Strasburgo deciderà il 28 giugno il "pasticciaccio" di Acque Chiare

Il complesso di Acque Chiare
Il complesso di Acque Chiare
di Roberta GRASSI
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Sabato 23 Giugno 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 00:09
La data c’è, la decisione sarà assunta il 28 giugno prossimo. Il nodo Acque Chiare sarà sbrogliato ad inizio estate, così come saranno risolte tutte le analoghe questioni poste per villaggi gemelli in tutta Italia.
La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha comunicato che: “pronuncerà la sentenza della Grande Camera nel caso di Giem srl e altri contro Italia il 28 giugno 2018”.
“In queste domande – si precisa – i ricorrenti lamentano la confisca di abitazioni e terreni di loro proprietà che facevano parte di progetti di sviluppo inizialmente autorizzati dalle autorità competenti, ma successivamente dichiarati illegali”.
Una volta pubblicata la decisione della Grande Chambre, sarà fissata l’udienza della Corte di Cassazione in cui si analizzerà nello specifico il caso del complesso brindisino, da dieci anni sotto sequestro, su cui pende un provvedimento di confisca deciso dal Tribunale di Brindisi e confermato in appello.
Sotto i riflettori c’è in particolare una questione. La possibilità di sottrarre in via definitiva un bene a qualcuno, in assenza di una sentenza di condanna. In caso cioè di prescrizione. Ci sono state pronunce discordanti.
La Suprema Corte dovrebbe esprimersi in via definitiva non solo sulle sentenze di condanna dei quattro imputati nel processo “madre”, ma anche sugli effetti patrimoniali e quindi sulla stabilita “espropriazione” in favore della  collettività di tutte le villette al mare che fanno parte del complesso edilizio. Gli Ermellini hanno più volte deciso di rinviare l’udienza a data da destinarsi proprio in attesa di conoscere l’opinione dell’Europa.
Lasciando in sospeso quanto già stabilito dalla Cedu e interpretato dalla Corte costituzionale che invece riteneva che quanto già stabilito a Strasburgo in precedenza fosse stato male interpretato: sarebbe bastato un accertamento di responsabilità a giustificare la confisca, purché il bene non fosse stato sottratto a “terzi in buona fede”.
Ecco il responso: “Erroneo il convincimento che la sentenza Varvara sia unicamente interpretabile nel senso che la confisca urbanistica possa essere disposta solo unitamente a una sentenza di condanna da parte del giudice per lottizzazione abusiva”. Quindi: “l’accertamento, nel nostro ordinamento, ben può essere contenuto in una sentenza penale di proscioglimento dovuto a prescrizione del reato, la quale pur non avendo condannato l’imputato abbia adeguatamente motivato in ordine alla responsabilità penale”. Se tale tesi dovesse passare, non vi sarebbe probabilmente più alcuno spiraglio. Il villaggio andrebbe acquisito al patrimonio del Comune, con tutto quel che ne conseguirebbe in termini di costi.
Sono 178 le villette di proprietà avvolte dai sigilli nel maggio del 2008, ve ne sono poi anche altre 54 che erano in vendita.
Ci sono circa 170 proprietari che aspettano il giudizio di secondo grado, dopo il proscioglimento per prescrizione deciso dal Tribunale di Brindisi. Hanno chiesto l’assoluzione. Poi, il 27 settembre, la Corte d’Appello dovrà pronunciarsi sul reclamo formulato dalla Acque chiare srl, in merito al fallimento dichiarato dal Tribunale di Brindisi. Sempre a fine settembre si procederà alla verifica dello stato passivo della società
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