Bolletta da 30mila euro per la condotta che perde

Bolletta da 30mila euro per la condotta che perde
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Domenica 4 Giugno 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 16:38
Il Tribunale di Brindisi, con sentenza del giudice Maria Consolata Moschettini, ha annullato una fattura dell’Acquedotto Pugliese di oltre 30mila euro, affermando che, anche se la perdita riguarda le tubazioni all’interno di una proprietà privata il consumo eccessivo non è addebitabile all’utente se l’Aqp non ha tenuto un comportamento conforme a buona fede.
Nello specifico veniva rilevata una fattura dell’importo di 30.795,49 euro emessa il il primo dicembre del 2011 per consumi effettuati dal 13 ottobre 2009 al 14 novembre 2011; periodo in cui l’Acquedotto pugliese aveva continuato regolarmente a fatturare i consumi per importi che non destavano sospetti. Infatti solo dopo circa due anni avrebbe trasmesso la fattura di conguaglio. Fatto non inusuale dell’Aqo che, nel tempo, ha riguardato molti utenti che sono stati costretti a pagare gli importi indicati a “conguaglio” .
Ma questa volta l’utente si è rifiutato di pagare e, patrocinato dall’avvocato Vincenzo Vitale, presidente provinciale del Codacons, ha avviato nei confronti della società dell’Acquedotto pugliese un giudizio dinanzi al Tribunale di Brindisi, nel quale lamentava la violazione dei principi di buona fede giacché sebbene Aqp (nella foto, la sede centrale di Bari) avesse, attraverso la lettura del contatore, rilevato più volte consumi anomali, non lo aveva mai informato. Se fosse stato reso edotto della circostanza, avrebbe prontamente provveduto ad individuarne la causa e ad evitare la perdita. 
L’Aqp chiedeva il rigetto della domanda su presupposto che il consumo eccessivo d’acqua derivava dalla rottura di tubazioni private. 
 
Il Tribunale di Brindisi ha invece rilevato che “la perdita risultava occulta, non risultando segnali esteriori di fuoriuscita dell’acqua che potessero essere colti da non addetti ai lavori” e che l’utente “provvide ad incaricare un idraulico di fiducia solo dopo aver ricevuto la fattura dell’esorbitante importo di euro 30.795,49 euro, con la quale per la prima volta fu in grado di percepire la probabilità dell’esistenza di un guasto alle proprie tubazioni”. Nella sentenza si legge inoltre che “sussiste, pertanto, nel caso in esame una condotta omissiva di Aqp, talchè il consumo addebitato non può essere posto a carico dell’utente ma del gestore, il quale ha omesso di rispettare gli obblighi contrattuali, come integrati dalla normativa di settore, nonché il precetto della buona fede nell’esecuzione del contratto”.
È stata quindi accolta la domanda e dichiarato che l’utente non è obbligato a pagare gli oltre 30mila euro indicati nella bolletta. «Si tratta - ha affermato l’avvocato Vincenzo Vitale, responsabile provinciale del Codacons - di un precedente importante che fissa il principio che l’utente deve essere sempre informato dall’Aqp dei consumi anomali e che, quindi, anche se il consumo eccessivo deriva dalla rottura di tubazioni interne la proprietà privata, l’ente non potrà più, come è avvenuto in passato, pretenderne il pagamento se ha omesso di allertare l’utente tempestivamente sulla anomalia».
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