Traffico di telefonini in cella: 29 indagati, 6 sono brindisini

Traffico di telefonini in cella: 29 indagati, 6 sono brindisini
di Alfonso SPAGNULO
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Martedì 7 Dicembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 12:34

BRINDISI - Telefoni cellulari dietro le sbarre: la Procura della Repubblica di Matera ha chiuso le indagini e ha fatto notificare 29 avvisi di garanzia ad altrettanti indagati. Nell’elenco di coloro che avrebbero fruito di un telefono cellulare durante il loro “soggiorno” nella casa circondariale della città dei sassi c’è anche un fasanese. Ha 31 anni, e all’epoca era recluso per reati legati alla ricettazione e alla droga. Stando a quello che è emerso dalle indagini, che sono state coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Annunziata Cazzetta, tra il 21 novembre 2020 e il 17 gennaio scorso il 31enne fasanese ha effettuato 83 telefonate dal carcere di Matera. La scheda sim introdotta nel cellulare di “contrabbando” e usata dal 31enne per effettuare le telefonate è intestata ad un fasanese. 
Allo stato non si conoscono i numeri chiamati dal detenuto dal carcere di Matera. E’ probabile che quei numeri siano contenuti nella documentazione che il pm, chiuse le indagini preliminari, come da Codice di rito, ha messo a disposizione dei difensori degli indagati. Dalla lettura di quelle carte, una volta che saranno acquisite dagli avvocati, potrebbero emergere una serie di sorprese. Dal 21 ottobre 2020, giorno di entrata in vigore del decreto legge numero 130, introdurre e detenere telefonini in carcere è un reato, che viene punito con pene che vanno da uno a quattro anni di reclusione. A far entrare nel carcere di Matera i cellulari sarebbe stato, è emerso nel corso delle investigazioni, un 38enne di Francavilla Fontana, indagato, oltre al fasanese, insieme due brindisini rispettivamente di 32 e 33 anni e due di San Pietro Vernotico di 27 e 39 anni. 

L'inchiesta

«Mentre svolgeva l’attività di lavorante – si legge nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari – con possibilità di movimento all’interno dell’istituto di pena, entrava in data 6 settembre 2020 nel bagno della sala d’attesa dei familiari dei detenuti prelevando dal cestino ivi presente un pacco contenente 9 telefoni cellulari dual sim e 9 schede telefoniche, che erano stati introdotti indebitamente nell’istituto di pena il 5 settembre 2020 da un familiare dei detenuti (persona che non è stata identificata, ndr) e che venivano utilizzati successivamente da altri detenuti».
Lo stesso detenuto aveva fatto la stessa operazione il 27 luglio 2020. «Si era recato – scrive il pm – nell’antibagno della sala d’attesa dei familiari dei detenuti e aveva prelevato, da dietro il lavandino, occultandolo nei pantaloni, l’involucro (introdotto dal familiare di un detenuto) nel quale erano stati inseriti 7 telefoni cellulari e 8 sim, sequestrati dalla Polizia penitenziaria il 25 luglio 2020 e nel quale gli agenti avevano inserito pietre lasciando il pacco dietro il lavandino per individuare l’autore del prelievo e della successiva distribuzione ai detenuti». 
La seconda volta l’operazione è andata a buon fine e i cellulari sono arrivati nella disponibilità dei detenuti.

Tra coloro che ne hanno fruito e che ora rischiano di finire sotto processo per quello che hanno fatto c’è, per l’appunto, anche un giovane fasanese. 

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