Brindisi, uccise il marito con l'acido: assolta per vizio totale di mente

I soccorsi all'uomo investito dall'acido
I soccorsi all'uomo investito dall'acido
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Martedì 25 Ottobre 2022, 21:53 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:02

Assolta la donna che il 3 agosto di due anni fa lanciò sul marito del liquido disgorgante provoncandogli ustioni sul 90 per cento del corpo che 35 giorni dopo causarono la morte. I giudici della Corte d’Assise di Brindisi (presidente Gianantonio Chiarelli, a latere il giudice togato Simone Orazio ed i giudici popolari) hanno ritenuto l’imputata affetta da vizio totale di mente. E per questo il dispositivo della sentenza letto oggi 25 ottobre attorno alle 13.30 ha previsto il ricovero in un ospedale giudiziario per un periodo non inferiore ai dieci anni. 

La richiesta: omicidio preterentenzionale

La donna è stata processata per verificare se potesse rispondere dell’ipotesi di reato di omicidio volontario pluriaggravato, il pubblico ministero Francesco Carluccio e l’avvocato difensore Amedeo Martina hanno chiesto entrambi l’assoluzione per vizio totale di mente, previa derubricazione del reato in omicidio preterintenzionale ritenendo che sì volesse fare del male al consorte ma che non fosse sua intenzione ammazzarlo. 

La tragedia della sera del 3 agosto 2020

Stiamo parlando della tragedia avvenuta nell’estate del 2020 in via Pace Brindisina, davanti ad un negozio di articoli per la casa raggiunto dalla donna insieme al marito Rosario Almiento a bordo della loro Fiat 500. Senza alcun preavviso, la coniuge si avvicinò al finestrino del conducente e svuotò sull’uomo gran parte del contenuto di una bottiglia di liquido disgorgante, un acido da maneggiare con cura e magari con guanti ed occhiali, precisano le istruzioni. Un acido che provocò anche a lei ustioni sulle braccia e sulle gambe, ma lievi rispetto a quelle del marito. Il liquido lo raggiunse in faccia per poi scivolare sul petto, l’addome e le gambe. L’abbigliamento leggero di quei giorni di afa persistente non trattennero nemmeno una goccia, l’uomo uscì urlando dall’abitacolo e fu soccorso dai passanti e da un ispettore della Digos libero dal servizio che chiese l’intervento delle ambulanze del 118 e dei poliziotti delle Volanti.

Morto dopo 35 giorni

Ricoverato nel reparto Grandi ustionati dell’ospedale Antonio Perrino, Almiento morì l’8 settembre a 52 anni.

La moglie era stata arrestata la sera in cui aveva manifestato la pericolosità delle sue turbe psichiatriche e condotta in una Rems, una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e ritenuti socialmente pericolosi. Struttura dove si trova ancora oggi in attesa di giudizio definitivo.

Il gup: stop, omicidio volontario

L’inchiesta condotta dalla Procura di Brindisi con i poliziotti della Squadra mobile diretti dalla vicequestore Rita Sverdigliozzi, le hanno contestato l’omicidio preterentenzionale. Ed anche alla luce dell’esito delle perizie psichiatrico, la difesa optò per il processo con il rito abbreviato per chiedere l’assoluzione. Di diverso avviso fu il giudice per l’udienza preliminare Vittorio Testi che all’esito della camera di consiglio non emise una sentenza ma un’ordinanza per riqualificare la contestazione in omicidio volontario pluriaggravato.
Orientamento mantenuto dalla Corte d’Assise al termine del processo con dibattimento in aula che ha visto tra i testimoni anche alcuni parenti parlare del possibile movente di quello scatto di ira distruttiva: la donna temeva di essere tradita. Timore infondato, hanno detto i testimoni. Almiento era rimasto accanto alla moglie per aiutarla a curare le turbe psichiche.
Sarà tutto spiegato nelle motivazioni della sentenza attese entro tre mesi. La difesa valuterà se impugnarla, anche perché non è stata considerata la richiesta di sostituire la misura cautelare in una Rems con una meno afflittiva in una Crap (Comunità riabilitativa assistenziale psichiatrica).
 

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