule su cui si è concentrata l’attività investigativa, operanti a Brindisi, San Donaci e San Pietro Vernotico. Gli stranieri sono di varie nazionalità: Cina, Ucraina, Russia, Pakistan, Tunisia, Senegal.
I reati contestati a vario titolo sono il favoreggiamento della permanenza illegale mediante la presentazione di falsa domanda di emersione e produzione di falsi documenti, la falsità materiale in atti pubblici al fine di determinare il rilascio di un permesso di soggiorno nell’ambito di una procedura di emersione da lavoro irregolare e favoreggiamento della permanenza illegale dello straniero; favoreggiamento dell’ingresso illegale mediante false dichiarazioni di assunzione e ospitalità.
Sono 23 i capi d’accusa per fatti accaduti tra il 2012 e il 2013, al momento della data della trasmissione telematica della domanda.
In un caso sarebbe stata consegnata la somma di 2mila euro a una donna di Lecce che avrebbe curato la pratica di un 34enne senegalese. Sarebbe stata acquisita la disponibilità di un’altra persona a figurare quale datrice di lavoro. La pratica sarebbe quindi stata istruita attraverso il sito del ministero dell’Interno. Sarebbe quindi stata falsamente attestata l’esistenza di un pregresso rapporto di lavoro da regolarizzare. Una volta convocati i due diretti interessati presso lo sportello unico dell’immigrazione, in Prefettura a Brindisi, sarebbe stato quindi prodotto un certificato medico “finto”, sostiene l’accusa.
Gli indagati, di Brindisi, Copertino, Lecce, San Donaci, San Pietro Vernotico, Francavilla Fontana, Cellino San Marco, hanno venti giorni di tempo dalla notifica dell’avviso di fine indagini da parte degli agenti della Squadra mobile di Brindisi, per chiedere di essere ascoltati dal pm o per presentare memorie.

Ecco chi sono gli indagati italiani:
Beatrice Verri, 59 anni, di Lecce; Carmelina Marrazza, 51 anni, di Mesagne; Salvatore Accogli, 49 anni, di San Donaci; Nicola Pepe, 72 anni, di San Donaci; Bruno Iazzi, 61 anni, di Cellino; Francesco Trono (medico), di 64 anni, di Copertino; Mina Celestini (avvocato), 46 anni, di Copertino; Addolorata Gioia, 58 anni, di Francavilla Fontana; Cosima Marolo, 67 anni, di Brindisi; Luciano Marolo, 77 anni, di Brindisi; Emere Bono, 78 anni, di Brindisi; Ettore Calì, 49 anni, di Brindisi; Stefano De Marco, 55 anni, di Brindisi; Giuseppe Sessa, 64 anni, di Brindisi; Sandro Perrone, 48 anni, di San Pietro Vernotico; Domenico Screti, 51 anni, di San Pietro Vernotico.
Gli stranieri sono di nazionalità pakistana, indiana, cinese, ucraina, russa, tunisina. Sono assistiti dagli avvocati Francesco Cascione, Carlo Carrieri, Attilio Converso, Francesco Corbascio, Vita Cavaliere, Ester Nemola, Giuseppe Rosafio, Marcello Pennetta.
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