Dall’industria alla Sanità, allarme dei sindacati a Brindisi: «Sarà un anno complicato»

Dall’industria alla Sanità, allarme dei sindacati a Brindisi: «Sarà un anno complicato»
di Danilo SANTORO
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Giovedì 29 Dicembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:22

L’elenco è lungo. Le soluzioni sono complesse. Difficili. E dipendono in troppi casi da variabili che vanno ben oltre i confini territoriali. Prima la Pandemia e poi la guerra in Ucraina nel 2022 hanno aumentato il numero delle vertenze occupazionali in provincia di Brindisi. All’assenza di lavoro è legata un’emergenza sociale che preoccupa e non poco le organizzazioni sindacali. Costruire nuove prospettive a medio e lungo termine appare fondamentale in un territorio che oggi sul fronte occupazionale, ma anche ambientale e sui servizi socio-sanitari offerti sconta grandi ritardi e criticità rispetto anche ad altre province pugliesi. «Ci sono numerose vertenze aperte su cui la Cgil – afferma il segretario provinciale Antonio Macchia - è stata impegnata nel corso di quest’anno e sarà impegnata anche per il 2023. Urge definire al più presto la posizione dei precari della Sanità brindisina. E su questo fronte siamo impegnati in queste ore – insieme con la Fp Cgil - in un serrato confronto con la Asl per la stabilizzazione di 504 precari e di quelli che solo per qualche mese non hanno maturato i requisiti richiesti». 
E poi il lungo fronte di vertenze del comparto industriale che aggravano la già deficitaria percentuale di occupati nel territorio. «In questi giorni è precipitata la situazione dei lavoratori della Maribrin, abbiamo chiesto l’apertura di un tavolo di crisi alla Regione, sono in ballo dieci posti di lavoro ma non permetteremo come Camera del lavoro e come Flai Cgil di perderne nemmeno uno. Seguiamo con attenzione insieme con la Fiom – spiega Macchia - tutta la partita relativa alle vicende del Gruppo Dema, che in questo territorio con i due stabilimenti occupa poco meno di duecento unità. Altre vertenze in corso sono quelle del settore metalmeccanico – dove sono andati in fumo oltre 500 posti di lavoro. Il fronte più impegnativo resta tuttavia quello della transizione energetica con tutti quei lavoratori a rischio, in particolare nel settore degli appalti». Comparto produttivo chiamato ad affrontare sfide nevralgiche per il futuro.

La svolta green

«Per l’Industria di Brindisi il grande tema è la transizione dei cicli produttivi che deve essere allo stesso tempo energetica, tecnologica e sociale. Nessun lavoratore e cittadino – afferma Fabrizio Caliolo coordinatore provinciale della Uil- può restare indietro dalle novità produttive ed economiche che il “Passaggio” richiederà per questo occorrono programmazione e visioni lungimiranti». Le vertenze industriali vere e proprie sono diverse, anche in quelle che sono le valutazioni della Uil: «Dal settore aeronautico, un tempo fiore all’occhiello di Brindisi, che negli ultimi anni ha fatto registrare quasi mille licenziamenti e molte altre sono annunciate, all’industria energetica, con la sfida che è il Green New Deal e la decarbonizzazione delle centrali. Nell’ultimo anno il futuro di Cerano è stato più volte stravolto anche per l’emergenza di approvvigionamento energetico nazionale. Questo significa grande incertezza per il futuro di centinaia di lavoratori». Caliolo aggiunge: «Il sito A2A e la proposta di “Economia Circolare” che coinvolge il mare ed i rifiuti urbani è interessante ma ancora poco chiara sui tempi e le modalità. Aziende importanti del settore gomma e plastica sono in affanno. Nel farmaceutico alcune realtà di grandi dimensioni pensano di non dover condividere il proprio progetto industriale con i sindacati e questo è grave». Transizione al centro dell’analisi anche del segretario generale Cisl Brindisi Gianfranco Solazzo. «La guerra in Ucraina ha creato tragedie umane ma ci sono riflessi sull’economia e sui i sistemi produttivi europei. Anche Brindisi è stata coinvolta, tanto che si è dovuto potenziare la produzione a carbone, nonostante la centrale fosse avviata verso l’uscita che dovrà avvenire entro il 2025. Poco tempo fa abbiamo siglato un accordo insieme ad Enel, Cna, Confindustria e le altre organizzazioni confederali, su un piano di formazione per offrire nuove competenze ai lavoratori della Centrale, come per l’installazione di pannelli fotovoltaici, anche per prevenire questo processo di decarbonizzazione che può avere delle ricadute sul lavoro». 
Solazzo individua alcune priorità anche nell’approccio a possibili soluzioni sul fronte occupazionale: «Dobbiamo puntare sulla transizione ecologica e quindi sulla formazione e competenze green, ma anche le nuove filiere produttive, soprattutto per la grande opportunità con il porto ed il retroporto.

Per le Zes sono stati assegnati altri 65 milioni con la legge di bilancio: questo vuol dire poter programmare e progettare nuovi investimenti». Il segretario generale della Cisl ritiene fondamentale puntare anche su un focus ben determinato: «Bisogna potenziare il sistema formativo: creare sintonia tra le necessità del mondo del lavoro e la formazione scolastica e università. Serve un grande patto sociale: bisogna prevedere uno sviluppo del territorio in questo momento di grandi cambiamenti, che da una parte rappresentano criticità, ma tutti i momenti di cambiamento sono una grande opportunità».

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