Caso Brindisi, si fanno i conti: un buco di quasi 13 milioni

Caso Brindisi, si fanno i conti: un buco di quasi 13 milioni
di Roberta GRASSI
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Martedì 16 Febbraio 2016, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 13:32
Passata (neppure troppo) la bufera, è tempo di conteggi. Una volta fatto emergere il presunto malaffare, una volta acquisite due confessioni “secretate”, si va avanti con le indagini per dare riscontro ai nuovi fatti emersi ma anche per quantificare il presunto danno arrecato alla collettività dal presunto accordo corruttivo tra l’ex sindaco di Brindisi Mimmo Consales e il patron della ditta appaltatrice Nubile Luca Screti.
Il conto è salato. Si parte da un dato di base: i 6 milioni e 400mila euro che la società deve ad Equitalia, e quindi al Fisco. Sono cartelle che risalgono a un periodo che va dal 2000 in poi e che non rientrano nell’indagine più recente, ma che comunque rivestono un interesse per la procura che sta verificando ogni risvolto dei rapporti tra l’azienda e la pubblica amministrazione, anche per quel che riguarda la legittimità dei mandati di pagamento.
 
Tornando ai fatti più recenti, ci sono i 3.121.000 euro di ingiusto profitto incassato solo nel 2014 da Nubile per la gestione che non sarebbe stata compiuta in modo corretto dell’impianto di biostabilizzazione e produzione Cdr e Css della via per Pandi e poi anche i 450mila euro di “maggiore” ecotassa toccata ai Comuni per il presunto bluff che sarebbe servito a pagare una tangente da 30mila euro al primo cittadino che invece con Equitalia aveva conti in sospeso per 315mila euro e una rateizzazione fino al 2018.

Quindi, ancora, i 900mila euro di royalties che Nubile deve ancora al Comune, 800mila euro di debito con l’ente per la gestione “post mortem” della discarica, cioè a saturazione del sito di Autigno (che è sequestrato nell’ambito di un’altra inchiesta) e ancora altri 900mila euro spesi dall’ente pubblico per raccogliere il percolato dei rifiuti e che dovrebbe accollarsi il gestore.

Resta ancora da accertare se la Nubile che dal dicembre del 2013 ha avuto in affidamento anche la discarica di Autigno, abbia versato l’Ecotassa alla Regione. Spettava all’azienda, infatti, in virtù dell’appalto da 176 milioni di euro, dirottare a Bari l’ammontare della “sanzione” per la spazzatura conferita in discarica. Ma vi sono seri dubbi, espressi ai magistrati dal funzionario comunale Gianluca Cuomo (sentito come persona informata sui fatti numerose volte), che ciò sia stato realmente fatto. A richiesta specifica la Nubile si sarebbe rifiutata di rispondere al Comune di Brindisi. Qualora così fosse ci sarebbe una cifra milionaria non versata che non potrebbe certamente essere richiesta nuovamente alle municipalità della provincia di Brindisi che l’hanno già corrisposta. Ma che invece potrebbe essere rivendicata dinanzi a un giudice.

L’inchiesta, intanto, prosegue.
I consulenti dei pm Giuseppe De Nozza e Savina Toscani dovranno frugare nelle memorie digitali di computer, tablet, telefoni sequestrati il 6 febbraio scorso, quando oltre a Consales e Screti è stato arrestato anche il capo ufficio amministrazione della Nubile, Massimo Vergara. C’è anche una enorme mole di carte da visionare. E ci sono le dichiarazioni rese spontaneamente in un lungo interrogatorio davanti ai pm da Screti, al fianco dell’avvocato Vincenzo Farina, che si sono spinte ben oltre le contestazioni. Anche Vergara ha confessato, ma davanti al gip. Entrambi i verbali sono coperti da un velo di riservatezza perché ritenuti molto utili alle indagini. Il giro degli indagati è destinato ad allargarsi. Non si esclude di procedere per stralci.Il 29 febbraio, invece, è fissata la camera di consiglio dinanzi al giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Licci, che deciderà se accogliere o meno la richiesta di misura cautelare interdittiva formulata dall’accusa per la società, coinvolta come persona giuridica. La Nubile, che dopo il rigetto della domanda di concordato preventivo da parte del Tribunale, dovuto all’insufficienza delle garanzie presentate, è sull’orlo del crac. Secondo l’accusa dopo la cessione di rami d’azienda, dopo che le quote erano andate per metà a una società di Molfetta e per metà alla sorella di Screti, era amministrata da una “testa di legno”. L’imprenditore che ne è lo storico proprietario avrebbe mantenuto “di fatto” la maggioranza delle quote. Mentre il neo amministratore, Francesco De Marco, è “nato e residente in provincia di Bologna e soprattutto non è legato da qualsivoglia interesse con la città di Brindisi”.



 
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