Case popolari al cane del boss e agli amici del clan, l'assessore al Patrimonio: «Già partita la verifica»

Case popolari nel quartiere Sant'Elia, a Brindisi
Case popolari nel quartiere Sant'Elia, a Brindisi
di Lucia PEZZUTO
4 Minuti di Lettura
Giovedì 2 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:57

Case popolari nelle mani della criminalità? Il Comune di Brindisi avvia un’attività ispettiva sulle assegnazioni e chiede la collaborazione della magistratura. Hanno fatto scattare parecchi campanelli d’allarme le risultanze investigative a carico del brindisino Gianluca Volpe, arrestato due giorni fa dalla Squadra mobile di Brindisi nell’ambito di una operazione antimafia che ha portato in carcere 13 persone per rapina, estorsione e droga. Nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare si evince che l’organizzazione criminale avrebbe avuto in mano l’assegnazione degli alloggi popolari.

Una casa popolare per il cane del boss

In particolare sarebbe stato lo stesso Volpe a sostenere di avere non un solo alloggio, quello che ospiti il suo cane, ma anche altri per chiunque si sia rivolto al clan ed avesse avuto bisogno di una casa. "Risulta – si legge nell’ordinanza - come al clan si rivolgesse chi aveva necessità di alloggi residenziali pubblici, di cui il sodalizio poteva disporre del tutto al di fuori delle lecite e rituali procedure di assegnazione”. Alla luce di tutto questo il Comune di Brindisi ha deciso di aprire una verifica sulle assegnazioni. «Noi non abbiamo avuto indicazioni alcuna se non dalla stampa - dice Mauro Masiello, assessore comunale alle Politiche abitative - ed appena le ho viste ho chiesto al settore casa del Comune di approfondire e cercare di capire se tra questi nominativi c’è qualcuno che sia assegnatario o meno. Non è semplice identificare una casa occupata abusivamente perché per noi all’interno c’è una persona e se non abbiamo comunicazioni differenti per noi l’intestatario è quello. Sebbene abbiamo fatto un protocollo con la Procura ed i vigili urbani che non appena c’è la notizia di una occupazione abusiva si chiede al pubblico ministero un provvedimento di sequestro preventivo e noi sgomberiamo l’immobile. Ne abbiamo liberati in questi cinque anni quasi trentacinque, una cosa mai successa, più volte lo stesso alloggio».

L’assegnazione degli alloggi è una cosa, dunque, ma chi poi realmente abita in quelle case è un’altra. Il Comune ne è consapevole, il più delle volte anche una segnalazione può bastare a far scoprire l’inganno ma nel caso specifico, quello relativo all’operazione antimafia, la situazione sembra più complessa.

Il mercato nero degli alloggi

«Difficilmente un alloggio passa ad altro senza giustificazione, o rientra nei parametri del subentro o nella sanatoria, in questo caso ci devono essere una serie di requisiti», dice Masiello. «Noi - aggiunge - le abbiamo fatte le sanatorie ed abbiamo anche molto accelerato perché erano bloccate da dieci anni. Che poi possa esserci un mercato di compravendita di abitazioni totalmente illegale, questo ne siamo consapevoli. Ma tra casa Arca Nord e case del Comune, perché il Comune assegna anche quelle di Arca Nord, sono 3.300 alloggi circa e gestirli e controllarli non è semplice. Abbiamo dato una stretta notevole. Chiederemo alla Questura un estratto, quello che ci possono dare, in modo da riuscire ad identificare degli indirizzi o dei nominativi, per verificare chi realmente abita in quegli alloggi». Arrivati a questo punto il Comune conta sulla collaborazione degli inquirenti e dei magistrati per andare in fondo alla vicenda. Il rischio o la fortuna, dipende da come la si vuol vedere, è quello di scoperchiare il classico “vaso di Pandora” portando alla luce un fenomeno che oramai ha preso piede anche negli ambienti criminali quello dell’assegnazione illegale degli alloggi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA