Banchine senza acqua e luce. Così il megayacht va via

Banchine senza acqua e luce. Così il megayacht va via
di Francesco TRINCHERA
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Martedì 7 Settembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 09:40

BRINDISI - Il mercato del diportismo, in particolare per le imbarcazioni di grosse dimensioni, e le infrastrutture del porto di Brindisi continuano ad essere al centro del dibattito. Arrivano infatti nuove reazioni all’episodio segnalato sui propri canali social dalla pizzeria “Windsurf”, che ha pubblicato una lettera aperta al presidente dell’Autorità portuale Ugo Patroni Griffi da parte di Alessandro Flora, diportista che aveva ormeggiato nel porto di Brindisi. Nella missiva si spiegava che, nonostante la location per l’ormeggio fosse particolarmente bella, ha dovuto constatare che “la banchina non è provvista né di acqua né di corrente”. Flora ha aggiunto che “gli ospiti sarebbero voluti rimanere un’altra giornata” ma l’imbarcazione è dovuta partire avendo finito le scorte d’acqua. 
La lettera prosegue ricordando un precedente viaggio a Brindisi e si conclude con la domanda su “cosa è stato fatto negli ultimi 10 o 15 anni per invitare i grandi yacht a fermarsi”. A tornare sulla vicenda sono una serie di associazioni ambientaliste, ovvero il Forum Ambiente, Salute e Sviluppo, il Movimento No Tap/Snam ed il Wwf, che in una nota a più ampio respiro sulle opere che il Ministero della Mobilità sostenibile ha finanziato all’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Meridionale.
Le associazioni ricordano che “si aspetta da svariati anni che lo stesso Ente adegui, potenziandoli secondo le necessità, gli impianti esistenti in viale Regina Margherita, come da vecchi accordi”. Nel dettaglio, per gli ambientalisti “l’episodio dovrebbe indurre ad una seria ponderazione chi ha la responsabilità per evitare alla città tali pessime figure” ed allo stesso tempo “dovrebbe far riflettere un po’ tutti - al netto di strumentali e opportunistiche quanto personalistiche posizioni - sull’esigenza di guardare con maggiore attenzione e obiettività alle vicende portuali perché da queste dipende una buona parte dell’economia del territorio”.

La lettera

Nella stessa nota, gli estensori si soffermano anche sulla necessità di “reali interventi di «ammodernamento e efficientamento» che con tutta evidenza sono da anni necessari per una maggiore funzionalità del porto”. In particolare il riferimento è “all’elettrificazione delle banchine (Cold ironing), per cui il piano ha destinato somme per complessivi euro 675,63 milioni, di cui 326,43 milioni di euro sono stati destinati ad interventi delle Regioni del Sud (circa il 48,32percento)”. Rivendicando di aver portato avanti il tema da anni, le associazioni ritengono che questo intervento “pare non interessare molto l’Autorità portuale (nella vecchia e nella nuova versione) perché non basta inserirlo nei piani triennali ma si dovrebbe dar loro la priorità necessaria”. 
Sulla questione è anche acceso il botta e risposta tra gli enti nel rimpallo sulle competenze in merito all’infrastrutturazione delle banchine. In particolare sui social l’assessore agli Affari Legali Mauro Masiello ha voluto precisare che “l’amministrazione comunale non ha alcuna possibilità di intervento sulle banchine portuali, che sono invece di competenza di altro ente pubblico”, riferendosi in particolare a fornitura di energia elettrica ed acqua in quella parte di waterfront. Un’affermazione che fa da contraltare a quanto affermato dal presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Meridionale Ugo Patroni Griffi, che allo stesso modo aveva negato la competenza dell’ente portuale: lo scambio evidenzia le distanze tra i due enti sul tema, anche se l’assessore al Turismo Emma Taveri ha annunciato la volontà di creare un tavolo per un confronto sulla questione.

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