Camera di Commercio, Brindisi perde gli uffici: sarà accorpata a Taranto

Camera di Commercio, Brindisi perde gli uffici: sarà accorpata a Taranto
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Venerdì 21 Agosto 2020, 12:19
È ormai quasi completamente perduta, anche se una minima speranza rimane, la battaglia per mantenere a Brindisi la Camera di commercio, destinata dopo il riordino voluto dal governo Renzi all'accorpamento con l'ente camerale di Taranto. Dopo la sentenza della Corte costituzionale, pubblicata in Gazzetta ufficiale qualche giorno fa, si attende infatti la fissazione dell'udienza di merito, prima della successiva decisione finale, di fronte al Tar del Lazio nell'ambito del ricorso presentato dalla Camera di commercio brindisina.

Era stato proprio il Tribunale amministrativo regionale, non solo nell'ambito del giudizio avviato dall'ente camerale brindisino ma anche dalle Camere di commercio di Massa-Carrara, Rieti, Pavia e Terni, a rivolgersi alla Consulta, in particolare riguardo alla costituzionalità della legge delega sul riordino. Questione sulla quale la Corte costituzionale, per le verità, si era già espressa in un'altra occasione, stabilendo che il decreto di attuazione del ministro dello Sviluppo economico dovesse essere adottato previa intesa con la conferenza Stato-Regioni e non, come previsto in precedenza, solo sentita la conferenza Stato-Regioni.

Nonostante i vari tentativi esperiti dal governo, infatti, l'accordo non si è mai formalmente raggiunto. E così, per evitare lo stallo, il decreto è stato comunque adottato. Un iter contestato da diverse Camere di commercio, compresa quella di Brindisi, ma che è invece difeso da Unioncamere, l'Unione nazionale degli enti camerali.
La Corte costituzionale, tuttavia, ha stabilito che, nonostante la mancata formalizzazione dell'accordo in conferenza Stato-Regioni, le contestazioni degli enti camerali non sono fondate. I giudici della Consulta, infatti, sottolineano che per costante giurisprudenza di questa Corte, l'intesa non pone un obbligo di risultati ma solo di mezzi. Se, infatti, da un lato, il superamento del dissenso deve essere reso possibile, anche col prevalere della volontà di uno dei soggetti coinvolti, per evitare che l'inerzia di una delle parti determini un blocco procedimentale, impedendo ogni deliberazione; dall'altro, il principio di leale collaborazione non consente che l'assunzione unilaterale dell'atto da parte dell'autorità centrale sia mera conseguenza automatica del mancato raggiungimento dell'intesa entro un determinato periodo di tempo o dell'urgenza del provvedere.

Il principio di leale collaborazione, in sostanza, esige che le procedure volte a raggiungere l'intesa siano configurate in modo tale da consentire l'adeguato sviluppo delle trattative al fine di superare le divergenze. Per la Consulta, dunque, il principio di leale collaborazione è stato rispettato.
La decisione, a questo punto, spetta come detto al Tar del Lazio. Di fronte al quale, con l'ultima decisione della giunta camerale presieduta da Alfredo Malcarne, venuto a mancare improvvisamente qualche settimana fa e che aveva fatto della lotta contro l'accorpamento una delle sue battaglie in favore del territorio, l'ente brindisino aveva evidenziato prima di tutto di poter vantare su un equilibrio economico e finanziario, essendo da due anni consecutivi in pareggio di bilancio. Cosa, sostiene la difesa della Camera di commercio brindisina, che non vale invece per Taranto. La quale, dunque, sostiene Brindisi, potrebbe avvantaggiarsi e migliorare la propria situazione economico finanziaria grazie al pagamento del diritto annuale da parte delle imprese del capoluogo messapico.

A rendere più ingarbugliata la situazione, nel frattempo, è intervenuto poi anche il governo con il cosiddetto decreto Agosto, in particolare con l'articolo 61. Non tanto con il primo comma, che non riguarda la Camera di commercio di Brindisi la quale ha ottenuto la sospensiva dell'accorpamento dal Tar del lazio, quanto con il secondo, che prevede per gli enti camerali con gli organismi scaduti, proprio come quello del capoluogo messapico, il commissariamento.

«Il rischio è - spiega il presidente facente funzioni Emanuele Sternativo - che se passa il decreto Brindisi sarà commissariata. E immaginiamo che tutto quanto fatto fino ad ora contro l'accorpamento cadrà, cominciando con il ritiro del ricorso. Siamo, quindi, fortemente a rischio. L'unica speranza è, quindi, che nell'iter di conversione il decreto possa essere rivisto, dato che la battaglia non riguarda solo noi. La nostra linea, dunque, non è cambiata ed è la stessa intrapresa insieme ad Alfredo: fare di tutto per mantenere la nostra autonomia, nell'interesse del territorio».

Battaglia sposata anche dall'Adoc che con il suo presidente Giuseppe Zippo parla di «ennesima mortificazione del territorio» e critica fortemente il «silenzio generale delle istituzioni, della politica, degli ordini professionali e delle associazioni di categoria».
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