Chiesto il rimborso a cinque dipendenti delle Agenzie delle Entrate accusati di tangenti

Chiesto il rimborso a cinque dipendenti delle Agenzie delle Entrate accusati di tangenti
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 30 Marzo 2016, 06:14 - Ultimo aggiornamento: 13:57
BRINDISI - A sei anni di distanza dalla sentenza di patteggiamento per tangenti, arriva la Corte dei Conti a battere cassa nei confronti di cinque dipendenti dell'Agenzia delle Entrate che furono ritenuti “infedeli” e che finirono al centro di un'inchiesta della procura di Brindisi nell'ambito della quale furono anche spiccate delle ordinanze di custodia cautelare. E che secondo quanto stabilito procurarono oltre al resto un “danno d'immagine” al Fisco.

La Sezione giurisdizionale per la Regione Puglia della Corte dei Conti ha stabilito che Giovanni Pizzolla, 56 anni, di San Michele Salentino, operatore tributario, debba restituire 9mila euro; Salvatore Santoro, 65 anni, di Ceglie Messapica, collaboratore tributario, dovrà rendere invece 8mila euro. Ci sono poi i 6.500 euro di Alfredo Cisternino, 60 anni di Ostuni, anch'egli collaboratore tributario; i 3mila euro di Antonio Scalera, di 40 anni, di Mesagne, assistente tributario e gli 11mila di Vincenzo Sgura, 57 anni, di Ostuni, direttore tributario di servizio che ha affrontato due diversi “giudizi” dinanzi alla magistratura contabile, esattamente come accadde dinanzi a quella penale.
Sono difesi dagli avvocati Danilo Di Serio, Aldo Gianfreda, Leonardo Macchitella, Alessandro Orlandini, Pasquale Andriola. La sentenza non è definitiva e può ancora essere impugnata.
L'inchiesta sul presunto giro di mazzette partì dalla denuncia di un imprenditore di Carovigno al quale fu proposto di pagare una tangente in cambio della quale i funzionari deputati ai controlli avrebbero chiuso un occhio sulle irregolarità dell'azienda. Anche quando tutto risultava essere perfettamente in regola. Accertamenti tecnici resero possibile la scoperta del giro di concussioni. Chiedevano di tutto: denaro, pranzi gratis in ristoranti sottoposti a verifiche o in odore di controlli, pesce fresco e vivande di ogni tipo, ma anche cappotti in cashmere: da qui, il nome della operazione.
A quanto rilevato dalla Corte dei Conti, sulla base dell'analisi dei procedimenti penali che si sono svolti e conclusi a Brindisi «i funzionari coinvolti rilevavano anticipatamente al contribuente la programmazione di attività ispettive da parte dell'amministrazione in modo tale di consentire al contribuente di prepararsi contabilmente e documentalmente all'imminente controllo».
La fondatezza dei fatti contestati, è emerso, ha trovato conferma «in una serie di elementi probatori quali pedinamenti, sommarie informazioni testimoniali, perquisizioni personali e locali, accertamenti bancari».
L'ammontare delle somme intascate è stato quantificato dalla procura regionale della Corte dei Conti che ha anche ravvisato un «grave danno all'immagine dell'Agenzia dell'Entrate, presso la quale i funzionari prestavano servizio, tenuto conto della vasta risonanza degli episodi sia nell'ambito dell'amministrazione, sia sul piano giudiziario». Quanto al danno, ai sensi della legge anticorruzione del 2012, era stato chiesto un risarcimento di una somma pari al doppio rispetto a quella percepita. Ma la tesi non è passata, trattandosi di condotte - quelle per cui i cinque hanno patteggiato, antecedenti all'entrata in vigore della norma.
Così come non è stata condivisa l'argomentazione difensiva secondo cui una sentenza di patteggiamento non fosse equiparabile a un verdetto di condanna, tanto da rendere inammissibile la domanda di risarcimento del danno all'immagine.
La Procura regionale ha quindi dimostrato «il vasto clamore suscitato dalle fattispecie in esame». Tanto che «le malversazioni poste in essere sono state oggetto di numerosi articoli su giornali locali e nazionali». «Il nocumento - si legge nella sentenza - ha interessato l'immagine dell'amministrazione di riferimento sia presso l'opinione pubblica, sia all'interno dell'ambiente lavorativo e nell'ambito della struttura di appartenenza».
R.Gra.
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