Suicida per i video hard sul web: indagato un brindisino

Tiziana Cantone, la ragazza suicida per un video hot
Tiziana Cantone, la ragazza suicida per un video hot
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Venerdì 16 Settembre 2016, 13:53 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 09:45

C'è anche un brindisino tra i quattro indagati in una delle inchieste sulla diffusione dei video porno che avrebbe portato alla disperazione Tiziana Cantone, napoletana di 31 anni, la donna che martedì scorso si è tolta la vita.
I fascicoli sono due: uno aperto oltre un anno fa dalla Procura di Napoli che ha iscritto 4 persone nel registro degli indagati, tra cui anche il brindisino; l'altro aperto dalla Procura di Napoli Nord dopo il suicidio di Tiziana che si è impiccata con un foulard nella cantina dell'abitazione di Mugnano di Napoli in cui viveva con la madre. La 31enne era la protagonista di alcune clip hard girate sul web nonostante non ci fosse alcuna autorizzazione alla pubblicazione.
I filmati sono stati realizzati tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015. Nel giro di pochi mesi sono stati divulgati tramite whatsapp, poi su alcuni siti porno. Uno di questi, nel quale Tiziana rivolgendosi all'uomo che è con lei pronuncia la frase: “Stai facendo un video? Bravo”, è diventato un vero e proprio tormentone. La sua identità, nome e cognome, è stata resa pubblica attraverso il titolo.
La prima inchiesta viene avviata dopo che nel maggio 2015 Tiziana decide di presentare un esposto alla Procura di Napoli.

Nell'esposto indica i nomi di 5 persone che avrebbero ricevuto da lei materiale fotografico, immagini di lei in costume da bagno o a seno nudo e i video. Richiede inoltre la rimozione dei video dal web. Il procuratore aggiunto Fausto Zaccarelli e il sostituto procuratore Alessandro Milita aprono un fascicolo e iscrivono nel registro degli indagati 4 persone, di cui due fratelli. Persone con le quali aveva intrecciato “relazioni virtuali” in un periodo che lei stessa descrive caratterizzato da “fragilità e depressione”. L'iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto alla luce dell'esposto presentato; negli ultimi giorni, a seguito del suicidio di Tiziana, in due rilasciano alcune dichiarazioni attraverso i rispettivi legali con le quali confermano di aver ricevuto le foto, in un caso anche i video, ma respingono l'accusa di aver diffuso il materiale. I magistrati della Procura di Napoli ritengono inutile procedere per l'ottenimento della rimozione dei filmati, data l'ormai vastissima diffusione. Tiziana, assistita dall'avvocato Roberta Foglia Manzillo, presenta quindi un ricorso con la richiesta cioè di un provvedimento d'urgenza che anticipi la decisione nel merito, al Tribunale di Napoli Nord per ottenere la rimozione dei filmati già presenti sul web e l'inibizione di nuove diffusioni in futuro.

Il procedimento appare subito fin troppo complicato, a partire dalle difficoltà di traduzione e notifica alle società straniere coinvolte nell'esposto, tra le quali colossi come Facebook, Youtube, Yahoo e Google. Il ricorso viene presentato il 13 luglio 2015, la prima udienza fissata il 27 agosto. La decisione arriva circa un anno dopo, viene depositata lo scorso 8 agosto: il giudice accoglie l'istanza di rimozione per i soggetti citati che non avevano ancora provveduto a farlo, condannando questi ultimi al pagamento delle spese legali, respingendo la richiesta per i motori di ricerca e i siti che alla rimozione delle immagini avevano già provveduto: in questo caso, è Tiziana a dover rimborsare le spese legali. Il 13 settembre giunge la tragica notizia: la 31enne si è tolta la vita, impiccandosi con un foulard nella cantina dell'abitazione di alcuni familiari a Mugnano, nel Napoletano. Il giorno dopo la Procura di Napoli Nord, guidata dal procuratore Francesco Greco, apre un fascicolo ipotizzando il reato di istigazione al suicidio.












 

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