Brindisi, la testimonianza in aula: «L'omicidio dell'imprenditore Spada fu deciso in una riunione»

Colpo di scena nel processo in corso davanti alla Corte d'Assise

Il ritrovamento del corpo dell'imprenditore
Il ritrovamento del corpo dell'imprenditore
di Erasmo Marinazzo
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Mercoledì 22 Marzo 2023, 13:13 - Ultimo aggiornamento: 13:29

L’omicidio dell’imprenditore Sergio Spada sarebbe stato deciso in una riunione dell’estate del 2001. Con questa affermazione: «Al serpente bisogna tagliare la testa, non la coda». Lo ha riferito ieri un ex collaboratore dell’imprenditore brindisino ucciso a 46 anni il 19 novembre del 2001 mentre continuava ad espandere il mercato della vendita porta a porta di prodotti per la cucina, in particolare batterie di pentole. Si chiama Maurizio De Vito la persona che ieri mattina ha raccontato l’ultima parte dell’escalation di Spada, nel processo in corso davanti alla Corte d’Assise di Brindisi (presidente Maurizio Saso, a latere il giudice togato Simone Orazio ed i giudici popolari) che contesta anche l’omicidio e la scomparsa del 6 maggio del 2000 di Salvatore Cairo, 36 anni, anche lui imprenditore dello stesso ramo di Spada. Maurizio De Vito la coda del serpente di cui sarebbe stata sancita la morte. Circostanza riferita per la prima volta ieri e mai prima. Perché? «Perché all’epoca, quando fui sentito dalla polizia temevo per la mia vita». Agli atti del processo l’affermazione che Cosimo Morleo avrebbe fatto allo stesso De Vito: «Il vero problema non sei tu ma Sergio Spada...a quello gli dobbiamo spezzare le gambe».

La concorrenza ed il mercato russo

Testimone citato dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Milto De Nozza, De Vito ha riferito dei difficili rapporti di concorrenza con Cosimo Morleo, 57 anni, di Brindisi, imputato con l’accusa di essere stato il mandante di entrambe gli omicidi commissionati al fratello Enrico (55 anni): «Cosimo Morleo era geloso della concorrenza, proveniva dal contrabbando di sigarette ed aveva una mentalità difficile da gestire: si doveva fare come diceva lui, non ammetteva confronti o discussioni», ha riferito il testimone raccontando del progetto di Sergio Spada di espandersi in Russia poiché in quella nazione decine di venditori porta a porta erano rimasti senza una rete a supporto dell’organizzazione. «Fra il 2000 ed il 2001 partecipammo tre fiere campionarie a Mosca, l’ultima a novembre pochi giorni prima che Sergio fosse ammazzato.

Aveva preso accordi con la stessa azienda da cui si forniva Cosimo Morleo per proporre una batteria di pentole con lo spessore del fusto e del fondo maggiorato. Il progetto andò avanti, affittammo un capannone nella zona industriale, in seguito scoprii che si trovasse a circa 200 metri in linea d’aria da quello dei Morleo. Cosimo Morleo era al corrente di questo progetto, era stato informato dalla casa madre, ne sono sicuro».

«Ti vogliono fare fuori»

A fare trapelare il progetto di ammazzare Spada ed anche lo stesso De Vito, sarebbe stato un altro imprenditore del settore. Anche questo, come De Vito, aveva scelto di lavorare in Sicilia: il primo nel Trapanese e l’altro nel Ragusano. Spesso di ritrovano negli stessi hotel o a cena insieme, quel legame avrebbe pesato poi sulla coscienza dell’imprenditore al punto da svelare all’amico-collega che stesse rischiando la vita: «Ti vogliono fare fuori perché stai dando fastidio in Sicilia, mi riferì», ha sostenuto De Vito rispondendo alle domande del pm De Nozza, del presidente Saso, degli avvocati difensori Giacinto Epifani, Luca Leoci ed Elvia Belmonte, nonché dei legali di parte civile Maurizio Scardia, Vincenzo Farina, Oreste Nastari, Karim Pantaleo, Giuseppe Guastella ed Emanuela Sborgia. «Non mi disse chi partecipò a quella riunione in cui avevano deciso di ammazzarmi, ma seppi che in quella riunione una persona aveva detto: “Al serpente bisogna tagliare la testa, non la coda”. Informai Sergio, rimase stupito ma aggiunse che intanto qualcuno gli aveva detto che era meglio per lui se andasse via da Brindisi». Si torna in aula il 18 aprile con l’ascolto di altri testimoni.

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