Tutto prescritto: sperano i 170 proprietari del villaggio sequestrato

Acque chiare
Acque chiare
di Roberta GRASSI
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Venerdì 31 Maggio 2019, 22:52 - Ultimo aggiornamento: 22:57
BRINDISI - Tutto prescritto, come in primo grado. Per il momento senza confisca. E’ terminata alle 21 di oggi, venerdì,  ieri una lunghissima attesa per il popolo di Acque chiare. E’ giunta la sentenza su un nodo difficilissimo da sciogliere, nel processo bis che in appello ha coinvolto i 170 acquirenti di abitazioni nel complesso turistico ricettivo, in realtà secondo l’accusa usato a scopo abitativo, ai quali era stata riferita l’accusa di concorso in lottizzazione abusiva. I reati erano e sono prescritti: la sentenza di secondo grado conferma il provvedimento del Tribunale di Brindisi (fatta eccezione per una assoluzione). Gli imputati, avevano accettato di beneficiare degli effetti del tempo trascorso, dopo che la Corte europea dei diritti dell’Uomo (in prima istanza) aveva espresso i primi dubbi sulla possibilità di confiscare un bene a persone non condannate.

Poi la questione si è fatta più intricata. Sul provvedimento di confisca si esprimerà definitivamente la Cassazione il 5 luglio prossimo (salvo ulteriori, possibili, rinvii), nell’ambito dell’altro stralcio. Tornando al giudizio che riguarda i proprietari, per comprendere nel dettaglio il ragionamento dei giudici bisognerà attendere le motivazioni, che saranno depositate nel termine di novanta giorni: essi si sono battuti per affermare il proprio status di terzi in buona fede, o ancor più di persone che hanno comprato, accendendo mutui o impiegando risparmi di una vita, incappando in un raggiro, tesi quest’ultima condivisa dal gup che rinviò a giudizio i due imputati per truffa.

Da undici anni e tre giorni gli intestatari delle villette non possono più utilizzarle. Dal 29 maggio 2008, quando i militari della guardia di finanza di Brindisi andarono in località Case Bianche, sulla litoranea per Apani, per apporre i sigilli. Non fu loro concessa la facoltà d’uso degli immobili che sulla carta dovevano essere usati per finalità ricettive e non erano quindi delle unità abitative come invece accadeva concretamente, per l’accusa, con una variazione di fatto della destinazione d’uso. Solo il proprietario di ogni singolo appartamento può recarvisi, ma unicamente per garantire la manutenzione dello stesso.
Il troncone in questione, insomma, ha una sua rilevanza nell’intera vicenda, piuttosto complessa anche per la stratificazione di giudizi che si sono susseguiti nel tempo.
Nella sentenza della Corte d’Appello, sul processo madre, gli acquirenti sono così tratteggiati: “La scarsa diligenza degli acquirenti emerge in maniera palese al momento della sottoscrizione del contratto definitivo di compravendita: in tutti i contratti di compravendita si legge ‘l’acquirente dichiara di essere a conoscenza che l’immobile venduta fa parte di un complesso turistico alberghiero integrato”. E poi ancora: “Gli immobili erano di nuova costruzione ed erano situati in prossimità del mare in una zona in precedenza inurbanizzata e in edificata; già questo elemento avrebbe dovuto imporre cautela nell’approcciarsi all’acquisto, non trattandosi di una comune compravendita di un appartamento in città o in una zona già interessata da costruzioni”.
“Tutti gli acquirenti – si legge ancora – esaminati in dibattimento hanno riferito di non aver mai letto l’accordo di programma o le convenzioni attuative e di essersi sostanzialmente fidati del notaio; anche a voler ritenere veritiere tali dichiarazioni, l’averi dichiarato nell’atto pubblico di essere a conoscenza della situazione urbanistica dell’immobile senza in realtà avere quella conoscenza costituisce in colpa gli acquirenti. Si sono posto infatti in una situazione di ignoranza colpevole”.
I 170 hanno sempre affermato la propria estraneità ai fatti. Hanno battuto il pugno, ritenendo piuttosto di essere stati truffati. E hanno chiesto ai giudici di secondo grado di ribaltare il verdetto del Tribunale di Brindisi, che aveva dichiarato la prescrizione del reato, e di chiudere la partita con una raffica di assoluzioni. Ma così non è stato. Tuttavia, in vista dell’appuntamento con gli Ermellini del 5 luglio, resta viva la speranza di scongiurare l’acquisizione definitiva al patrimonio dell’intero villaggio.
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